Delitto Palmieri, decisivo lo stub sul cugino e su due giovani di Paravati
Le ragioni della mancata convalida del fermo, le dichiarazioni dell’arrestato e dei fratelli Evolo sino alla ricostruzione del gip per un fatto di sangue allo stato senza movente
Si attende l’esito della prova dello stub effettuato su tre giovani di Paravati per avere un quadro più chiaro e definito, ed accertare tutte le responsabilità, per la morte del 27enne Francesco Palmieri, ucciso mercoledì sera con un colpo di fucile a Paravati, frazione del comune di Mileto. Lo scrive chiaramente il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo, che in punta di diritto ha ben spiegato le ragioni della non convalida del fermo di Nicola Polito, il 33enne cugino della vittima nei cui confronti è stata applicata un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il reato di morte come conseguenza di altro delitto. [Continua dopo la pubblicità]
Mancanza del pericolo di fuga. Il “fondato e concreto” pericolo di fuga è uno dei presupposti richiesti dal codice di procedura penale e dalla giurisprudenza della Cassazione per giustificare un fermo di indiziato di delitto. Nel caso di specie emerge che Nicola Polito è stato trovato dai carabinieri accanto al corpo della vittima “intento a prestargli soccorso ed a chiedere aiuto”. Circostanza, quest’ultima, confermata anche da alcuni vicini di casa ascoltati dai militari dell’Arma e che hanno dichiarato di aver udito l’esplosione di un corpo d’arma da fuoco. “ Come ben noto – sottolinea il gip – in tema di fermo il requisito del pericolo di fuga non è ravvisabile nel temporaneo allontanamento dal luogo del delitto, dovendosi di contro fondare su elementi specifici, dotati di capacità di personalizzazione e desumibili da circostanze concrete”. Nicola Polito, dunque, nel caso concreto non si è reso irreperibile e “prima della sottoposizione al fermo – aggiunge il gip – ha mostrato un atteggiamento collaborativo con le forze dell’ordine, fornendo la propria versione dei fatti e rendendo dichiarazioni parzialmente confessorie. Ne consegue – conclude sul punto il giudice – che il fermo non può essere convalidato per difetto di fondato pericolo di fuga”.
La misura cautelare ai domiciliari. Al contempo, l’ufficio di Procura aveva chiesto al gip – oltre alla convalida del fermo – l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio. Per il gip “sussistono a carico di Nicola Polito i gravi indizi di colpevolezza” tali da giustificare un’ordinanza di custodia cautelare, ma non per il reato di omicidio volontario e non in carcere ma i domiciliari. Ecco perché. “In base ad una valutazione complessiva delle risultanze investigative, anche alla luce – scrive il gip – dell’iscrizione della notizia criminis a carico di Pasquale Evolo” per il reato di morte come conseguenza di altro delitto, nonché della ricostruzione dei fatti fornita da Nicola Polito nell’immediatezza dei fatti e successivamente in sede di interrogatorio, il reato da contestare a Polito non è quello di omicidio ma anche per lui quello di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, ipotesi di reato autonoma quale conseguenza non voluta derivante dalla commissione di altro reato. Per il giudice, “allo stato non sono emersi elementi idonei a configurare il reato di omicidio, specie in ordine all’esatta individuazione della dinamica dei fatti, all’elemento soggettivo richiesto dalla fattispecie ed al movente del delitto”. Manca, quindi, allo stato, il movente del delitto ovvero le ragioni che avrebbero spinto Nicola Polito o Pasquale Evolo ad uccidere volontariamente Francesco Palmieri.
La prova dello stub. Ecco che importante e decisiva diviene quindi la prova dello stub effettuato su Polito e i fratelli Evolo al fine di rilevare tracce di polvere da sparo e capire così, con metodo scientifico e grado di certezza, chi ha materialmente esploso il colpo di fucile che ha ucciso Francesco Palmieri. “In attesa delle risultanze degli accertamenti tecnici disposti, in particolare sui tamponi stub prelevati a carico di Nicola Polito, Pasquale Evolo e Giuseppe Evolo, il solo dato allo stato incontrovertibile – sottolinea il gip – a carico di Nicola Polito per la morte di Palmieri è rappresentato dalla detenzione esclusiva dell’arma del delitto da parte dell’indagato”.
Le dichiarazioni dell’arrestato. Nicola Polito, quindi, dopo aver ribadito al giudice di essere stato sempre in ottimi rapporti con il cugino e di essersi cresciuti come fratelli, ha spiegato di aver avuto una lite con i fratelli Evolo a causa di un debito di denaro per l’acquisto di sostanza stupefacente e che la vicenda sarebbe degenerata “a causa dell’ira di Pasquale Evolo che l’ha raggiunto, unitamente al fratello Giuseppe, nei pressi dell’abitazione della nonna – luogo del delitto – per sistemare la vicenda.
L’ammissione sul fucile ma non sullo sparo. Nicola Polito ha così ammesso di essersi munito di un fucile per spaventare gli Evolo e di aver avuto una colluttazione con Pasquale Evolo “il quale, tentando di prendere il possesso dell’arma – ha dichiarato Polito – e nel pieno della concitazione, ha sparato”.
Diverse le incongruenze e le contraddizioni in tale ricostruzione, ad avviso del giudice, ma comunque “appare altamente verosimile che la vittima, evidentemente presente al momento dell’alterco fra Polito Nicola ed Evolo Pasquale, sia stata attinta accidentalmente dal colpo d’arma da fuoco dell’arma che i due soggetti erano intenti a contendersi durante la colluttazione. La colpa dei litiganti è consistita nel maneggiare imprudentemente un’arma con potenziale mortale in presenza di altri soggetti esterni alla colluttazione”.
Polito ha infine dichiarato di essersi accorto della presenza del cugino Francesco Palmieri solo dopo la lite con i fratelli Evolo ovvero dopo l’esplosione del colpo, allorchè gli Evolo si sarebbero dati alla fuga, mentre lui sarebbe rientrato nell’abitazione della nonna per posare il fucile. Polito avrebbe notato il corpo del cugino a terra nel far rientro a casa.
Gli Evolo e i vestiti buttati in lavatrice. Le dichiarazioni degli Evolo sulla vicenda per il giudice appaiono invece reticenti e contraddittorie, alla luce di tutti gli elementi di indagine e anche dal particolare – decisamente importante – che un loro telefono cellulare è stato trovato dai carabinieri all’interno degli indumenti appena dismessi e buttati nella lavatrice di casa pronta all’azionamento.
Polito in carcere. Da domenica sera, Nicola Polito – a cui il gip ha applicato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari (anche in attesa dell’esito dello stub) – è però ritornato in carcere poiché i familiari non gli hanno rinnovato l’ospitalità nel domicilio dove dimorava prima del decesso del cugino Francesco Palmieri. Si cerca quindi ora una soluzione alternativa (Polito è assistito dall’avvocato Salvatore Sorbilli) per dare concreta attuazione alla decisione del gip che ha disposto gli arresti domiciliari. O, quindi, l’abitazione di altri congiunti disponibili ad ospitarlo oppure la sistemazione in qualche comunità, sempre in regime di arresti domiciliari.
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