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Truffa: nulla a Vibo la richiesta di rinvio a giudizio dell’inchiesta “Bis in Idem”

Si riparte dall’avviso di conclusione indagini. Reati a rischio prescrizione. Coinvolti l’ex presidente della Provincia, funzionari e dirigenti della Regione Calabria e gli amministratori della Eurocoop attiva nel settore dei rifiuti

Truffa: nulla a Vibo la richiesta di rinvio a giudizio dell’inchiesta “Bis in Idem”

Nulla la richiesta di rinvio a giudizio avanzata il 14 febbraio scorso dal pm Michele Sirgiovanni (all’epoca procuratore capo facente funzioni) nei confronti di 14 indagati coinvolti nell’inchiesta denominata “Bis in Idem” scattata il 20 maggio 2014 con 9 arresti (poi non confermati dal Tribunale del Riesame), e sequestri per 30 milioni di euro, per far luce su una presunta truffa ai danni della Regione.

Nel corso dell’udienza preliminare odierna, il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, si è infatti accorta che ad alcuni indagati non è stato notificato l’avviso di conclusione indagini. Per tali motivi al giudice non è rimasto altro da fare che restituire gli atti all’ufficio di Procura affinchè provveda a notificare nuovamente l’avviso di conclusione indagini. Ciò ha pertanto reso nulla anche la successiva richiesta di rinvio a giudizio che era stata avanzata dalla Procura nel febbraio scorso sul presupposto (rivelatosi errato) che l’avviso di conclusione indagini fosse stato notificato a tutti gli indagati.

Una chiara violazione del diritto di difesa, quindi, per sanare la quale si dovrà ora ripartire dall’avviso di conclusione delle indagini preliminare, alla notifica del quale tutti gli indagati avranno poi venti giorni di tempo per chiedere al pm di essere interrogati o presentare – anche attraverso i rispettivi legali – eventuali memorie difensive. Solo terminata tale fase, la Procura potrà avanzare una nuova richiesta di rinvio a giudizio.

Il rischio prescrizione. Tale mancata notifica dell’avviso di conclusione indagini ad alcuni indagati, permetterà nel frattempo di far cadere in prescrizione alcuni dei reati contestati. L’inchiesta è infatti scattata nel 2014 ma le ipotesi di reato risalgono agli anni precedenti, mentre l’avviso di conclusione indagini (che dovrà ora essere rinotificato ad alcuni indagati) è dello scorso anno.

Le accuse. Truffa aggravata finalizzata al conseguimento di finanziamenti pubblici, falsità ideologica, abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti e frode nelle pubbliche forniture i reati, a vario titolo, contestati.

Gli indagati. Nell’inchiesta sono coinvolti: Francesco De Nisi, 49 anni, di Filadelfia (in foto), ex presidente della Provincia di Vibo Valentia (avvocato Giovanni La Caria); Antonio Vinci, 64 anni, di San Gregorio d’Ippona, ex dirigente della Provincia di Vibo Valentia (avvocato Giuseppe Altieri); Silvio Claudio Pellegrino, 63 anni, di Catania (avvocati Cristina Agostinelli e Francesco Lione) e Simone Josè Golino, 42 anni, di Mascalucia (Ct), (avvocati Domenico Colaci e Pietro Granata), entrambi amministratori e legali rappresentanti pro tempore dell’Eurocoop; Santo Romano, 67 anni, di Catania (avvocati Domenico Colaci e Luigi Latino), membro del consiglio d’amministrazione; Gerardino Garrì, 41 anni, di Vibo, dipendente Eurocoop (avvocato Francesco Lione);

Anna Maria Lucia Battaglia, 57 anni, di Soverato ( avvocati Crescenzio Santuori, Francesco Iacopino e Biagio Divece); Michelina Ricca, 68 anni, di Cosenza (avvocato Vincenzo Ioppoli); Mario Nicolino, 47 anni, di Pizzo Calabro, funzionario della Provincia di Vibo (avvocati Costantino Casuscelli); Bruno Calvetta, 57 anni, di Vibo Valentia (avvocati Costantino Casuscelli e Vincenzo Ioppoli), già dirigente generale del Dipartimento 10 della Regione;

Salvatore Zappulla, 54 anni, di Reggio Calabria (avvocato Gaetano Vizzari) e Antonio Michele Franco, 54 anni, di Reggio Calabria (avvocato Francesco Rombolà), membri della Commissione valutazione per il bando e funzionario dell’Unità di crisi del Dipartimento numero 10 della Regione Calabria;

Concettina Di Gesu, 65 anni, di Vibo, presidente della Commissione di valutazione per il bando pubblico al centro dell’inchiesta (avvocato Maria Antonietta La Monica); Elisa Maria Mannucci, 60 anni, di Squillace, responsabile del procedimento amministrativo dell’avviso pubblico finito al centro dell’inchiesta e membro della commissione di valutazione del medesimo bando (avvocato Italo Reale).

Calvetta è accusato di truffa aggravata per una presunta falsa attestazione in ordine ai requisiti della Eurocoop di poter accedere ai finanziamenti regionali, mentre Zappulla e Franco avrebbero sottoscritto, secondo l’accusa, i verbali per l’erogazione della Cassa integrazione ai lavoratori dell’Eurocoop sul presunto falso presupposto di una crisi aziendale. Mario Nicolino, rappresentante della Provincia di Vibo in seno ad un apposito “Nucleo di valutazione”, secondo l’accusa avrebbe ammesso ad un finanziamento il progetto della ditta Eurocoop, addetta alla raccolta dei rifiuti a Vibo, “in assenza delle condizioni di ammissibilità”.

L’ipotesi della Procura. Secondo la ricostruzione accusatoria, alcune aziende beneficiarie della cassa integrazione guadagni in deroga avrebbero impiegato i medesimi lavoratori durante i periodi di fruizione dei benefici della Cig. Tali aziende avrebbero poi prestato i loro servizi per società come la Eurocoop, impegnata nello smaltimento dei rifiuti a Vibo ed altri comuni del Vibonese. In pratica, gli indagati sarebbero riusciti a far avere doppi contributi per gli stessi lavoratori in cassa integrazione che così alle aziende non sarebbero costati nulla, atteso l’ottenimento di incentivi pubblici per il mantenimento dei livelli occupazionali. Tali benefici ed incentivi economici da parte del Dipartimento Lavoro della Regione Calabria sarebbero stati erogati, secondo l’accusa, del tutto illegittimamente.

Parti offese nel procedimento la Provincia di Vibo Valentia, la Regione Calabria ed il Ministero del Lavoro.

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