Era irreperibile da oltre un anno, catturato a Joppolo Pantaleone Mancuso “L’ingegnere”
Deve scontare dodici mesi di reclusione in una Casa lavoro. I carabinieri lo hanno intercettato a pochi chilometri dal suo ultimo domicilio conosciuto. Nel 2014 fu fermato al confine tra Argentina e Brasile con 100mila euro in contanti
È giunta al capolinea l’irreperibilità di Pantaleone Mancuso, 56 anni, alias “L’ingegnere”, ritenuto esponente apicale dell’omonimo clan di Limbadi. Mancuso è stato infatti arrestato nella giornata di oggi dai carabinieri delle Stazioni di Joppolo, Nicotera e dai militari dell’Arma della Compagnia d’intervento operativo del XIV battaglione “Calabria” nel territorio del comune di Joppolo, dunque a pochi chilometri da Limbadi e, soprattutto, da Nicotera superiore dove lo stesso risulta residente nei pressi del campo sportivo.
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“L’ingegnere” si era reso irreperibile da oltre un anno per sottrarsi da una condanna a 12 mesi di reclusione nella Casa lavoro di Vasto (Ch). Condanna scaturita dall’operazione “Batteria”, per una serie di truffe su larga scala, il cui processo si era celebrato a Firenze. Il prossimo 12 luglio dovrà inoltre comparire come imputato nel processo d’Appello che lo vede accusato, a Catanzaro, del tentato omicidio della zia Romana Mancuso e di suo figlio Giovanni Rizzo, avvenuto nel 2008 in una località di campagna tra Limbadi e Nicotera.
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In primo grado, Pantaleone Mancuso ed il figlio Giuseppe, difesi dall’avvocato Francesco Sabatino, per tale fatto di sangue sono stati assolti, ma la Dda ha appellato la sentenza. Sempre a suo carico, infine, è tuttora pendente in Appello il processo “Genesi”, che in primo grado a Vibo Valentia ha registrato la condanna dell’“Ingegnere” a sei anni di reclusione per associazione mafiosa.
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Nel 2014, “L’Ingegnere” era stato catturato al confine tra Argentina e Brasile con addosso un borsone contenente 100mila euro in contanti. Un altro figlio di Pantaleone Mancuso, Emanuele, 29 anni, risulta allo stato irreperibile a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip di Vibo nell’ambito di un’operazione dei carabinieri di Serra San Bruno che hanno smantellato un vasto traffico di stupefacenti tra le Serre vibonesi e il Soveratese.
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Un analogo provvedimento è stato assunto dalla Procura di Vibo Valentia anche a carico della convivente di Emanuele Mancuso, Nensy Vera Chimirri, finita ai domiciliari insieme al padre Carlo, dopo il rinvenimento da parte della Polizia di Serra San Bruno di una vasta piantagione di marijuana, composta da oltre 10mila piantine, nel territorio di Capistrano.
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Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, è fratello del boss Giuseppe Mancuso (cl. ’49), detto ‘Mbrogghja”, fra i principali capi dell’omonimo casato mafioso di Limbadi, condannato all’ergastolo nel processo “Tirreno” (ritenuto il mandante degli omicidi dei boss Versace di Polistena), ma con la pena che gli è stata poi ridotta a 30 anni di reclusione. Pantaleona Mancuso è anche fratello di Diego, Francesco (detto “Tabacco”) e Salvatore Mancuso, attualmente tutti in stato di libertà.