I lavori pubblici a Coccorino e l’uomo del clan Mancuso
Le immagini girate dalle nostre telecamere immortalano il pregiudicato Paolo Ripepi che “confessa” di avere tutti i permessi dal Comune di Joppolo. Le indagini proseguono e non si escludono clamorosi sviluppi
Riservano ulteriori “sorprese” i lavori sul lungomare di Coccorino che hanno portato ad un doppio sequestro da parte degli uomini della Guardia costiera ed alla devastazione di parte dello stesso lungomare dove un mezzo meccanico ha distrutto il muretto e buttato enormi massi a mare. All’indomani del primo sequestro, le nostre telecamere si sono portate proprio sul lungomare per documentare lo scempio e qui abbiamo trovato, ripreso e fotografato un mezzo meccanico impegnato in lavori all’interno del fosso Mandricelle. Contattato telefonicamente il sindaco del Comune di Joppolo, Carmelo Mazza, lo stesso – prendendo le distanze dai lavori che hanno portato allo scempio sul lungomare – aveva dichiarato testualmente: “I lavori sul fosso sono invece del Comune, sono autorizzati e soprattutto sono stati comunicati”. [Continua dopo la pubblicità]
I lavori sul fosso Mandricelle, dunque, sono stati autorizzati dal Comune di Joppolo, come dichiarato dal primo cittadino e come si evince anche dalla delibera n. 44 del 5 maggio scorso del Comune di Joppolo con la quale la giunta comunale ha demandato il responsabile dell’Ufficio tecnico a provvedere “con somma urgenza a ripristinare situazioni pericolose in atto o potenziali”. Fra i lavori rientranti nella somma urgenza a seguito della dichiarazione dello stato di calamità naturale ed emergenza per i nubifragi del 21 e 24 dicembre scorsi, anche la “pulizia della foce del torrente Mandricelle ed il ripristino del manto stradale sul lungomare di Coccorino”.
Con determina numero 61 a firma del responsabile dell’Area tecnica del Comune di Joppolo, Dino Sterza (che è anche assessore e vicesindaco), datata 27 aprile 2020, per i lavori a Coccorino e Joppolo è stata invece erogata la somma di 7.626,18 euro alla ditta Remac dell’imprenditore Massimo Restuccia che ha ottenuto i lavori attraverso l’affidamento diretto. Con la stessa determina è stato anche approvato il relativo certificato di regolare esecuzione e poi tutti gli atti tecnici a firma del tecnico comunale Sabatino Panzitta il quale, in tale caso, ha assunto pure la figura di direttore dei lavori.
L’operaio Paolo Ripepi e il Comune
E’ lunedì 11 maggio quando dopo la segnalazione dello scempio ambientale a Coccorino – con lavori iniziati su un terreno privato e terminati con la rottura del muretto del lungomare e con massi e terra scaraventati a mare – documentiamo sul posto la devastazione del litorale. Accanto al mezzo meccanico impegnato nei lavori del fosso Mandricelle abbiamo trovato l’operaio dell’escavatore, il quale alle nostre telecamere – dichiarandosi estraneo ai lavori di rottura del muretto del lungomare ed a quelli nel fondo privato – ha precisato testualmente: “Stamattina ho cominciato, non ci hanno bloccato, possiamo continuare, abbiamo il permesso del Comune”. Confrontando le immagini catturate dalle telecamere con quelle dei nostri archivi di cronaca giudiziaria, la sorprendente scoperta: colui che ha dichiarato di aver iniziato i lavori nel fosso Mandricelle l’11 maggio, regolarmente autorizzati dal Comune di Joppolo, è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, della Procura di Vibo Valentia e della Dda di Catanzaro, ovvero Paolo Ripepi.
L’uomo del clan Mancuso al lavoro a Coccorino
Ma chi è Paolo Ripepi? Già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, il 55enne di Ricadi è stato condannato in via definitiva a 3 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa, usura e falsificazione di denaro al termine della storica operazione “Dinasty” contro il clan Mancuso. In particolare, gli inquirenti lo inquadrano quale uomo dell’articolazione del clan di Limbadi e Nicotera guidata dai boss Francesco (detto “Tabacco”) e Diego Mancuso. Nel maggio del 2017, inoltre, Paolo Ripepi è stato nuovamente arrestato (domiciliari) per furto a Capo Vaticano, poiché sorpreso dai carabinieri della Stazione di Spilinga mentre stava caricando della sabbia dalla spiaggia di località “Tono” facendo uso di un mezzo meccanico. Nel 2015, inoltre, a Paolo Ripepi è stato confiscato un terreno di 500 metri quadri con sovrastante manufatto smontabile, acquisito al patrimonio del Comune di Ricadi. Da ultimo, alcune captazioni ambientali, in cui l’intercettato è proprio Paolo Ripepi, si sono rivelate utili nell’inchiesta della Squadra Mobile di Vibo che, con il coordinamento della Dda, nell’aprile dello scorso anno ha portato all’operazione antimafia “Errore fatale” che mira a far luce sull’omicidio di Raffaele Fiamingo (ritenuto il boss del Poro) ed il ferimento del boss Francesco Mancuso. Fatti di sangue avvenuti nella notte del 9 luglio 2003 a Spilinga.
Che ci faceva, dunque, Paolo Ripepi al lavoro a Coccorino nel fosso Mandricelle? Saranno a questo punto le indagini della Guardia costiera e dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Vibo Valentia, a dover far luce su ogni aspetto della vicenda. E non è escluso – visti i precedenti per associazione mafiosa di Paolo Ripepi – che al caso possano interessarsi anche la Dda di Catanzaro e la Prefettura di Vibo Valentia, considerato che stiamo parlando di lavori pubblici regolarmente commissionati dal Comune di Joppolo con affidamento diretto.
I lavori sul lungomare
Le indagini dovranno anche verificare se gli stessi lavori nel fosso Mandricelle siano stati eseguiti a “regole d’arte”, attesa la documentata distruzione di alcuni alberi. Ma altro punto dolente, che potrebbe riservare ulteriori clamorose sorprese, attiene ai lavori sul lungomare. Siamo infatti riusciti ad entrare in possesso pure di una foto che documenta un mezzo meccanico molto simile a quello impegnato nei lavori sul fosso Mandricelle mentre è al lavoro sull’arenile di Coccorino dopo aver sfondato e distrutto il muretto del lungomare. Un mezzo che, per la scia lasciata, sembra provenire dal terreno livellato di proprietà di un privato. Lo stesso privato imprenditore che – dulcis in fundo in questa storia dai tanti lati oscuri – il 20 maggio scorso ha presentato al Comune di Joppolo (come ogni anno) richiesta per il rilascio di una concessione demaniale marittima a carattere stagionale per la posa di sdraio, sedie, tavolini e ombrelloni proprio sul lungomare di Coccorino. Cosa faranno ora il sindaco Carmelo Mazza ed il Comune di Joppolo dinanzi a tale richiesta?
I proiettili per il tecnico Panzitta
Come se tutto ciò non bastasse, nella giornata di lunedì scorso su una serranda di un locale del Municipio di Joppolo è stata trovata una busta attaccata con del nastro adesivo contenente sei proiettili ed un rosario. La missiva era indirizzata al geometra Sabatino Panzitta, 63 anni, reintegrato in Comune dal giudice del lavoro della Corte d’Appello di Catanzaro nel dicembre scorso dopo il licenziamento nel 2017 scaturito dal coinvolgimento dello stesso Panzitta in alcune vicende giudiziarie dalle quali in appello in sede penale (dopo una condanna in primo grado a Vibo nel 2016 a 5 anni per peculato e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici) è uscito grazie alla prescrizione del reato.
In passato Panzitta ha ricoperto per anni l’incarico di dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Joppolo ed è ora rup e direttore di diversi lavori fra i quali anche quelli sul lungomare di Coccorino (è stato nominato pure custode giudiziario del primo sequestro relativo alla rottura del muretto del lungomare). Quanto basta ed avanza per andare sino in fondo in una storia che aspetta ancora di essere scritta nella sua interezza e che promette nuovi ed eclatanti sviluppi. [GUARDA FOTO IN BASSO]
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