Appalti truccati: quattro i vibonesi nell’inchiesta “Waterfront”
Sono indagati nell’operazione della Guardia di finanza coordinata dalla Procura di Reggio Calabria. Ecco le contestazioni
Ci sono anche tre vibonesi fra gli indagati dell’operazione “Waterfront” della Guardia di Finanza e della Procura di Reggio Calabria.
Per Leonardo Maiolo, 44 anni, di Arena, è infatti scattata la misura del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per 12 mesi. E’ accusato di aver messo a disposizione la propria ditta D.I., insieme ad altri imprenditori, per la presentazione di un’offerta concordata con le altre imprese partecipanti al cartello, al fine di condizionare il risultato di una gara d’appalto in loro favore. Così facendo sarebbe stata turbata la gara d’appalto relativa ai lavori di costruzione di una circonvallazione attorno all’abitato di Drosi (frazione di Rizziconi) che è stata poi aggiudicata nel marzo del 2016 alla “Pileggi Costruzioni srl”. Il reato contestato è quello di concorso in turbata libertà degli incanti. L’impresa di Leonardo Maiolo è stata sequestrata in via preventiva al pari dei conti correnti riconducibili all’imprenditore.
Fra gli indagati vi è poi Giovanni Romano, 41 anni, di Mileto. Anche per lui è stata disposta la misura del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per 12 mesi. E’ indagato per il reato di turbata libertà degli incanti in relazione alla gara d’appalto per i lavori relativi alla realizzazione di un eliporto a supporto dell’ospedale di Polistena. Avrebbe messo a disposizione la propria società per la presentazione con altri imprenditori di un’offerta concordata al fine di condizionare il risultato della gara che è stata poi aggiudicata alla ditta Eurowork srl. La ditta “Cantieri Italia srl” di Giovanni Romano con sede a Mileto in via Ospedale è stata sequestrata al pari dei conti correnti riconducibili all’imprenditore.
Infine, fra gli indagati c’è Walter Cosenza, 47anni, nativo di Luzzi (Cs), residente a Vibo Valentia. Nei suoi confronti vengono ipotizzati i reati di frode nelle pubbliche forniture, abuso d’ufficio e truffa quale legale rappresentante della “Ase Engeneering consulting srl”. L’appalto contestato è quello per i lavori di realizzazione del Centro polisportivo di Rosarno dove ci sarebbe stata una frode nell’adempimento degli obblighi contrattuali mediante condotte consistite nel non sovraintendere al regolare svolgimento del procedimento amministrativo ed alla regolare esecuzione dei lavori, non garantendo che gli stessi venissero svolti a regola d’arte ed in maniera corrispondente al progetto esecutivo. La truffa fa riferimento all’utilizzazione di polizze a garanzia delle somme anticipate dall’ente pubblico del 20% in acconto emesse da intermediari non abilitati al rilascio di tali polizze.
Obbligo di firma tre volte a settimana,poi, per Santo Custureri, 64 anni, nativo di Gerace, residente a Vibo Valentia, accusato di frode nelle pubbliche forniture, legale rappresentante della società C.P.L. Polistena s.c., aggiudicataria dell’appalto dei lavori di realizzazione di un centro polisportivo di Gioia Tauro.
Santo Custureri è accusato anche del reato di falsità ideologica poiché quale “istigatore e beneficiario delle condotte illecite” avrebbe concorso a redigere un certificato di ultimazione dei lavori il 9 dicembre 2015, atto ideologicamente falso in quanto si attestava che i lavori erano stati ultimati il 4 dicembre 2015, e quindi in tempo utile ai fini di quanto previsto dal contratto principale di appalto, circostanza falsa poiché le opere non sarebbero state ultimate. Per tale vicenda nei confronti di Santo Custureri vengono ipotizzati anche i reati di abuso d’ufficio e truffa. Gli sono stati sequestrati beni per un valore di 620.038,73 euro, corrispondente al profitto del reato di truffa.
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