Violenza privata: condannato Gaetano Soriano di Filandari
Cade l’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Il Tribunale di Vibo lo ritiene colpevole di aver “espropriato” il proprietario da un terreno
Due anni e sei mesi di reclusione per il reato di violenza privata. Questa la condanna inflitta in serata dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Lucia Monica Monaco, a Gaetano Soriano, 53 anni, di Pizzinni, frazione di Filandari. Caduta, dunque, l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. I giudici hanno infatti dichiarato colpevole l’imputato riqualificando però il reato in quello di violenza privata. Il pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, al termine della requisitoria aveva chiesto la condanna dell’imputato – attualmente detenuto agli arresti domiciliari – alla pena di anni 9 e mesi 6 di reclusione.
Secondo l’accusa, Gaetano Soriano – difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Pamela Tassone – avrebbe di fatto “espropriato” un proprietario terriero che stava realizzando dei lavori sulla propria proprietà. Gaetano Soriano, rivendicando il terreno come proprio, non avrebbe più permesso al legittimo proprietario di mettere piede sul fondo e neanche di rientrare in possesso di diversa legna lì ammassata e derivante dalla potatura degli alberi di ulivo.
La vicenda ha origine nell’aprile del 2015 quando il proprietario del terreno conferì ad altro soggetto di sua conoscenza l’incarico di potare gli alberi di ulivo sul terreno della moglie in località “Fondo Monica” confinante con i terreni della famiglia Soriano. Il terzo giorno di lavoro, Gaetano Soriano si sarebbe quindi presentato sul posto ordinando ai presenti di smettere di lavorare e di uscire dal terreno rivendicandone la proprietà e non permettendo agli autori del taglio della legna neanche di portarla via. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di finanza di Vibo Valentia.
Gaetano Soriano è attualmente imputato, al pari del fratello Leone, anche nel processo nato dall’operazione antimafia “Ragno” – condotta dall’allora pm Giampaolo Boninsegna e dall’ex comandante della Stazione dei carabinieri di Vibo, Nazzareno Lopreiato – il cui processo è pendente in appello dopo un annullamento con rinvio ad opera della Cassazione delle precedenti condanne.