Operazione “Outset”, gli omicidi in cambio di villette
Il costruttore Franco Barba le promise agli esecutori materiali del delitto Franzoni avvenuto nel 2002 a Porto Salvo. Il vertice per pianificare il fatto di sangue si svolse al 501 Hotel di Vibo
Emergono i primi dettagli in relazione all’operazione “Outset” condotta dalla Polizia di Stato, a conclusione delle attività d’indagine portate avanti dalle Squadre Mobili di Catanzaro e Vibo Valentia e dallo Sco di Roma, sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro. Operazione che, dalle prime ore della mattinata odierna, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 8 persone ritenute responsabili a vario titolo dell’omicidio di Mario Franzoni, avvenuto nell’anno 2002 a Porto Salvo, nel Vibonese, dell’omicidio di Giuseppe Salvatore Pugliese Carchedi e del tentato omicidio di Francesco Macrì, avvenuti nell’anno 2006 sulla SS 522 tra Vibo Marina e Pizzo Calabro, tutte vittime di agguati mafiosi.
In particolare, è stato accertato che l’omicidio di Franzoni era stato commissionato dal costruttore Francesco Barba ad esponenti della cosca Lo Bianco, tra cui Andrea Mantella, al fine di vendicare un episodio in cui i suoi figli erano stati minacciati con l’uso di una pistola da Mario Franzoni. Come corrispettivo l’imprenditore edile vibonese Barba si era impegnato a costruire due villette a Vibo Valentia, cedendole in favore degli esecutori materiali dell’omicidio. La pianificazione di quel delitto sarebbe venuta nel corso di un vertice svoltosi al 501 hotel di Vibo Valentia.
In merito al tentato omicidio e successivo omicidio di Pugliese Carchedi è stato accertato che il movente immediato di tale gesto era da individuarsi in una relazione clandestina da lui intrattenuta con la figlia minorenne di Nazzareno Felice, esponente di vertice dei Piscopisani; relazione che non aveva troncato nonostante i vari avvertimenti a lui pervenuti.
Tuttavia, al di là dell’apparente movente riconducibile all’antico schema del “delitto d’onore”, la reale causale del fatto è emersa essere quella dei contrasti in seno alla criminalità organizzata vibonese ed in particolare il fatto che la vittima non riconoscesse l’autorità criminale dei maggiorenti delle cosche perpetrando in assoluta autonomia delitti, anche di natura estorsiva.
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