giovedì,Gennaio 2 2025

Rinascita-Scott: i clan e il mercato delle cappelle cimiteriali a Vibo

Nuovi particolari dall’inchiesta dei carabinieri e della Dda su come i Lo Bianco ed i Pugliese gestiscono il cimitero ed i servizi funerari con la complicità di dipendenti comunali

Rinascita-Scott: i clan e il mercato delle cappelle cimiteriali a Vibo

Anche i servizi cimiteriali a Vibo Valentia sarebbero in mano ai clan. Un “capitolo” importante dell’inchiesta “Rinascita-Scott”, già aperto dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, riscontrato attraverso le intercettazioni dei protagonisti dello scandalo ed arricchito, da ultimo, da ulteriori acquisizioni investigative dei carabinieri e della Dda di Catanzaro che ben mettono in rilievo quanto documentato in città sino a meno di due anni fa. Innanzitutto, gli inquirenti sottolineano come tale “sistema” per funzionare si avvaleva della “complicità di dipendenti comunali e mediante la falsificazione di documenti. Attraverso degli stratagemmi, la ‘ndrina dei Cassarola – ovvero Rosario Pugliese ed Orazio Lo Bianco – assumevano il controllo del mercato delle cappelle cimiteriali, appropriandosi di quelle più antiche e malconce in cui vi erano sepolti cadaveri per i quali non vi era più alcun interesse dei familiari, per poi restaurarle e rivenderle a prezzi gonfiati”. [Continua dopo la pubblicità]

E’ il 13 giugno del 2018 quando gli investigatori intercettano  una conversazione fondamentale per capire quanto il “sistema” all’interno del cimitero di Vibo Valentia sia radicato.

Orazio Lo Bianco

Nella circostanza un soggetto allo stato non identificato si rivolgeva ad Orazio Lo Bianco chiedendogli di procurargli una cappella al cimitero, al quale quest’ultimo rispondeva “non ce l’ho più… l’ho venduta”, ammettendo pertanto di occuparsi della compravendita di cappelle cimiteriali. Infatti, subito dopo lo stesso aggiungeva non ce l’ho a quel prezzo”, specificando di disporre di ulteriori cappelle ma a prezzi più elevati ( ‘sono alti…più di ventinon compri non è prezzo per te”). Precisava che il prezzo si aggirava intono ai “trentatrentacinque… trentasei e che a quel prezzo avrebbe potuto ottenere la cappella completamente rifinita e pronta per l’uso (“chiavi in mano”).

L’interlocutore chiedeva al monitorato di riuscire a procurargli una cappella per un prezzo inferiore, ma la risposta di Orazio Lo Bianco era “non ce n’è… altrimenti te la davo, rimarcando come il mercato delle cappelle all’interno del cimitero fosse gestito personalmente dallo stesso Orazio Lo Bianco, 46 anni, di Vibo Valentia, fra i principali arrestati dell’inchiesta “Rinascita-Scott”.  Il soggetto garantiva che qualora Lo Bianco gli avesse procurato una cappella o ulteriori strutture cimiteriali a prezzi più vantaggiosi avrebbe affidato i lavori di ristrutturazione e rifinitura solamente a lui (“una vecchiame la ristrutturi tuma pure quei cazzi di tumuli., quella grande”).

Andrea Mantella

Tali risultanze – ad avviso degli inquirenti – riscontrano in pieno le dichiarazioni fomite da Andrea Mantella, nelle quali Orazio Lo Bianco viene descritto come soggetto che gestisce, unitamente ai fratelli Pugliese, la vendita delle cappelle nel cimitero di Vibo Valentia, accaparrandosi le vecchie strutture abbandonate tramite la compiacenza dei dipendenti comunali per poi ristrutturarle e rivenderle a prezzi maggiorati”.

Importante anche altra intercettazione del luglio 2018 quando ad Orazio Lo Bianco si rivolge un pregiudicato del posto a cui è da poco morto il fratello. Orazio Lo Bianco avanza l’idea di includere nel servizio funerario del defunto anche l’acquisto di due posti all’interno di una cappella, messi in vendita dal titolare il quale ne aveva affidato l’incarico esclusivo ad Orazio Lo Bianco, il quale si sarebbe dovuto occupare anche dei lavori di ristrutturazione e sistemazione della struttura cimiteriale. Era direttamente quest’ultimo a trattare il prezzo dei posti e la caparra da versare, asserendo che una volta acquistati due posti all’interno di quella cappella non sarebbe stato facile per il proprietario cedere ulteriori posti ad altri soggetti, divenendo il familiare del defunto un acquirente privilegiato e quasi esclusivo degli altri posti ubicati nella cappella. Orazio Lo Bianco menzionava poi la disponibilità di altre cappelle confermando così di essere il “dominus” non solo dei servizi cimiteriali ma anche del mercato delle cappelle. Infine, lo stesso Lo Bianco sottolineava più volte  il trattamento di favore fatto al familiare del defunto. Trattamento “voluto ed imposto da Rosario Pugliese, alias “Saro Cassarola”, che stabiliva i prezzi dei servizi funerari e la cui parola – a detta di Orazio Lo Bianco – era “legge per tutti”.

Rosario “Saro” Pugliese

Tali risultanze, secondo gli inquirenti, evidenziano il ruolo verticistico e decisionale assunto da Rosario Pugliese non solo nell’ambito delle attività economiche esercitate da Orazio Lo Bianco – nell’ambito delle quali Pugliese riveste la qualità di socio occulto – ma conferma la posizione apicale assunta in seno alla ‘ndrina  dei Cassarola”. In altra intercettazione era invece una donna a chiedere ad Orazio notizie in ordine alla sepoltura del defunto ed il monitorato specificava che vi avrebbe provveduto il giorno seguente, seppellendolo all’interno di “una cappella nostra (“adesso vediamo lo mettiamo in una cappella nostra”). “Pertanto, Orazio Lo Bianco – sottolinea la Dda – descriveva il luogo di sepoltura del defunto quale struttura nella disponibilità sua e di ulteriori persone. Nella circostanza la donna – da ricondurre ad un dipendente comunale addetto ai servizi cimiteriali – raccomandava che la sepoltura avvenisse alla presenza di tale Francolino, soggetto riconducibile a Francolino Rosario, capo dei custodi dei vari cimiteri di Vibo Valentia, menzionato da Andrea Mantella quale soggetto accondiscendente ai voleri di Rosario Pugliese”.

Successivamente, Orazio Lo Bianco passava a specificare al cliente il prezzo dell’operazione, riportando che il proprietario intendeva vendere per 2.500 euro per ciascun loculo, già compresi dei lavori di ristrutturazione e rifinitura che sarebbero stati eseguiti a cura dello stesso Lo Bianco, tuttavia, attraverso l’intercessione di quest’ultimo, sarebbe riuscito ad ottenere la vendita dell’intera cappella ad un prezzo più vantaggioso (“io ve la faccio dare per undici mila euro”).

Nel proseguo del discorso, Orazio Lo Bianco illustrava il sistema da egli utilizzato per la vendita delle cappelle, spiegando che dopo aver assunto l’incarico della vendita di una cappella manteneva la notizia riservata in modo da poterla vendere esclusivamente alle persone da lui prescelte, soprattutto ai clienti.

In sostanza, Orazio Lo Bianco, una volta assunto l’incarico di vendita delle cappelle, ne diverrebbe colui  che ne dispone in via esclusiva, alterando il mercato e selezionando gli acquirenti, giungendo quindi ad imporre il prezzo.

Alfredo Lo Bianco (Pd)

I consigli del consigliere comunale al fratello. Secondo gli inquirenti emerge anche “la totale assuefazione dei dipendenti comunali preposti al controllo dei servizi cimiteriali ai voleri del Lo Bianco e del Pugliese, al punto che gli stessi gestivano a loro piacimento la disposizione dei loculi in cui tumulare le salme, in completa violazione delle ordinanze comunali”. Significativa è inoltre un’intercettazione telefonica in cui l’allora consigliere comunale Alfredo Lo Bianco (arrestato nell’operazione “Rinascita” per voto di scambio aggravato dalle finalità mafiose e di recente sottoposto all’obbligo di dimora a Vibo e reintegrato in Consiglio comunale con il plauso del locale Partito democratico) raccomandava al fratello Orazio di non spostare al cimitero di Vibo le salme dei propri familiari. “Orazio una cosa per cortesia – si legge nel dialogo intercettato – non fare più movimenti li sopra per nessuno! Va bene? I posti nostri sono quelli…Non per lo zio Antonio, non per nessuno. Lo zio Antonio può stare quanto vuole, lo zio Ciccio può stare quanto vuole, poi tra cent’anni abbiamo bisogno dell’ossario, poi vediamo”. 

Ad avviso della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, e dei carabinieri, il riferimento del consigliere comunale Alfredo Lo Bianco “era evidentemente rivolto agli spostamenti delle salme dei propri familiari defunti in loculi cimiteriali diversi da quelli assegnati, a conferma della gestione autonoma da parte di Orazio Lo Bianco in tale settore, lasciando emergere la consapevolezza di tale situazione da parte del fratello Alfredo, il quale in qualità di consigliere comunale dovrebbe rappresentare gli interessi del Comune contro gli illeciti perpetrati contro l’ente”. A quanto sin qui ricostruito “va aggiunto – ha ulteriormente precisato la Dda – che Lo Bianco Orazio rappresenta un importante bacino elettorale per i propri congiunti attivi in politica, motivo per il quale questi ultimi danno contezza alle sue richieste, in cambio del procacciamento dei voti”. Da ricordare che attualmente Rosario Pugliese è latitante, essendo sfuggito al blitz dell’operazione “Rinascita-Scott” del dicembre scorso.

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