Intimidazione a Vibo, Confindustria nel mirino: cartucce e benzina sul cantiere della nuova sede
L’immobile è in fase di ristrutturazione. Il fatto denunciato alla Questura. L’amarezza del presidente degli industriali Rocco Colacchio
«Cosa si prova? Amarezza, tanta amarezza». Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo Valentia, stenta a trovare le parole. Perché quelle due cartucce di fucile e quella bottiglia con liquido infiammabile, fatte trovare stamani in un sacco di cemento, davanti alla nuova sede dell’associazione degli industriali, nei pressi dell’antica Chiesa del Rosario, è un messaggio che colpisce «tutta Confindustria, tutti noi».
Cadeaux intimidatorio recuperato da uno degli operai della GP Costruzioni, l’azienda della vicina Filandari che si è aggiudicata i lavori al termine di una gara interna a Confindustria a Vibo Valentia, una procedura – spiega con orgoglio il presidente Colacchio – che «dimostra la trasparenza del nostro modo di fare e il rispetto verso tutti i nostri associati». Lavori per sessantamila euro, inviti a partecipare, buste sigillate, lavori aggiudicati alla migliore offerta. «Insomma, una cosa bella, una cosa fatta bene», dice il numero uno degli industriali vibonesi. E poi? «E poi ci ritroviamo, noi che diamo l’esempio, a subire una cosa del genere». I lavori andranno avanti senza intoppi, il fatto è stato prontamente denunciato in Questura.
L’immobile teatro del grave episodio, nel cuore della città di Vibo Valentia, era stato acquistato da Confindustria nel 2009. «Appena mi sono insediato – aggiunge il presidente Colacchio (foto) – ho detto ai soci “perché dobbiamo spendere 800 euro al mese per una sede?, ristrutturiamo questo immobile, è nostro”. E così abbiamo fatto e, con il consenso del direttivo, siamo andati avanti speditamente. Coinvolgendo tutti nostri associati, persone pulite, gente iscritta alle white list, dopo la scrematura che abbiamo operato tra gli associati in seguito alle interdittive che hanno interessato diverse aziende».
E così, quella sede diventa il simbolo di un rilancio, di pulizia, di trasparenza, di voglia di fare e di crescere anche in una terra difficile. Un simbolo, adesso, anche di resistenza contro la protervia del racket.
LE REAZIONI. “Con questo gesto hanno colpito noi tutti e tutta la categoria. Proprio per questo dobbiamo rispondere coesi all’ennesimo attacco. Dobbiamo rispondere in maniera ferma ed estremamente visibile”.
Questo il primo commento di Confindustria Vibo dopo l’atto intimidatorio subito: “Dobbiamo reagire con forza tutti insieme contro chi pensa di poter piegare con questi sistemi le persone perbene che lavorano e portano avanti la parte positiva del nostro territorio”.
I presidenti Natale Mazzuca (Unindustria Calabria) e Francesco Berna (Ance Calabria) hanno espresso invece ferma condanna per il vile gesto perpetrato ai danni di Confindustria ed Ance Vibo Valentia nel cantiere della nuova sede. “A Confindustria Vibo Valentia, simbolo della rappresentanza del sistema imprenditoriale e della libertà di fare impresa sul territorio, ai suoi associati ed ai suoi vertici – affermano in una nota – esprimiamo e garantiamo la nostra vicinanza ed il nostro incondizionato sostegno. Tali gesti non sono e non possono in nessun caso essere tollerati, tantomeno quando vengono perpetrati nei confronti di soggetti che contribuiscono al progresso ed alla crescita economica e sociale del Paese. Quando si attacca una organizzazione di rappresentanza delle imprese radicata e riconosciuta, si colpisce il cuore stesso del vivere civile. Nessuno si illuda di poter fermare le imprese nè di intimidire chi, da sempre – concludono – è al fianco del sistema economico e combatte con ogni energia la criminalità ed il malaffare”.
Il “pacco” con le cartucce e la benzina è stato ritrovato dinanzi al civico numero 7 di via Vittorio Veneto.