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Infiltrazioni mafiose a Nicotera, incandidabili ex sindaco e vice

Sentenza del Tribunale di Vibo Valentia nei confronti dell’allora primo cittadino Pagano e di Mollese. Si salva l’ex assessore Polito

Infiltrazioni mafiose a Nicotera, incandidabili ex sindaco e vice
L’ex sindaco Franco Pagano

Incandidabili per un turno elettorale delle prossime elezioni comunali, provinciali, regionali e circoscrizionali l’ex sindaco di Nicotera Franco Pagano e l’ex vicesindaco Francesco Mollese. Con i loro atti e comportamenti sono stati ritenuti dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia (sezione civile) responsabili dello scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi del Comune di Nicotera rinnovati nelle elezioni amministrative dell’ottobre 2012, mentre la Commissione di accesso agli atti voluta dalla Prefettura di Vibo Valentia si era insediata il 28 gennaio 2016. Lo scioglimento degli organi elettivi porta la data del 24 novembre 2016. Rigettata, invece, la domanda di incandidabilità avanzata dal Ministero dell’Interno anche nei confronti dell’ex assessore comunale Antonio Polito, difeso dall’avvocato Domenico Tripaldi. [Continua dopo la pubblicità]

I giudici nella loro sentenza ricordano che il Comune di Nicotera – prima dell’amministrazione guidata da Franco Pagano – è stato sciolto altre due volte per infiltrazioni mafiose: nel 2005 (sindaco lo scomparso Princivalle Adilardi) e nel 2010 (sindaco Salvatore Reggio). Con l’amministrazione Pagano, invece, secondo la relazione prefettizia, non è stato “rispettato nemmeno in minima parte il buon andamento dell’agire amministrativo”.

Le contestazioni della Prefettura e del Viminale. La relazione prefettizia ha poi dato conto del fatto che la pubblicazione degli atti sull’albo pretorio on line è stata resa obbligatoria tra il 2011 e il 2013, mentre il primo documento presente è datato 15 aprile 2014, data non conciliabile con una corretta pubblicazione degli atti in considerazione dell’insediamento dell’amministrazione Pagano.

La Prefettura di Vibo

“Anche tale elemento deve essere preso in giusta considerazione in quanto – scrivono i giudici – l’opacità dell’amministrazione è foriera di possibili forme di condizionamento dell’ente e lo espone alle pressioni della criminalità locale”. Sotto l’amministrazione Pagano mancano poi le relazioni annuali sul Piano di prevenzione della corruzione nel Comune per gli anni 2013, 2014 e 2015.

Addebiti poi anche per il Piano delle performance, la contrattualistica pubblica e gli affidamenti diretti, con alcuni lavori venivano rappresentati come “ancora da eseguire sebbene effettuati mesi prima”.

Per il Tribunale, la necessità di provvedere a incombenze “improcrastinabili non legittima il mancato rispetto della normativa di settore cui l’ente si deve in ogni caso attenere” e il sindaco Pagano ed il vicesindaco Mollese avrebbero dovuto effettuare un controllo sull’andamento dell’amministrazione. Il fatto poi che “altri hanno usufruito delle medesime ditte, nello specifico la terna commissariale, non riduce la responsabilità di un eventuale violazione delle regole di affidamento. Con parole più semplici – scrivono i giudici – il fatto che qualcun altro abbia errato nell’attribuzione degli incarichi prima dell’insediamento dell’amministrazione Pagano non legittima la stessa alla perpetuazione di quanto precedentemente disposto da altri”. Inoltre, dalla relazione emerge che le stesse ditte fossero vicine a soggetti contigui al contesto criminale del territorio.

Il condizionamento. Tali elementi, presi nella loro unitarietà, per il Tribunale – in un contesto come Nicotera dove domina il clan Mancuso e dove il Comune era già stato sciolto due volte di seguito per infiltrazioni mafiose – sono “espressione di forme di condizionamento dell’amministrazione comunale che sono riconducibili al mancato rispetto della normativa di settore, o quantomeno all’omesso controllo da parte del sindaco e del suo vice i quali, per come rappresentato nelle loro stesse difese, avevano il dovere di vigilare sul buon andamento dell’attività dell’ente. I provvedimenti volti ad escludere le ditte sono stati presi solo dopo l’emersione di fatti ostativi e sarebbero stati evitati se fossero state seguite le procedure previste dalla legge”.

Il Tribunale di Vibo Valentia

Le frequentazioni. La relazione prefettizia – ricorda poi il Tribunale – dà conto di frequentazioni da parte del sindaco Paganoa ridosso delle elezioni amministrative – con un soggetto ritenuto un “pericoloso criminale”, già colpito da ordinanza di custodia cautelare per associazione mafiosa, e che vanta legami di parentela con il boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”. Le frequentazioni dell’ex sindaco Franco Pagano comprendono anche un soggetto con precedenti per narcotraffico ed un altro ritenuto vicino ai Mancuso ed in particolare favoreggiatore nel 1985 della latitanza di Giuseppe Mancuso, detto “Mbrogghja”.

Per tali motivi, i giudici scrivono in sentenza che tali elementi fanno “emergere un’avvicinabilità di Pagano da parte del contesto criminale e denotano la presenza di elementi in ordine a collegamenti o forme di condizionamento che consentano di individuare la sussistenza di un rapporto fra gli amministratori e la criminalità organizzata, senza che sia necessario accertare situazioni di inequivoca volontà degli amministratori di assecondare gli interessi della criminalità organizzata, né forme di responsabilità personali, anche penali, degli amministratori medesimi”.  

L'elicottero in piazza a Nicotera

La vicenda dell’elicottero. Viene poi contestato al sindaco Pagano di aver scelto quale locale per festeggiare i 18 anni della figlia quello intestato ad uno stretto congiunto del defunto boss Ciccio Mancuso, patriarca dell’omonimo clan, mentre spazio trova anche la vicenda degli sposi atterrati con l’elicottero nella piazza di Nicotera. Il provvedimento autorizzativo per l’atterraggio era stato chiesto al Comune di Nicotera per il campo sportivo e non per la piazza a due passi dal castello nel settembre del 2016.

La difesa di Pagano ha eccepito che della pratica se ne è occupato l’ufficio tecnico del Comune di Nicotera e per tale motivo non può essere responsabile l’ex sindaco. “In realtà – scrive il Tribunale –  l’episodio sembra invece sintomatico di una acquiescenza, di una passività rispetto a forme di trasgressione dei provvedimenti dell’ente determinata proprio dall’avvicinabilità dei vertici dell’amministrazione”.

I due sposini davanti all'elicottero

Il sindaco al banchetto nuziale. Infine, la partecipazione dell’allora sindaco Franco Pagano al banchetto nuziale degli sposi Antonio Gallone ed Aurora Spasari, per il Tribunale di Vibo “denota ancora di più il collegamento e l’avvicinabilità di Pagano al contesto criminale del territorio. Infatti, seppur vero che le vicissitudini giudiziarie dei numerosi invitati potevano non essere conosciute dal sig. Pagano, l’invito al matrimonio è un gesto che denota una certa vicinanza con la persona dello sposo, soggetto frequentatore di persone legate al contesto criminale locale ed imparentato con soggetti legati alla consorteria criminale nicoterese. Tale fatto, in un contesto così piccolo come quello di Nicotera, non può non essere tenuto in considerazione evidenziando la “familiarità” di Pagano con quel tipo di ambiente”. Ricordiamo, fra l’altro, che il padre della sposaVincenzo Spasari – è stato poi coinvolto nelle inchieste nate dalle operazioni “Robin Hood” e Rinascita-Scott” e che in tale ultima inchiesta è stato arrestato per associazione mafiosa pure Pasquale Gallone, ritenuto dagli inquirenti fra i soggetti più vicini al boss Luigi Mancuso, e zio dello sposo Antonio Gallone.  

Il vicesindaco Mollese. A carico del vicesindaco vengono mosse contestazioni simili a quelle mosse al sindaco, tanto che la difesa – rappresentata dall’avvocato Di Mundo – è identica. Anche Mollese ha partecipato al banchetto nuziale ed avrebbe frequentazioni con soggetti legati alla criminalità locale” che sono capaci di denotare l’avvicinabilità di Mollese “da parte del contesto criminale locale  e, in particolare, la possibilità da parte di membri della cosca egemone di interfacciarsi con il vicesindaco”.

L’assessore Polito e le frequentazioni. La relazione mette in evidenza le sue frequentazioni con “persone legate al clandei Mancuso le quali benché antecedenti al mandato amministrativo sono capaci di evidenziare una abitudinarietà nella frequentazione del contesto criminale locale”. Tuttavia, per il Tribunale ciò non basta a dichiararlo incandidabile in quanto l’allora assessore Polito si “è attivato per la segnalazione al sindaco e al dirigente dell’area tecnica dell’interdittiva antimafia di alcune ditte appresa dai giornali. Tale circostanza, in un territorio come quello di Nicotera è un elemento a favore di cui si deve tenere conto”.

Infine, concludono i giudici “l’aver dichiarato con un atto protocollato la presenza di ditte colpite da interdittiva antimafia denota in un certo senso l’estraneità o, comunque, la dissociazione del Polito rispetto a quel contesto criminale nonostante la frequentazione di persone vicine al clan”.

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