Migranti seppelliti senza bara al cimitero di Bivona, in campo la Prefettura
Sul caso, scoperchiato da un’indagine dei carabinieri, restano ancora molte zone d’ombra. Si valutano eventuali favoritismi di carattere politico-familiare che emergerebbero dalla vicenda
Resta alta la soglia d’attenzione sulla vicenda dei migranti tumulati al cimitero di Bivona dentro involucri in zinco e senza la necessaria cassa in legno a copertura degli stessi. Un caso che, configurando l’ipotesi di truffa in pubbliche forniture, ha portato al deferimento in stato di libertà del titolare dell’agenzia funebre di Vibo Valentia incaricata dal Comune della tumulazione dei cadaveri giunti al porto di Vibo Marina nel corso dei sempre più frequenti sbarchi di migranti.
Vicenda che, ora, oltre alle indagini portate avanti dalla Compagnia dei carabinieri di Vibo Valentia per conto della Procura cittadina, e dai colleghi del Nucleo investigativo che operano in stretto contatto con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha richiamato l’attenzione anche della Prefettura di Vibo Valentia che ha acceso i riflettori sui processi amministrativi adottati in questo caso dal Comune. Ente che, tuttavia, resta, per l’Ufficio territoriale del governo, “sorvegliato speciale” già a partire dalle note vicende scaturite dall’inchiesta Robin Hood.
Affidamento diretto dei servizi funebri a Vibo, sotto esame le “complicità” politiche
Tornando all’indagine sui migranti seppelliti senza cassa di legno (scaturita da un servizio del Tg di LaC News24 che aveva documentato l’episodio riguardante una giovane incinta seppellita a Bivona), nella ricostruzione della vicenda, centrale appare la procedura adottata dal Comune nella gestione dei servizi funebri in occasione degli sbarchi e, dunque, dei presunti favoritismi di natura politica che sarebbero stati consumati sempre in favore della medesima impresa che, sistematicamente, si sarebbe accaparrata la gestione del servizio nei circa dieci casi in cui questo si è reso necessario.
Una procedura dunque adottata metodicamente, attraverso l’affidamento diretto “sotto soglia”, nonostante in seno alla maggioranza consiliare più volte sia stata sollevata l’anomalia e più di qualcuno avesse manifestato, in varie occasioni, l’esigenza di bandire una gara per offrire a tutti pari opportunità di partecipazione. Secondo quanto emergerebbe da un primo sommario quadro dei fatti, l’Ufficio servizi sociali del Comune, diretto da Adriana Teti, avrebbe proceduto alla chiamata diretta sulla scorta di una Pec, spedita sì alle agenzie funebri della città, ma alla quale avrebbe risposto sempre e solo la medesima ditta. In questo “sistema”, aleggerebbe dunque il sospetto di addentellati di carattere politico essendo il titolare dell’impresa funebre (già denunciato dai carabinieri) imparentato con un consigliere comunale di maggioranza.
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