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Inchiesta “Poseidone”: cade il reato di concussione per il vibonese Domenico Basile

Il Tribunale di Catanzaro riqualifica il reato in abuso d’ufficio dichiarando il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione

Inchiesta “Poseidone”: cade il reato di concussione per il vibonese Domenico Basile

Non luogo a procedere per intervenuta prescrizione dopo la riqualificazione del reato da concussione in abuso d’ufficio. Questa la decisione del Tribunale collegiale di Catanzaro nei confronti dell’ex assessore all’Ambiente (giunta di centrodestra) Domenico Basile, 65 anni, ingegnere di Vibo Valentia, coinvolto nel procedimento denominato “Poseidone”. Nei suoi confronti il pm della Dda di Catanzaro, Saverio Vertuccio, aveva chiesto 4 anni di reclusione per il reato di concussione mentre 2 anni e 8 mesi erano stati chiesti per Bruno Barbera, già commissario dell’Arpacal. Anche nei suoi confronti, riqualificato il reato da concussione in abuso d’ufficio, il Tribunale ha dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

Il reato di concussione per Barbera e Basile faceva riferimento a presunte indebite verifiche effettuate sull’azienda dell’ex presidente degli industriali calabresi Pippo Callipo. L’avvocato Domenico Colaci, difensore di Basile, ha però documentato al Tribunale che all’epoca i controlli all’azienda di Callipo rientravano in una serie di verifiche programmate in tutte le aziende dell’intera regione e che erano non solo necessarie ma anche dovute, rientrando fra gli obblighi istituzionale dell’Arpacal quello di controllare la qualità delle acque di scarico dei depuratori degli opifici industriali classificati quali “industrie insalubri di prima classe” come l’opificio Giacinto Callipo Industrie Alimentari che sversava in un corpo idrico superficiale di importanza regionale (nel caso di specie il fiume Angitola) per recapitare poi direttamente a mare. Peraltro, l’opificio Callipo – come emerso nel corso del dibattimento – è allocato in un’area particolarmente tutelata sotto l’aspetto ambientale e paesaggistico in quanto Oasi naturale.

Tre anni e 6 mesi di reclusione erano stati invece chiesti dal pm – nell’ambito della stessa inchiesta ma per altre contestazioni – nei confronti dell’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Chiaravalloti, che era accusato del reato di associazione a delinquere.

Assolto pure l’ingegnere Antonio Caliò che rispondeva del reato di turbata libertà degli incanti.

L’inchiesta denominata “Poseidone”, avviata nel 2005 sull’affare della depurazione in Calabria, dall’allora pm della Procura di Catanzaro Luigi De Magistris e poi chiusa dall’allora procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.

In altro troncone processuale undici posizioni della medesima inchiesta sono già state da tempo definite con sentenza di proscioglimento da parte del gup, mentre per altri 19 è stato dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

Oltre all’avvocato Domenico Colaci, impegnati nel collegio di difesa gli avvocati: Armando Veneto, Francesco Gambardella Francesco Scalzi, Aldo Aloi e Antonella Canino.

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