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‘Ndrangheta: “Costa Pulita”, il potere dei clan su Vibo Marina nella deposizione di Moscato

I Piscopisani progettavano le eliminazioni di Nazzareno Colace, Pasquale Quaranta e Nazzareno Fiorillo. L’omicidio Longo, i rapporti con i Tripodi e i Mantino sino alle bombe e alle estorsioni nelle Marinate

‘Ndrangheta: “Costa Pulita”, il potere dei clan su Vibo Marina nella deposizione di Moscato
Il tribunale di Vibo Valentia

Deposizione del collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, ieri dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Marina Russo, a latere i giudici Brigida Cavasino e Claudia Caputo) nel processo nato dall’operazione “Costa Pulita” contro i clan di Limbadi, Briatico e Parghelia. Una deposizione nel corso della quale Moscato – dopo aver ripercorso il suo ingresso nel “locale” di ‘ndrangheta di Piscopio nel 2010 sino a raggiungere la dote del “Vangelo –, rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, ha svelato non pochi particolari su omicidi, tentati omicidi e sui rapporti fra i vari clan. [Continua]

Fortunato Patania

La guerra con i Patania. Raffaele Moscato ha quindi ribadito che storicamente i rapporti fra il clan dei Piscopisani ed i Patania di Stefanaconi erano buoni. La rottura arriva nel settembre del 2011 con l’omicidio di Michele Mario Fiorillo ad opera dei Patania e dei Caglioti di Sant’Angelo di Gerocarne. Immediata la reazione dei Piscopisani con l’eliminazione di Fortunato Patania che si trovava nel piazzale del suo distributore di carburanti nella Valle del Mesima intento a giocare a carte. Ad eliminarlo materialmente è stato lo stesso Moscato. Poi il racconto sull’agguato a Vibo Marina nel marzo del 2012 in cui ha perso la vita Francesco Scrugli (braccio-destro di Andrea Mantella) – che a quel tempo era una “cosa sola” con i Piscopisani – e sono rimasti feriti Raffaele Moscato e Rosario Battaglia. I Patania avevano inviato dei loro killer per spararci – ha rivelato Moscato – e per il fatto che avessero saputo che ci eravamo rifugiati in via Arenile nel quartiere Pennello di Vibo Marina noi sospettavamo di due persone: Giuseppe Comito e Mario Longo. Quest’ultimo è stato infatti ucciso da noi Piscopisani”. Un delitto, quello dell’allora 50enne Mario Longo (avvenuto l’1 aprile del 2012 sulla strada per Triparni) che resta allo stato impunito e che Moscato attribuisce al clan dei Piscopisani.

Cosmo Michele Mancuso

I rapporti con i Mancuso. I Piscopisani avrebbero mantenuto ottimi rapporti anche con alcuni componenti del clan Mancuso, come i Campisi ed i Cuturello. Guerra totale, invece, con Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, mentre da Cosmo Michele Mancuso “volevamo stare alla larga – ha dichiarato Moscato – nonostante dopo un fallito agguato a Rosario Fiorillo, Cosmo Michele Mancuso ci mandò dei regali. Sapevamo inoltre degli storici rapporti fra Cosmo Michele Mancuso con i Tripodi di Portosalvo, nostri alleati, e sapevamo pure che il padrino di battesimo di Michele Mancuso, figlio di Cosmo Michele Mancuso, era Fortunato Mantino di Vibo Marina, a sua volta imparentato con i Tripodi”.

Pasquale Quaranta

I progetti di morte contro Pasquale Quaranta. So che Pasquale Quaranta – ha dichiarato Moscato – era il responsabile mafioso a Santa Domenica di Ricadi ed era vicino ai La Rosa di Tropea, a Pantaleone Mancuso detto Scarpuni ed a Michele Palumbo di Longobardi”, quest’ultimo referente di Mancuso su Vibo Marina e poi ucciso nel marzo del 2010 a Longobardi dagli stessi Piscopisani. Un delitto, quest’ultimo, allo stato impunito e sul quale gli inquirenti stanno cercando da tempo di fare piena luce. “Pasquale Quaranta si intrometteva sui lavori a Vibo Marina e per questo il nostro gruppo – ha raccontato Moscato – aveva deciso di ucciderlo. Ritenevamo inoltre che Pasquale Quaranta fosse coinvolto in un tentato omicidio ai danni di Rosario Battaglia avvenuto in un bar di Piscopio quando rimase invece ferito il fratello, Giovanni Battaglia. Pasquale Quaranta aveva inoltre fatto mettere una bomba al bar Tiffany a Vibo Marina e prima ancora al discount Sosty, sempre a Vibo Marina a due passi da casa mia. Il bar Tiffany era di Mimmo Tripodi, fratello di Salvatore e Nicola Tripodi. A questa bomba i Tripodi non hanno reagito, ma anzi hanno cercato di rifare la pace con i Mancuso, tanto che nell’ottobre 2003 la mattina dell’operazione Dinasty contro i Mancuso, Fortunato Mantino si era messo in macchina con Davide Fortuna per recarsi proprio dai Mancuso e sistemare le cose su Vibo Marina. Proposito sfumato per l’operazione Dinasty e gli arresti dei Mancuso”.

Il boss Nicola Tripodi

La pace fra i Tripodi e i Mancuso. Il definitivo riavvicinamento fra i Tripodi ed i Mancuso dopo le bombe a Vibo Marina, ad avviso di Moscato sarebbe avvenuto in occasione del matrimonio di un figlio di Cosmo Michele Mancuso. “Giuseppe Mancuso, figlio di Cosmo Michele Mancuso – ha rivelato Moscato – faceva il rappresentante di medicinali ed anche per questo era spesso a Vibo Marina. Quando si è sposato con una ragazza di Gerocarne, al suo matrimonio ha invitato i Tripodi e questo ha creato dei problemi fra gli stessi Tripodi ed i Piscopisani, anche perché i Tripodi si sono effettivamente recati a quel matrimonio”.

Nazzareno Fiorillo

L’intenzione di uccidere Nazzareno Fiorillo. Raffaele Moscato si è poi soffermato sull’intenzione di Rosario Battaglia di uccidere anche il capo storico del nuovo “locale” di ‘ndrangheta dei Piscopisani, ovvero Nazzareno Fiorillo, detto “U Tartaru”. Ai tempi dello scontro con Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, Rosario Battaglia sospettava che qualcuno del suo clan avesse tradito per fare la pace sia con i Patania che con Scarpuni. Sapevamo di microspie e videoriprese al bar Tony di Nicotera Marina dove Pantaleone Mancuso incontrava le persone. Rosario Battaglia, io e Rosario Fiorillo volevamo quindi vedere se dagli atti giudiziari, dopo l’arresto di Pantaleone Mancuso, era saltato per caso fuori che pure Nazzareno Fiorillo si era recato da Scarpuni. Vero è che Nazzareno Fiorillo ad un certo punto smise di prendere precauzioni anche nell’andare al circolo Il Diamante di Vibo a giocare a carte e si diceva che ci avesse venduto a Pantaleone Mancuso ed avesse fatto la pace con i Patania di Stefanaconi che poco prima volevano invece ucciderlo”.

La pen drive. A fornire ulteriori informazioni ai Piscopisani, secondo Moscato sarebbe stato “Nicola Prestanicola, il quale ci ha portato una pen drive che conteneva atti di indagine ed anche l’autopsia su Francesco Scrugli”. Doveva trattarsi, probabilmente, degli atti dell’operazione “Gringia” contro il clan Patania di Stefanaconi – scattata ad ottobre 2012 – atteso che Moscato ricorda che in tale pen drive erano contenute le dichiarazioni di altri collaboratori che narravano dell’odio della vedova di Fortunato Patania nei confronti di altri soggetti di Stefanaconi come Franco Calafati, il cui sangue Giuseppina Iacopetta avrebbe voluto che scorresse sin sotto il portone di casa sua.

Pantaleone Mancuso

Nazzareno Colace ed i pontili di Vibo Marina. “Nazzareno Colace di Portosalvo – ha dichiarato Moscato – è un uomo di Pantaleone Mancuso detto Scarpuni. Prima apparteneva al clan Tripodi di Portosalvo, poi si era staccato da loro poiché Nicola Tripodi gli aveva messo solo 500 mila lire nella busta per il regalo del matrimonio e Colace si era per questo offeso. Colace si occupava di riscuotere le estorsioni su Vibo Marina per conto di Pantaleone Mancuso. Per cercare di cambiare gli equilibri su Vibo Marina c’era stato anche un pranzo al Batò di Vibo Marina di proprietà dei Ceravolo fra me, Rosario Battaglia, Antonio Vacatello e Ciccio Bonavena di Pannaconi. Nel 2011 Pantaleone Mancuso tramite Nazzareno Colace ci mandò un’imbasciata dicendoci di non toccare il pontile di Arcangelo Dragone così come il supermercato di Malara in quanto interessavano a Scarpuni. Sapevo del resto – ha ricordato Moscato – che Arcangelo Dragone era vicino a Colace e lo stesso Colace era socio occulto del pontile. Altro pontile che noi Piscopisani non dovevamo toccare era quello di Carmelo Camagno, nei pressi della Finanza. In cambio Pantaleone Mancuso ci disse che noi potevamo ormeggiare gratis nel pontile dei Dragone”.

Nazzareno Colace

Colace doveva essere ucciso. Scoppiata la guerra con i Patania e con lo stesso Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, Nazzareno Colace avrebbe quindi tentato di far credere ai Piscopisani di essersi separato da Scarpuni. “Nel 2013 – spiega Moscato – ritenevamo Colace ancora intraneo con Pantaleone Mancuso nonostante lui dicesse il contrario. Per questo noi Piscopisani volevamo uccidere Nazzareno Colace, anche perché pensavamo che lo stesso avesse avuto a che fare con gli omicidi di Davide Fortuna e Francesco Scrugli. Abbiamo portato anche una pistola munita di laser ai Tripodi per uccidere Colace, ma poi la cosa è sfumata”.

Gli spari all’hotel “Cala del Porto”. Intenzionati a scalzare Pantaleone Mancuso e Nazzareno Colace a Vibo Marina, ecco così che i Piscopisani si recano dal titolare del ristorante L’Approdo, Giuseppe Lopreiato, per portare a termine un’estorsione. Pino Lopreiato non si voleva però piegare a noi Piscopisani – ha raccontato Moscato – e ci diceva che lui pagava solo ai Mancuso perché si trovava bene con i Mancuso. Rosario Battaglia ha perciò mandato Stefano Farfaglia e Angelo David a sparare colpi d’arma da fuoco contro la vetrata dell’hotel Cala del Porto di proprietà dello stesso Pino Lopreiato e che si trova vicino al ristorante”. Prossima udienza del processo il 16 settembre.

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