Scontro diocesi-fondazione a Mileto, il vescovo Renzo apre alla conciliazione (VIDEO)
Il presule non fa passi indietro ma, dopo la revoca del decreto di religione e di culto, si dice fiducioso in vista dell’incontro richiesto dal direttivo dell’Ente e in programma lunedì 21 agosto
Non fa passi indietro il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Luigi Renzo. E, tuttavia, lascia la porta aperta e si dice consapevole che la strada intrapresa dal direttivo della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati, che nelle scorse settimane ha chiesto ed ottenuto un incontro di conciliazione che si terrà lunedì prossimo, è quella giusta.
Questo e tanto altro è emerso dalla conferenza stampa convocata oggi a Palazzo San Paolo, proprio per trattare gli argomenti inerenti allo scontro in atto tra diocesi e fondazione, sfociati nella bocciatura delle riforme dello statuto richieste, e nella conseguente revoca del decreto di religione e di culto attuata “obtorto collo” e dopo due anni di “tira e molla” dal presule. Ribadito che i Cenacoli, «pur legati alla Fondazione, sono cosa diversa e rappresentano la vera ricchezza di Natuzza», e che la diocesi ad oggi «non è mai stata interpellata e coinvolta, nemmeno nella fase dei lavori di realizzazione della chiesa”, monsignor Renzo ha spiegato che la sospensione della causa di canonizzazione della mistica “non ha nulla a che fare con i recenti avvenimenti».
Per quanto attiene a padre Michele Cordiano e a don Pasquale Barone, rispettivamente direttore e presidente della Fondazione a cui il presule aveva chiesto e ottenuto le dimissioni dopo la bocciatura delle riforme, «i due sacerdoti hanno nel frattempo chiesto perdono e preso le distanze dalla decisione dell’assemblea dei soci fondatori, da loro precedentemente avallata. La Fondazione, pur privata – ha sottolineato ad inizio conferenza monsignor Renzo – era di fatto pubblica, in virtù del decreto concesso dal mio predecessore, tra l’altro riconosciuto dal Ministero dell’Interno. La revoca, quindi, fa cadere anche l’aspetto civilistico dell’Ente, il che comporta che allo stato attuale risulti canonicamente inesistente. Proprio per questo, per evitare un trauma definitivo, ho deciso che la comunicazione agli organi superiori sarebbe stata fatta, non nell’immediato, ma solo entro i 30 giorni. Sin da subito, avevo fatto rilevare le incongruenze che facevano sì che il vescovo, nel direttivo, risultasse paradossalmente un membro di diritto subalterno ad un suo sacerdote. Qualora non avessi insistito su questi aspetti sarei stato richiamato dall’alto. Io avevo chiesto che, usciti il vescovo e il parroco di Santa Maria degli Angeli, nel consiglio entrassero tre membri di mia diretta nomina. Bisogna capire che gli aspetti di religione e di culto spettano al vescovo, che in questo caso si espliciterebbero sotto forma di rettoria. Egli, sia chiaro, non può abdicare al suo ruolo».
Riguardo alla riforma dello statuto, monsignor Renzo si è anche soffermato sull’articolo 2: «Lo spirito della fondazione», che si vuole manifestato a Natuzza Evolo dalla Madonna. Un punto, «che deve sparire del tutto dal documento, così come richiesto dalla Segreteria di Stato», o, al massimo, «che si può spostare tra le premesse, visto che in mancanza dell’approvazione della Chiesa assume i toni della bestemmia e dell’eresia».
Nella conferenza, toccato anche il tema del rapporto tra il presule, padre Cordiano e don Barone, «normale come con gli altri sacerdoti, fermo restando che votando contro la riforma hanno mostrato insubordinazione e si sono messi contro la Chiesa». Infine, i cenacoli mariani sparsi per il mondo, che il vescovo incontrerà già il prossimo 23 agosto in occasione della messa che celebrerà nella Villa della Gioia per ricordare l’anniversario della nascita di “Mamma Natuzza”. «Ho studiato l’approccio con loro – ha spiegato in conclusione – non a caso gli ho inviato una lettera confidenziale prima di questa conferenza. Spesso i cenacoli sono costituiti da singole famiglie, di cui i vescovi non sono nemmeno a conoscenza. Bisogna fare ordine, evitare coordinamenti al di fuori delle diocesi, capire che essi dipendono e fanno capo al vescovo, e non alla Fondazione o a una singola persona, seppur sacerdote. Il 23 incontrerò molti membri dei cenacoli a Paravati, spero che chi opera lì senta l’obbligo morale di fare la sua parte e di venirmi dietro».
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