Coronavirus, divieto di entrata ed uscita dalla Calabria
La presidente Jole Santelli "blinda" il territorio regionale. Spostamenti solo per ragioni di lavoro e gravi motivi di salute
Divieto di ogni spostamento delle persone fisiche in entrata ed in uscita dalla Calabria. È quanto prevede l’ultima ordinanza varata poco dopo la mezzanotte dalla presidente della giunta della Regione Calabria, Jole Santelli. L’ordinanza segue la decisione da parte del Governo di chiudere tutte le attività produttive considerate non essenziali.
L’ordinanza ha decorrenza immediata e resterà in vigore fino al 3 aprile prossimo (salvo proroghe) e prevede sia il divieto di ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dal territorio regionale. Si potrà entrare o uscire dalla Calabria solo per spostamenti derivanti da comprovate esigenze lavorative legate all’offerta di servizi essenziali oppure per gravi motivi di salute. Una decisione che creerà non pochi problemi, essendo molteplici i casi di rientro in Calabria non rientranti nelle previsioni dell’ordinanza ma non per nulla meno importanti.
Colpisce poi la sanzione per i trasgressori dell’ordinanza. «Ai trasgressori, alla luce della potenziale esposizione al contagio – ha dichiarato la Santelli – si applica la misura immediata della quarantena obbligatoria per 14 giorni». Una sanzione da molti giuristi ritenuta esorbitante rispetto ai poteri attribuiti alle Regioni a Statuto ordinario come la Calabria, al pari di alcune previsioni della precedente ordinanza in netto contrasto con analoga ordinanza del Ministero della Sanità che continua invece a consentire l’attività motoria individuale nei pressi della propria abitazione. Una confusione di poteri e attribuzioni sulle medesime materie, dunque, fra Governo e Regioni, che non promette nulla di buono al pari delle oltre 60mila denunce in tutta Italia da parte delle forze dell’ordine per il reato di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità (art. 650 del codice penale) relativo ai casi più diversi di persone trovate fuori dalla propria abitazione (anche da soli). L’Italia alla ripresa della vita normale rischia la quasi paralisi della macchina giudiziaria. Le aule di Tribunale si ritroveranno infatti con quasi centomila denunce (se si continua di questo passo) per il reato di cui all’art. 650 del codice penale il che significa centomila procedimenti penali in più che intaseranno e non di poco le Procure della Repubblica. Un “lusso” che il sistema giudiziario italiano non può affatto permettersi. Se ne esce solo con il buon senso, quello che sinora pare sia mancato a molti cittadini, alla politica ed in alcuni casi anche alle forze dell’ordine ed a chi ha il potere di sanzionare i reali trasgressori.
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