‘Ndrangheta: processo “Costa pulita” a Vibo, aperto il dibattimento
Rigettata l’istanza di astensione dei giudici. Tre posizioni riunite ad altri 47 imputati. Il boss Pantaleone Mancuso annuncia di voler ricusare i giudici
E’ stato oggi dichiarato aperto il dibattimento del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Costa pulita” contro i clan Accorinti, Bonavita e Melluso di Briatico, Il Grande di Parghelia e Mancuso di Limbadi.
Il presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Alberto Filardo, ha infatti rigettato l’istanza di astensione presentata nella scorsa udienza dall’avvocato Francesco Sabatino nell’interesse dell’imputato Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, e pertanto il Collegio presieduto da Lucia Monaco ha ammesso le richieste istruttorie avanzate dalle parti ritenendole rilevanti e pertinenti.
Le richieste istruttorie. Ammesse quindi le prove testimoniali chieste dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, e dai difensori, così come è stato ammesso l’esame degli imputati, il deposito delle intercettazioni (su cui sarà affidato l’incarico ad un perito per la loro trascrizione) ed una consulenza tecnica e balistica su un’arma sequestrata in un locale ritenuto nella disponibilità di Pantaleone Mancuso.
L’annunciata ricusazione. Il boss, dal canto suo, collegato in videoconferenza, appreso del rigetto dell’istanza di astensione, nel corso di dichiarazioni spontanee ha conferito procura speciale al proprio avvocato per presentare alla Corte d’Appello un’istanza di ricusazione dei confronti dei giudici del Collegio, ritenendo che gli stessi si siano già espressi sulla sua posizione, in ordine al reato associativo, nell’ambito del processo nato dall’operazione antimafia “Black money” andato a sentenza nel febbraio scorso.
Tre imputati riuniti al troncone principale. Il Tribunale ha inoltre oggi riunito al processo principale quello che vede imputate altre tre persone in precedenza stralciate in sede di udienza preliminare per difetti di notifica. Si tratta degli imputati: Claudia Barbuto, 45 anni, di Vibo Valentia; Domenico Simonelli, 36 anni, di Tropea, detto “Ballotu”; Antonio Merenda, 57 anni, di Spilinga, accusato di aver favorito la latitanza di Nunzio Manuel Callà. Claudia Barbuto, difesa dall’avvocato Giovanni Vecchio, è accusata del reato di intestazione fittizia di beni in quanto ritenuta socia e prestanome dei presunti boss Antonino Accorinti e Pino Bonavita nella società di navigazione “Briatico Eolie srl”. Domenico Simonelli è invece accusato di reati legati alla detenzione illegale di armi.
In apertura di udienza il Tribunale aveva inoltre rigettato un’eccezione dei difensori relativa al deposito della lista testi da parte del pubblico ministero. Nella prossima udienza saranno ascoltati in aula i primi due testi della pubblica accusa: il tenente colonnello dei carabinieri, Vittorio Carrara, ed il maggiore Giovanni Migliavacca.
Parti civili nel processo sono: gli imprenditori Angelo Derenzo, Giuseppe De Masi, Francesco Cascasi e Salvatore Barbagallo, la Regione Calabria, la Provincia di Vibo, il Comune di Vibo, il Comune di Briatico, il Comune di Parghelia, l’associazione Antiracket e antiusura della provincia di Vibo, l’associazione Sos Imprensa.
Gli imputati. Oltre altre posizioni oggi riunite (Barbuto, Merenda e Simonelli), sotto processo si trovano: Domenico Marzano (cl. ’66), di Briatico, avvocato e già assessore comunale ai Lavori pubblici del Comune di Briatico; Greta Accorinti (cl. ’87), di Briatico, figlia di Antonino; Francesco Giuseppe Bonavita, detto “Pino” (cl. ’46) di Briatico; Giuseppe Armando Bonavita (cl. ’79), di Briatico, figlio di Pino; Roberto Caruso (cl. ’55), di Cosenza, proprietario del complesso residenziale di Briatico denominato “La nave” sito in località “Brace”;
Francesco Crigna (cl. ’70), già vicesindaco del Comune di Parghelia; Aldo Gallucci (cl. 55), di Vibo Valentia, dipendente della Capitaneria di Porto di Vibo Marina; Adriano Greco (cl. ’82), di Briatico; Carmine Il Grande di Parghelia; Egidio Il Grande (cl. 64), di Parghelia; Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, (cl. ’61), di Limbadi; Gennaro Melluso (cl. ’70), di Briatico; Filippo Niglia (cl. ’60), imprenditore di Briatico, attivo nel settore della navigazione per le isole Eolie; Pasquale Puglia (cl. ’74) di Polla (Sa); Pasquale Pugliese (cl. ’64), nativo di Spilinga, ma domiciliato a Mesiano di Filandari; Pasquale Quaranta (cl. 63), di Santa Domenica di Ricadi; Leonardo Russo (cl. ’70) di Zambrone; Saverio Sergi (cl. ’58) di Briatico; Francesco Zungri (cl. ’60), nato a Vibo Valentia;
Luciano Artusa (cl. ’61), di Vibo Valentia; Michele Fusca, detto “Lello”, (cl. ’42), di Vibo Valentia, noto imprenditore attivo nel settore edile e delle costruzioni e negli anni ’80 presidente del Nucleo Industriale di Vibo e già consigliere comunale di Vibo Valentia con la Dc. Lello Fusca è indagato per violenza privata aggravata dalle modalità mafiose.
Alessandra Borello (cl. ’84), di Briatico, nipote del presunto boss di Briatico, Antonino Accorinti, e moglie di Francesco Marchese di Briatico; Marco Borello (cl. ’74), di Briatico, accusato di essere il “titolare” formale della squadra di calcio “Asd Briaticese” il cui reale proprietario occulto sarebbe, secondo la Dda, Antonino Accorinti; Francesco Capano (cl. ’72), nato a Vibo Valentia; Pantaleone Costantino (cl. ’57), di Limbadi; Francesco Daniele (cl. 58) di Argusto (Cz); Massimo Fortuna (cl. ’76), di San Gregorio d’Ippona, titolare di una ditta che si era aggiudicata il servizio di refezione scolastica a Briatico nel 2011.
Giuseppe Garrì (cl. ’72) di San Costantino di Briatico, detto “Peppe u Papa”; Francesco Grillo (cl. ’79) di Paradisoni di Briatico, titolare di una ditta attiva nel commercio all’ingrosso della frutta; Giuseppe Lo Gatto (cl. ’71) di Briatico, titolare dell’omonima ditta individuale che gestiva “Il Mulino della Rocchetta” di Briatico, ristorante per la Dda “facente capo e riconducibile alla cosca Accorinti”; Salvatore Loiacono (cl. ’67), di Zambrone; Simone Loiacono (cl. ’89), di Briatico, accusato di essere il titolare formale del “Bar Jolly” per conto dei fratelli Emanuele e Simone Melluso di Briatico; Gregorio Loiacono (cl. ’58) di Briatico; Domenico Mancuso (cl. ’75, in foto a sinistra), di Limbadi, attualmente sotto processo per l’operazione “Dinasty” (dove dopo anni di perizie e sospensione dei processi, è stato dichiarato capace di intendere e di stare in giudizio), figlio del boss Giuseppe Mancuso detto “‘Mbroghja”; Domenico Marchese (cl. ’79), alias “Banana”, di Tropea, titolare dell’omonima ditta di installazione di impianti idraulici e condizionamento a Ricadi (è indagato per armi ed è ritenuto dalla Dda vicino al clan Il Grande di Parghelia); Francesco Melluso (cl. ’70) di Briatico; Antonio Napoli (cl. ’44) di Briatico; Caterina Nicolino (cl. ’77) di Milano, accusata di essere stata per un certo periodo socia ed amministratrice di una società che gestiva un villaggio turistico “per conto sia di Bonavita Francesco Giuseppe che di Accorinti Antonino”; Salvatore Pandullo (cl. ’87) di Seregno, sposato con Greta Accorinti figlia di Antonino Accorinti; Loredana Pappalo(cl. ’71), di Magenta (Mi), convivente di Francesco Piccolo; Francesco Piccolo (cl. ’74) di Tropea, ma residente a magenta (Mi); Michele Salerno (cl. ’46), di Cutro (Kr);
Antonino Staropoli (cl. ’82), titolare di fatto per la Dda dell’agenzia immobiliare “Progetto Casa” di Briatico; Francesco Tripaldi (cl. ’52), di Limbadi; Stefangregorio Tripaldi (cl. ’79) di Limbadi; Giuseppe Vangeli (cl. 61) di Longobardi, frazione di Vibo Valentia.
In foto dall’alto verso il basso: Pantaleone Mancuso, Pino Bonavita, Pasquale Quaranta, Carmine Il Grande
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