Il giallo dei resti umani ritrovati a San Ferdinando – Video
Il calvario infinito della famiglia Vangeli di Scaliti di Filandari scomparso per lupara bianca il 9 ottobre 2018
Si ritiene poco probabile si tratti del cadavere di Vito Lo Iacono, disperso un mese fa al largo delle coste siciliane. Potrebbe invece essere Francesco Vangeli. Ma quello scheletro scarnificato sarebbe rimasto in mare meno dei venti mesi che separano dalla scomparsa del giovane di Scaliti di Filandari.
Troppo malridotti per essere i resti di Vito Lo Iacono, il giovane pescatore disperso il 12 maggio scorso, a 30 miglia nautiche dalla costa di Palermo, dopo l’impatto – costato la vita al padre Matteo, e ad un altro suo congiunto, Giuseppe – con una petroliera. Troppo ben conservati, invece, per essere quelli di Francesco Vangeli, il 26enne di Scaliti di Filandari, vittima della lupara bianca il 9 ottobre 2018, gettato nel Mesima e dal fiume, probabilmente, portato nelle acque del Tirreno. E proprio seguendo questo percorso, gli elicotteri ed i sub dell’Arma dei carabinieri lo hanno cercato a più riprese, invano, per lungo tempo.
Tra le due ipotesi, in attesa dell’esame del Dna, quella più accreditata al momento, è che il corpo scarnificato recuperato nel pomeriggio di ieri nel mare di San Ferdinando, dalla Guardia costiera di Gioia Tauro e dai sommozzatori dei Vigili del fuoco, possa essere proprio quello di Vangeli. Poche ore dopo il ritrovamento, allertati dai colleghi di Gioia Tauro, i carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia si sono precipitati a casa della famiglia Vangeli, nel Vibonese, per chiedere alla madre, Elsa Tavella, se suo figlio indossasse un paio di slip Calvin Klein. La griffe di quell’indumento è infatti perfettamente leggibile sull’elastico che cinge la vita di quel corpo ridotto ad uno scheletro e rinvenuto all’interno di una grande busta trasparente. Il torace era avvolto in parte da una maglietta di colore bianco. che nella parte sinistra, aderente all’addome, mostra un foro perfettamente circolare, grande, netto. Altri dettagli, poi, porterebbero ad escludere che possa trattarsi dei resti del giovane pescatore disperso tra San Vito Lo Capo e Ustica: la busta a coprire il corpo, legato alla vita con una corda e, sembra, anche alle mani. Quel foro netto all’addome. Il viaggio, troppo lungo, dalle coste siciliane a quelle calabresi. «Francesco indossava esattamente quel tipo di slip – spiega alla nostra redazione Elsa Tavella, madre di Francesco Vangeli – Spero sia lui, prego sia lui almeno avrò una tomba sulla quale piangere mio figlio».