‘Ndrangheta: Bartolomeo Arena e le ostilità nel clan dei Piscopisani
Il nuovo collaboratore di giustizia riscontra Mantella e Moscato ma svela anche diversi particolari inediti su ruoli, gerarchie, scontri e omicidi nella struttura mafiosa di Piscopio
Entra anche nel dettaglio dei ruoli e delle gerarchie del clan dei Piscopisani, il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena le cui dichiarazioni sono state rese di recente al pm della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso, nell’ambito dell’inchiesta Rimpiazzo. [Continua dopo la pubblicità]
“Per quanto a mia conoscenza, il gruppo dei Piscopisani era attivo sino all’inizio della mia collaborazione, sebbene ne fossero stati arrestati i vertici. Il massimo esponente, nell’ultimo periodo, era Michele Fiorillo, alias Zarrillo. In effetti, dalla carcerazione di Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo, era lui a dirigere l’associazione. Devo precisare che Michele Fiorillo e Giuseppe Galati – sottolinea Bartolomeo Arena – sono stati imputati nel processo Crimine ed hanno riportato entrambi condanne per associazione mafiosa. Nel periodo successivo alla sua scarcerazione, Michele Fiorillo ha assunto il ruolo di capo dei Piscopisani, con il consenso ed il benestare di tutte le consorterie del Vibonese.
A differenza degli altri, d’altro canto, Michele Fiorillo era un soggetto carismatico, con il quale si poteva discutere. Attualmente non credo che la contrapposizione con i Mancuso sia ancora così aspra. Peraltro, Michele Fiorillo è cugino di Gregorio Giofrè, detto Nasone, genero del boss Rosario Fiarè e, quindi, ha strettissimi rapporti con l’articolazione criminale di San Gregorio d’Ippona, a sua volta legalissima ai Mancuso di Limbadi. Michele Fiorillo è poi molto legato anche a Saverio Razionale e Gregorio Gasparro, entrambi appartenenti al gruppo di San Gregorio d’Ippona. Invero il gruppo Razionale-Gasparro in passato aveva avuto dei problemi con i Mancuso. Tuttavia, con il passare del tempo, tali attriti sono stati superati.
Il tentato omicidio di Razionale e Fiorillo a Briatico. “D’altro canto – ha aggiunto il collaboratore – Saverio Razionale negli anni ‘90 aveva anche subito un attentato mentre era in compagnia del padre di Michele Fiorillo, ossia Giuseppe Fiorillo. Attentato a causa del quale sia Razionale che Fiorillo riportavano lesioni”. Il riferimento è al tentato omicidio il 25 settembre 1995 del boss Saverio Razionale in un suo cantiere di Briatico mentre si trovava in compagnia di Giuseppe Fiorillo di Piscopio, padre di Michele Fiorillo. Il tentato omicidio di Saverio Razionale, secondo le risultanze investigative dell’operazione “Dinasty”, sarebbe stata opera del boss Giuseppe Mancuso di Limbadi (cl.’49), alias “Peppe ‘Mbroghija”, all’epoca latitante, il quale avrebbe incaricato del fatto di sangue Roberto Soriano di Filandari, poi a sua volta scomparso per lupara bianca.
Le due “Società” di Piscopio. “All’epoca della formazione del locale di Piscopio, Nazzareno Fiorillo – ricorda Arena – rivestiva una delle posizioni di maggiore rilievo in considerazione dei suoi trascorsi criminali. Tuttavia, durante la carcerazione del nipote Michele Fiorillo, Nazzareno Fiorillo aveva perso prestigio. Addirittura Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo ritenevano che, nel corso della faida con i Patania di Stefanaconi – ‘ndrina capeggiata da Fortunato Patania, poi ucciso proprio dai Piscopisani – Nazzareno Fiorillo si fosse accordato con questi ultimi, analogamente a quanto si diceva avesse fatto Nazzareno Felice, detto Il capo”. E’ a questo punto del racconto che Bartolomeo Arena fa riferimento ad altra “società” di ‘ndrangheta presente a Piscopio. “Prima del gruppo Battaglia, Fiorillo e Galati, a Piscopio vi era un’altra Società capeggiata da Francesco D’Angelo, detto Ciccio Ammaculata. Di quel gruppo faceva parte anche Giuseppe (Pino) Fiorillo, padre di Michele Fiorillo e fratello di Nazzareno Fiorillo. Voglio chiarire che, al tempo, vi erano due fazioni criminali contrapposte: Piscopio di sopra e Piscopio di sotto, tra le quali vi furono anche aperte ed accese ostilità, culminate con aggressioni come il ferimento di Domenico La Bella, detto Micu u revolver, padre di Benito La Bella, nonché con omicidi come quello di Mario Fiorillo, detto Pelle e la scomparsa di uno dei Patania”. Il riferimento di Bartolomeo Arena è all’omicidio di Mario Fiorillo, all’epoca di 42 anni, ucciso a Piscopio in via Mesima il 14 novembre 1990 unitamente ad Antonio Artusa di anni 25, entrambi assassinati a colpi di arma da fuoco ad opera di ignoti. Due delitti rimasti impuniti.
Bartolomeo Arena, quindi, si sofferma su quelli che definisce come i “Piscopisani di sotto”. “Dei Piscopisani di sotto facevano parte i Cirianni, specie Giuseppe Cirianni, oggi nella zona di Livorno, al tempo referente di Giuseppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja, e vittima di un agguato mentre era in compagnia della figlia, i Piperno, detto Luzzu u Tanguni, ultimo vecchio boss di Piscopio e se non erro il Patania che è scomparso, oltre a Mario Fiorillo detto Pelle ed altri”.
Su tali punti, le dichiarazioni di Bartolomeo Arena riscontrano quelle dei collaboratori Andrea Mantella e Raffaele Moscato. Secondo Moscato, infatti, Domenico La Bella di Piscopio era chiamato “Revolver” per l’abilità nel saper usare le armi e poiché “minimo – ha ricordato Moscato – ha fatto cinque-sei morti a Lamezia, e faceva parte del vecchio locale di Piscopio guidato da Michele Piperno detto U Tanguni”, personaggio arrestato nel 2008 nell’operazione “Zain” dei carabinieri di Vibo per l’estorsione al titolare del mulino Morelli. Sempre Moscato ha confermato che il vecchio capo del “locale” di Piscopio sarebbe stato Ciccio D’Angelo (non indagato in “Rimpiazzo”) “che è ancora oggi a disposizione – precisa Moscato – di Rosario Battaglia, anche se si è ritirato in buon ordine tanto tempo fa”.
Andrea Mantella aveva invece dichiarato che del vecchio locale di ‘ndrangheta di Piscopio faceva parte pure “Mario Fiorillo, quello ucciso, poi Piperno detto U Tanguni che ha tenuto latitante a Peppe Mancuso, Pino Fiorillo, padre di Michele Fiorillo detto Zarrillo, che è stato sparato a Briatico nel 1995 insieme a Saverio Razionale, e Domenico detto “Micu Revolver”. Il ferimento di Giuseppe Cirianni, all’epoca 32enne, risale invece alla sera del 20 febbraio 1993 e su tale fatto di sangue Andrea Mantella ha indicato agli investigatori anche i nomi dei sicari.
I Piscopisani “di sopra”. Secondo Bartolomeo Arena, fra i “Piscopisani di sopra vi erano Fiore Giamborino, padre di uno dei Giamborino arrestati nell’operazione Rinascita” ovvero Giovanni Giamborino, “Domenico La Bella detto Mico revolver, Antonio Lo Giudice, ucciso nello stesso giorno della scomparsa di Roberto Soriano, Giovanni Lo Giudice, Patania Raffaele, Nino Cutrullà, nonché con il grado di picciotto Pietro Giamborino il politico, Giuseppe Galati detto Pino il ragioniere, uomo fidato di Antonio Lo Giudice, Francesco D’Angelo, detto Ciccio Ammaculata ed altri”. Da precisare che nell’operazione “Rimpiazzo” non figurano indagati né Domenico La Bella e neanche Giuseppe Cirianni, Giovanni Lo Giudice, Francesco D’Angelo, Piperno e Raffaele Patania.
“Tutto ciò lo so in quanto sia Fiore Giamborino che Francesco D’Angelo, già ai tempi di mio nonno – Vincenzo Pugliese Carchedi – erano molto legati alla mia famiglia – aggiunge Arena – ossia con la Società di Vibo Valentia attiva a quel tempo (ovvero i Pardea, detti “Ranisi”). Antonio Lo Giudice, poi, era molto amico di mio padre, Antonio Arena, con il quale aveva anche dei rapporti illeciti dei quali, però non so riferire nel dettaglio. Gli ultimi atti di contrapposizione tra le due articolazioni furono l’agguato a Giuseppe Cirianni e l’omicidio di Carnovale che chiuse definitivamente le ostilità. Da quel momento i rapporti si riappacificarono – conclude Bartolomeo Arena – e alcuni di tali soggetti si legarono ai sangregoresi, mentre altri (come Cirianni) andarono con i Mancuso. Il vero locale di ‘ndrangheta di Piscopio, comunque riconosciuto a tutti i livelli, era tuttavia solo l’ultimo, cioè quello costituito alla fine degli anni 2000 da Battaglia, Galati e i Fiorillo”.
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