lunedì,Novembre 25 2024

‘Ndrangheta: l’escalation criminale a Vibo di Enzo Barba

Da “braccio-destro” del boss Carmelo Lo Bianco sino a “capo società” del nuovo “locale”. Dall’omicidio Gangitano sino alla sua eliminazione programmata da Mantella

‘Ndrangheta: l’escalation criminale a Vibo di Enzo Barba
Vincenzo Barba

Doveva morire per mano di Andrea Mantella – con il supporto dei clan lametini e dei Piscopisani – il 68enne Enzo Barba, detto “Il Musichiere”, finito ieri al centro di un’inchiesta della Guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Vibo Valentia, che ha scoperto come il boss aveva percepito persino il reddito di cittadinanza. Un personaggio, Vincenzo Barba, che ha da sempre occupato un ruolo di primissimo piano all’interno del clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, ritenuto vicinissimo al defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto “Piccinni”, deceduto nel 2014 nel carcere di Parma. [Continua dopo la pubblicità]

All’interno dello stesso clan – e specie dopo il decesso nel dicembre del 2016 di Carmelo Lo Bianco (cl. ’45), detto “Sicarro”, altra figura di rilievo della consorteria mafiosa (cugino di Piccinni) – il ruolo “rilevantissimo” assunto negli anni da Enzo Barba viene da ultimo delineato dall’operazione “Rinascita-Scott”, scattata a dicembre con il coordinamento della Dda di Catanzaro e che vede “Il Musichiere” fra i principali arrestati per associazione mafiosa, in qualità di promotore della cosca Lo Bianco-Barba.

Paolino Lo Bianco

Un’accusa che Vincenzo Barba condivide unitamente a Paolino Lo Bianco (figlio del defunto “Piccinni”), Filippo Catania (cognato del defunto “Piccinni”), Antonio Lo Bianco (cl. ’48) e Raffaele Franzè, detto “Lele U Svizzeru”, quest’ultimo deceduto nel maggio dello scorso anno. Si tratta di personaggi tutti condannati a seguito dell’operazione “Nuova Alba” condotta dalla Squadra Mobile di Vibo nel febbraio del 2007, ulteriore dimostrazione che il carcere non sarebbe per nulla servito a “rieducare” nessuno di loro. Enzo Barba è accusato in “Rinascita-Scott” di aver svolto, alternativamente a Raffaele Franzè, il ruolo di “contabile” del clan.

L’omicidio di Gangitano. Vincenzo Barba, nell’ambito dell’operazione “Rinascita-Scott” è però anche accusato (è indagato a piede libero) di essere stato il mandante – unitamente al defunto Carmelo Lo Bianco (“Piccinni”) – dell’omicidio di Filippo Gangitano, detto “Il picciotto”, scomparso nel 2002. Accusa di essere i mandanti del fatto di sangue anche per Paolino Lo Bianco e Filippo Catania. «Questo omicidio di Gangitano – ha raccontato il collaboratore di giustizia Andrea Mantella – è stato commesso quando io ero semilibero e lui era andato a convivere con un ragazzo a casa dei propri genitori, per questo si è saputo che era gay. Francesco Scrugli (ucciso nel 2012) era stato contattato da Carmelo Lo Bianco il capo, il quale gli disse che un nostro “saggio compagno” era gay e questa cosa nella ‘ndrangheta non poteva essere tollerata; Scrugli gli disse che sarebbe venuto da me che ero anche cugino di Gangitano e mi disse questa cosa».

Carmelo Lo Bianco

È a quel punto che Enzo Barba e Carmelo Lo Bianco avrebbero dato appuntamento, tramite Scrugli, ad Andrea Mantella. «Mi dissero che effettivamente mio cugino era gay; dissero che Vibo era piena e lo sapevano tutti. Io a quel punto cercai di risolvere la situazione facendolo cacciare, ma tutti e due mi dissero che queste cose “non devono esistere”, che “noi dobbiamo dare conto a San Luca” e non ci potevamo permettere di avere o di aver avuto un gay nella cosca. Tutti e due sostenevano la stessa cosa». Alla fine, attirato in una trappola, Filippo Gangitano sarebbe stato ucciso materialmente da Francesco Scrugli a colpi di pistola, con Andrea Mantella che avrebbe avuto il ruolo di organizzatore del delitto su mandato di Enzo Barba, Carmelo Lo Bianco, Paolo Lo Bianco e Filippo Catania. Per il gip distrettuale , in ogni caso, per Vincenzo Barba, Filippo Catania e Paolo Lo Bianco, in ordine all’omicidio Gangitano “mancano, ai fini di ritenere raggiunta la soglia della gravità indiziaria, i riscontri esterni individualizzanti, alle pur puntuali dichiarazioni del pentito” Andrea Mantella. [Continua in basso]

Enzo Barba è poi accusato di estorsione (ottobre 2016) ai danni del titolare del Luna Park itinerante, in concorso con Paolino Lo Bianco, usura insieme a Domenico Moscato, ed anche del reato di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dalle finalità mafiose, insieme a Franco Barba, Paolino Lo Bianco.

Francesco Barba
Franco Barba

La vicenda del 501 hotel. In particolare, Enzo Barba, Franco Barba e Paolino Lo Bianco, operando congiuntamente con il defunto Carmelo Lo Bianco (padre di Paolino), sono accusati di aver attribuito in modo fittizio a Peppino Mancini (già controllore del pacchetto di maggioranza azionaria e con incarichi direttivi e di amministrazione) la titolarità di una parte del pacchetto azionario dell’Hotel 501, già di proprietà della “501 Hotel s.p.a. (poi fallita), immettendo nelle casse della famiglia Mancini la somma di euro 1.200.000 euro (un milione e duecentomila), parte dei quali (almeno 300.000 euro) facenti parte della c.d. “bacinella”, ossia della cassa comune della cosca Lo Bianco-Barba.

Peppino Mancini (per il quale era stata ipotizzata pure l’accusa di riciclaggio), secondo la Dda ,dopo aver ricevuto dai Lo Bianco-Barba tale somma di denaro avrebbe acquisito formalmente la disponibilità, investendola nel 501 Hotel ed accettando di fare da prestanome in relazione alla parte del pacchetto azionario riferibile a Enzo Barba e Franco Barba, operando congiuntamente con il defunto boss Carmelo Lo Bianco.

Andrea Mantella

Mantella voleva uccidere Barba. E’ a questo punto che Andrea Mantella, uscito dal carcere, matura il proposito di uccidere sia Enzo Barba che Carmelo Lo Bianco, non avendo ricevuto alcuna somma di denaro nel corso del suo stato detentivo, né la parte dei soldi investiti dal clan nel 501 hotel. “Enzo Barba poteva essere ucciso facilmente con un fucile di precisione mentre si trovava sul balcone di casa, mentre Carmelo Lo Bianco poteva essere eliminato mentre si recava per delle visite in ospedale a Vibo durante i permessi premio”. I killer per i due omicidi “eccellenti” dovevano arrivare dal clan Giampà di Lamezia Terme, con l’appoggio del clan dei Piscopisani che avrebbe chiesto in cambio a Mantella l’omicidio ai danni del titolare di un mulino a Vibo che in passato aveva denunciato, fra gli altri, alcuni esponenti della famiglia Fiorillo di Piscopio. L’eliminazione dei due esponenti di vertice del clan Lo Bianco-Barba, poi sfumata, sarebbe stata a conoscenza anche del boss di Nicotera Marina, Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, il quale si sarebbe opposto promettendo di consegnare lui stesso a Mantella una parte del denaro ricavato dalle estorsioni su Vibo.

Enzo Barba ed i Mancuso. E’ sempre il collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, a riferire che negli anni ’80 Enzo Barba gli raccontò di “un’umiliazione subita per mano del boss Giuseppe Mancuso, detto Peppe Mbrogghia”, mentre gli ultimi sviluppi criminali sul ruolo di Enzo Barba sono stati forniti nell’ottobre scorso dal nuovo collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena. “Circa il rapporto con i Mancuso, Vincenzo Barba – ha dichiarato Arena – fu molto chiaro nel riferire che lui era legato da molto tempo a loro e quindi non se la sarebbe “guastata” con i Mancuso. Io stesso gli fecipresente che se loro non se la sarebbero guastata, noi però non saremmo stati sotto i Mancuso. In realtàanche successivamente i Lo Bianco-Barba si facevano sempre portatori degli interessi dei Mancuso su Vibo Valentia e dicevano che ogni attività interessava a loro, pretendendo di bloccarci o di farci accontentare di estorsioni a piccoli esercizi commerciali, cosa che noi non volevamo accettare”.

Enzo Barba capo società del nuovo “locale” di Vibo. Nel 2012, in prossimità della ricorrenza della commemorazione dei defunti, venne invece organizzata una riunione al cimitero di Vibo Valentia, alla quale avrebbero preso parte gli esponenti dei due gruppi (Lo Bianco-Barba da un lato e Pardea-Macrì dall’altro), che avevano da poco formato il nuovo locale di ‘ndrangheta di Vibo. Nell’occasione venne conferita a Vincenzo Barba – ha spiegato Bartolomeo Arena – la carica di capo società e a Antonio Macrì quella di contabile”.  Vennero poi conferite altre cariche, tra le quali a Bartolomeo Arena quella di “Picciotto di giornata”. Quest’ultimo poco prima avrebbe ricevuto la dote dello “sgarro” da parte di “Paposcia” e di Antonio Macrì.

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