Droga nelle Serre vibonesi: ecco tutte le accuse a carico degli indagati (VIDEO)
Cessione di sostanze stupefacenti ma anche produzione di marijuana attraverso la coltivazione di diverse piante di canapa
Quindici capi di imputazione che vanno dalla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (marijuana, hashish ed in qualche caso pure cocaina) sino alla produzione e coltivazione di canapa indiana. Un’indagine meticolosa messa in piedi dai carabinieri del Norm di Serra San Bruno, diretti dal luogotenente Massimiliano Staglianò, e che ha disarticolato una rete di spacciatori attiva nelle Serre vibonesi con diramazioni pure nel Soveratese, nel Reggino ed in altre zone d’Italia.
In particolare, Damiano Mamone, 34 anni, di Serra San Bruno, è accusato di aver fornito sostanze stupefacenti a Simone Musolino, 26 anni, di Brognaturo, per il tramite di Davide Tassone, 24enne di Serra. Musolino avrebbe acquistato e rivenduto la sostanza stupefacente facendo confluire i proventi dell’attività illecita sulla carta Postepay di Davide Tassone. Il tutto sarebbe avvenuto a Serra San Bruno e Gonzaga, fra l’ottobre 2015 ed il giugno 2016.
Traffico di droga: 16 indagati nelle Serre vibonesi (NOMI)
Simone Musolino, secondo le indagini dei carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno diretti dal capitano Mattia Ivano Losciale, avrebbe inoltre spacciato cocaina nell’agosto agosto del 2015.
Detenzione ai fini di spaccio di marijuana è poi l’accusa mossa in concorso a Damiano Mamone, Davide Tassone, Simone Musolino, Giuseppe Gamo (27 anni di Spadola), Marco Cunsolo (31 anni, di Soverato, indagato a piede libero) e Piera Tounsi (23 anni, di Suzzara, in provincia di Mantova), mentre altro specifico capo di imputazione relativo alla cessione di canapa indiana viene elevato nei confronti di Davide Tassone che avrebbe fornito marijuana a Fernando Spatola, 20 anni, di Serra San Bruno e poi anche a Cristian Valenti, 21enne di Serra San Bruno.
Ancora accuse di cessione di marijuana l’accusa mossa poi a Damiano Mamone in concorso con Cristian Valenti, Nino Emanuele, 28 anni, di Santa Caterina dello Jonio, Francesco Candido, 24 anni, di Isca sullo Jonio, e Giovanni Gimigliano, 23enne di Catanzaro.
Emanuele Mancuso, 29 anni, di Nicotera, Damiano Mamone e Vincenzo Tino, 27 anni, di Capistrano sono quindi i protagonisti di altra specifica contestazioni. In particolare, Emanuele Mancuso (allo stato irreperibile) avrebbe acquistato o ricevuto sostanza stupefacente non meglio indicata e che nell’occasione sarebbe stata trasportata da Vincenzo Tino. La contestazione viene mossa con l’aggravante della recidiva per Emanuele Mancuso e la recidiva infraquinquennale e specifica per Vincenzo Tino. Fatti di reati che sarebbero stati commessi tra Capistrano e Serra San Bruno in un arco temporale ricompreso fra il giugno 2015 ed il luglio dello stesso anno.
Altre contestazioni riguardano la cessione di marijuana e cocaina da Damiano Mamone a Francesco Cannizzaro, 27 anni, di Sant’Eufemia d’Aspromonte, in un periodo ricompreso fra il novembre 2015 ed il luglio 2016, e dallo stesso Mamone ad Angelo Garieri, 31 anni, di Cardinale.
Arresti per droga nel Vibonese, spacciatori traditi da WhatsApp e carte Postepay
Infine le accuse di produzione, mediante coltivazione, di canapa indiana. Un’accusa mossa a Damiano Mamone e Manuel Delfino, 29 anni di Reggio Calabria. Damiano Mamone avrebbe – ad avviso degli inquirenti e del gip – proceduto materialmente alla coltivazione della marijuana, mentre Manuel Delfino avrebbe fornito i semi di canapa fra il marzo del 2015 ed il maggio 2016.
Altra coltivazione di marijuana nel territorio comunale di Serra San Bruno sarebbe stata curata da Davide Tassone tra l’11 ed il 19 luglio dello scorso anno, mentre tra il maggio ed il luglio 2015 lo stesso Tassone avrebbe coltivato canapa indiana insieme a Simone Musolino.
Sull’operazione, nel corso della conferenza stampa, è intervenuto il procuratore di Vibo Valentia, Bruno Giordano, che ha rivolto un plauso al pm Filomena Aliberti ed ai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno che hanno fornito solidi elementi di prova per l’emissione da parte del gip, Gabriella Lupoli, di un’ordinanza di custodia cautelare che va a disarticolare un’importante rete di spaccio che aveva messo radici nelle Serre vibonesi e non solo.