Processo Costa Pulita, tornano liberi Melluso e Lo Iacono
Entrambi erano destinatari della misura cautelare congiunta del divieto di dimora, obbligo di firma e obbligo di rientro ritenuta inapplicabile dal Tribunale della Libertà
Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, in accoglimento dell’appello proposto dall’avvocato Giuseppe Bagnato, ha annullato l’ordinanza cautelare con la quale il gip di Catanzaro, nel disporre la scarcerazione per intervenuta decorrenza dei termini di fase, aveva applicato, nei confronti di Leonardo Melluso, 55 anni, di Briatico e Giancarlo Lo Iacono, 46 anni, di Zambrone, la misura cautelare congiunta del divieto di dimora nella provincia di Vibo Valentia, obbligo di firma e obbligo di rientro notturno.
In particolare, il gip di Catanzaro Pietro Caré, in data 25 gennaio 2020, in prossimità della scadenza dei termini di fase per alcuni imputati del processo Costa Pulita, tra i quali Melluso e Lo Iacono, disponeva la scarcerazione e applicava nel contempo la misura cumulativa di cui sopra. [Continua]
L’avvocato Bagnato, difensore di Melluso e Lo Iacono, ha quindi proposto appello al Tribunale della Libertà di Catanzaro contestando l’insussistenza di esigenze cautelari, ma eccependo soprattutto la nullità dell’ordinanza applicata dal giudice per difetto di domanda cautelare. In pratica, il giudice aveva disposto la scarcerazione in prossimità della decorrenza dei termini massimi di fase ma in assenza di una specifica richiesta della Procura non avrebbe potuto applicare congiuntamente le tre misure coercitive.
Il Tribunale della libertà di Catanzaro, ha così accolto la questione preliminare di nullità avanzata dal difensore e ha disposto, per l’effetto, la perdita di efficacia delle misure applicate ai due imputati, che sono pertanto tornati in libertà.
Leonardo Melluso è stato condannato a 10 anni di reclusione perché considerato uno dei promotori della cosca operante a Briatico, insieme ad Antonino Accorinti e Pino Bonavita, mentre Giancarlo Lo Iacono è stato condannato alla pena di 8 anni perché considerato partecipe all’associazione mafiosa capeggiata da Pantaleone Mancuso, con reati anche in materia di armi e intestazione fittizia.