Il giallo di San Ferdinando: l’attesa per l’autopsia e le speranze di mamma Elsa – Video
Oggi l’incarico al medico legale Pietro Tarzia per l’esame autoptico. Sarà affiancato da un esperto di perizie antropometriche. Il procuratore Sferlazza: «Non ci sono segni visibili di violenza». La struggente attesa della madre di Francesco Vangeli, scomparso il 9 ottobre 2018
«Un’idea non possiamo averla ancora, non con i pochi elementi che abbiamo in mano. Ma l’avremo, quando completeremo i nostri accertamenti». Ottavio Sferlazza, procuratore capo di Palmi, mostra la cautela del magistrato di lungo corso. I resti rinvenuti sabato pomeriggio nel mare di San Ferdinando, possono essere quelli di Francesco Vangeli, scomparso la sera del 9 ottobre 2018 tra Scaliti di Filandari e San Giovanni di Mileto? Oppure appartengono a Vito Lo Iacono, il 27enne pescatore di Terrasini disperso tra le acque di San Vito Lo Capo e Ustica il 12 maggio? Oppure…
Le perizie sul corpo rinvenuto
«Non mi avventuro in congetture – morde il freno il magistrato -. Al momento l’unico dato concreto è che abbiamo un corpo completamente scarnificato. E abbiamo il sesso maschile. Ora attendiamo l’esito dell’autopsia ed una perizia antropometrica, perché abbiamo deciso di affiancare al medico legale un altro esperto. Ovviamente acquisiremo un profilo genetico e avvieremo le comparazioni necessarie. Altro, al momento, non posso dire ».
L’ufficio diretto dal procuratore Sferlazza conferirà in giornata l’incarico per l’esame autoptico allo specialista Pietro Tarzia, che – nell’immediatezza del rinvenimento di quel corpo in avanzato stato di decomposizione – ha provveduto ad un primo esame esterno. «Contrariamente a quanto riportato dalla stampa – aggiunge il capo dei pm di Palmi – non ci sono state riferite notizie circa segni visibili di violenza. Né le mani erano legate. Ovviamente l’autopsia potrà dirci molto di più rispetto a quanto si può ricavare da un esame esterno, iniziando dal periodo della morte. È questo il primo punto da chiarire».
La barbarie di quelle foto
Si procede con speditezza, mentre nella sua casa di Scaliti di Filandari, Elsa Tavella, mamma di Francesco Vangeli, attende con ansia notizie. Sabato pomeriggio i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia si sono precipitati da lei per chiederle se suo figlio indossasse un paio di slip Calvin Klein. «Sì, li indossava». Barbarie su barbarie quando, poi, nella stessa serata, su chat e social, sono iniziate a circolare le foto di quello scheletro completamente scarnificato, i resti che spera siano di suo figlio. S’è fatta forza ed ha voluto guardarle: «Ci sono quegli slip. Sono quasi certa sia lui, sono le sue spalle quelle…». Difficile dire sia consapevolezza o solo il desiderio di una madre a cui la lupara bianca ha strappato un figlio che finora non ha avuto né una tomba né un fiore.
Da madre a madre
Seduta su una poltrona, Elsa aspetta e spera in una telefonata, in una visita, degli inquirenti; ma sa che servirà tempo prima che quei resti rinvenuti a San Ferdinando possano avere un’identità. In mattinata l’ha chiamata Luigia Pagano, la mamma di Stefano Piperno, il giovane insegnante il cui corpo è stato rinvenuto carbonizzato il 19 giugno del 2018, a Nicotera: «È stato importante sentirla – dice Elsa – mi ha detto che per accertare che quel corpo apparteneva a suo figlio lei ha dovuto attendere quasi quattro mesi. Mi ha detto che devo essere forte e paziente. Io spero facciano presto».
La ricostruzione dell’omicidio
Stefano Piperno, grazie alle indagini della Procura di Vibo Valentia che ha individuato i presunti autori, potrebbe avere giustizia. Così anche l’omicidio di Francesco Vangeli, grazie al lavoro della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, potrebbe non restare impunito: il pm antimafia di Catanzaro Annamaria Frustaci ha chiesto il rinvio a giudizio di Antonio e Giuseppe Prostamo, per l’omicidio e l’occultamento del cadavere, dell’ex fidanzata e di due amici della vittima, Alessia Pesce, Alessio Porretta e Fausto Signoretta, accusati di favoreggiamento. Attirato in una trappola, a San Giovanni di Mileto, Francesco sarebbe stato prima gravemente ferito con un colpo d’arma da fuoco, poi moribondo messo in un sacco e gettato nel Marepotamo, affluente del Mesima che sfocia proprio nel golfo di Gioia Tauro, tra Rosarno e San Ferdinando. La sua auto bruciata in una pinetina di Dinami. Il movente sarebbe da ricercare in quella donna contesa da Antonio Prostamo, Alessia, la quale – dopo il delitto – avrebbe dato alla luce una bambina che Francesco riteneva fosse sua.
Le ricerche vane
Gli sforzi investigativi profusi dai carabinieri della Compagnia e del Norm di Vibo Valentia hanno consentito di acquisire elementi solidi tali da indurre il pool del procuratore Gratteri ad esercitare l’azione penale nei confronti dei cinque indagati. Tutto ciò nonostante il corpo di Francesco Vangeli non sia stato mai trovato nel corso delle numerose ricerche condotte con l’ausilio di elicotteri, dello Squadrone eliportato cacciatori e soprattutto dei sommozzatori dell’Arma che hanno battuto palmo a palmo l’alveo del Mesima e nei suoi affluenti, fino al mare.
La medium di Fumarola e dei Manfreda
«Nella disperazione – ci racconta mamma Elsa – mi sono anche rivolta a delle medium». Una di queste è Renata Soli, conosciuta come Elisa, la stessa che indicò con precisione i luoghi in cui erano stati nascosti i corpi di Luigi Fumarola, a Bisignano (Cosenza), e Rosario e Salvatore Manfreda, a Mesoraca (Crotone), che furono poi effettivamente ritrovati. «Ci disse che il corpo di Francesco era incastrato da qualche parte – aggiunge Elsa –. Lo abbiamo detto ai carabinieri, che nonostante il comprensibile scetticismo, hanno continuato a cercare, ma senza esito. L’ha fatto anche mio marito, ogni domenica, risalendo continuamente il fiume. E mio marito è stato anche su quella spiaggia, quella davanti alla quale sono affiorati i resti che sperano appartengano a mio figlio».
Un’altra attesa
Adesso inizia un’altra attesa: «Sono riuscita a non morire di crepacuore dopo la morte di Francesco e dopo quasi ventuno mesi vissuti senza sapere dove fosse il suo corpo – conclude la mamma di Vangeli – riuscirò a sopportare anche quest’attesa, sperando che tutta me stessa che sia lui».