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Pizzo fra demolizioni mai avviate e clan che si dividono il territorio

La terna commissariale pronta a non guardare in faccia nessuno sulle opere abusive mentre i collaboratori Arena e Mantella delineano gli attuali assetti criminali

Pizzo fra demolizioni mai avviate e clan che si dividono il territorio
Pizzo Calabro e nel riquadro il collaboratore di giustizia Andrea Mantella
Il Comune di Pizzo

Da un lato la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro che ha portato a termine l’operazione “Rinascita-Scott”, dall’altra l’azione della terna commissariale, guidata dal prefetto Antonio Reppucci, che tenta di riportare sui binari della legalità l’azione amministrativa di un ente i cui organi elettivi (proprio a seguito dell’inchiesta antimafia) sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Fra le priorità da affrontare, oltre al dissesto finanziario, anche le pratiche già attenzionate dalla Dda con particolare riferimento agli abusivismi edilizi ed agli ordini di sgombero e demolizione rimasti ineseguiti. È stato previsto su tale versante l’arrivo in Comune di tre nuove figure, fra architetti ed ingegneri, che andranno a dare una mano all’Ufficio tecnico attualmente guidato dall’architetto Nicola Donato. [Continua dopo la pubblicità]

Nel “mirino” della terna commissariale vi sono diversi immobili ed opere oggetto di ordinanze di demolizione rimaste sinora ineseguite. In alcuni casi si tratta di costruzioni prive di autorizzazioni ed in zone dove non era possibile edificare. La terna commissariale ha quindi intenzione di procedere ad una gara pubblica per arrivare all’individuazione di un’impresa che si occupi di tutte le demolizioni, ad iniziare da quelle più datate.

Domenico Pardea

Sul fronte dell’inchiesta antimafia “Rinascita-Scott”, invece, a descrivere il contesto criminale attuale di Pizzo sono stati in particolari due collaboratori di giustizia, entrambi di Vibo Valentia: Bartolomeo Arena e Andrea Mantella. Secondo Bartolomeo Arena, a dominare la scena criminale su Pizzo vi sarebbero diversi personaggi, come Domenico Pardea, dell’omonima famiglia di Vibo Valentia. “Domenico Pardea è in ottimi rapporti con il boss Rocco Anello di Filadelfia  – ha dichiarato Arena – ed ha commesso estorsioni anche per conto di quest’ultimo.

Rocco Anello

A Pizzo comanda Rocco Anello, il quale ha ceduto una parte di quel territorio ai Bonavota di Sant’Onofrio che sono interessati ai lavori su Pizzo eseguiti da Peppe Fortuna. In virtù del suo ruolo, Domenico Pardea è però entrato in contrasto con i Bonavota in alcune occasioni. Inoltre sta cercando di ritagliarsi un proprio spazio criminale anche Salvatore Mazzotta, il quale fa parte dei Piscopisani”. Si tratta dello stesso Salvatore Mazzotta che ha finito per mettere nei guai anche il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo (arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa) ed il comandante della polizia municipale Enrico Caria.

Salvatore Mazzotta

Lo stesso Mazzotta è stato già condannato in via definitiva, nell’ambito dell’inchiesta “Ghost”, per traffico di stupefacenti ed è imparentato anche “per il tramite della sorella – scrive il gip – con i Vallelunga di Serra San Bruno ed ha al suo seguito Luca Belsito e Onofrio D’Urzo, soggetti deputati a dominare il territorio di Pizzo curando gli interessi della cosca”. Sempre Salvatore Mazzotta è stato tratto in arresto anche nell’ambito dell’operazione “Crisalide” della Dda di Catanzaro, poiché ritenuto responsabile, insieme ad altri, di una rapina all’ufficio postale di Pizzo Calabro, aggravata dalle modalità mafiose, in accordo con la cosca lametina dei Cerra-Torcasio-Gualtieri.

Andrea Mantella

Ancor prima di Bartolomeo Arena, a descrivere in un interrogatorio del 23 maggio 2017 lo scenario criminale di Pizzo Calabro era stato Andrea Mantella. “Quanto alle ‘ndrine operanti su Pizzo – ha dichiarato Mantella – credo che gli Anello ed i Bonavota abbiano messo delle persone a loro riconducibili, in particolare Domenico Pardea, detto “U Ranisi”, e Salvatore Mazzotta, a svolgere le attività criminali. Mazzotta era assiduo frequentatore sia dei Bonavota che dei Piscopisani e fa parte della ‘ndrangheta. Non so dire se è battezzato – ha concluso Mantella – ma sono certo che sia un criminale”.

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