Il boss col reddito di cittadinanza, la Gdf denuncia Vincenzo Barba
VIDEO - Ritenuto esponente apicale del clan “Lo Bianco-Barba” di Vibo e condannato dalla Corte di Appello di Catanzaro per associazione a delinquere di stampo mafioso, è risultato percettore della misura di sostegno
La Procura della Repubblica di Vibo Valentia e i militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Vibo Valentia hanno da tempo avviato tutta una serie di controlli finalizzati a verificare la regolarità delle fruizioni del cosiddetto Reddito di Cittadinanza, con lo scopo precipuo di verificare se allo stesso hanno avuto accesso soggetti che non ne avevano diritto e persone “vicine” alla criminalità organizzata.
Detti controlli hanno sortito già i primi frutti atteso che i militari della Guardia di Finanza hanno individuato un esponente apicale della criminalità organizzata vibonese, il quale, omettendo di comunicare all’Inps la presenza, a suo carico, di precedenti condanne passate in giudicato, preclusive dell’erogazione del beneficio richiesto, aveva indebitamente percepito, nel periodo settembre 2019 – gennaio 2020, l’importo di 4.500 euro. [Continua]
Si tratta di Vincenzo Barba, alias “u Musichiere”, di 68 anni, con pregiudizi penali, tra gli altri, per estorsione, ricettazione, truffa e usura, ritenuto esponente apicale del clan “Lo Bianco-Barba” di Vibo Valentia, condannato dalla Corte di Appello di Catanzaro in data 03/05/2010, per associazione a delinquere di stampo mafioso, sentenza divenuta irrevocabile in data 15/12/2011. Barba è stato coinvolto, in passato, in numerose operazioni di polizia, quali “Robin-Hood”, “Nuova Alba”, “Flash” e, recentemente, è stato tratto in arresto nell’operazione “Rinascita Scott“, della Dda di Catanzaro, che ha fatto emergere, dopo la morte di Carmelo Lo Bianco, detto “Sicarro”, la sua costante ascesa negli anni fino ad assumere, insieme ad altri, la qualità di promotore, organizzatore, capo e contabile della ‘ndrina e della Società Maggiore di Vibo Valentia. Agli atti dell’inchiesta emergeva, altresì, il suo ruolo di contabile della cosca, alternativamente a Raffaele Franzè, detto “Lele U Svizzeru”, deceduto.
Al termine del controllo sulla spesa pubblica, i finanzieri lo hanno denunciato alla locale Procura della Repubblica, guidata dal procuratore Camillo Falvo, che ravvisando gli estremi del reato previsto e punito dall’art. 7, comma 1, del D.L. 28 gennaio 2019, n. 4, unitamente al sostituto procuratore Filomena Aliberti ha richiesto al Gip l’emissione di un decreto di sequestro preventivo, eseguito in data odierna, avente per oggetto la somma di 4.500 euro circa, quale profitto illecito conseguito a seguito della commissione del reato.
La Procura della Repubblica guidata dal Procuratore Falvo proseguirà nell’attività di verifica in materia di Reddito di Cittadinanza, per evitare che le somme possano andare a beneficio di boss mafiosi o altri appartenenti alle cosche, verificando anche l’esistenza di eventuali connivenze o mancati controlli ad opera dei soggetti che potevano e/o dovevano evitare che ciò potesse accadere.