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Strage di Scaliti: la Corte di Cassazione deposita le motivazioni delle quattro condanne

L’esecuzione risale al 27 dicembre 2010 ed è costata la vita a cinque persone della famiglia Fontana. Rigettati i ricorsi degli imputati

Strage di Scaliti: la Corte di Cassazione deposita le motivazioni delle quattro condanne

Sono state depositate dalla quinta sezione penale della Cassazione le motivazioni della sentenza con la quale il 16 dicembre scorso è stata inflitta la pena dell’ergastolo ai fratelli Ercole e Francesco Saverio Vangeli, di 49 e 59 anni, riconosciuti colpevoli di omicidio plurimo, aggravato dalla premeditazione, e 13 anni ed 8 mesi di reclusione a testa nei confronti di Pietro Vangeli, di 28 anni (figlio di Francesco Saverio), e Gianni Mazzitello, di 35 anni (genero di Francesco Saverio). Sono stati tutti riconosciuti colpevoli della “strage di Scaliti” che il 27 dicembre 2010 è costata la vita a Domenico Fontana, 61 anni, ed i suoi quattro figli: Pasquale, 37 anni, Pietro, 36 anni, Emilio, 32 anni, e Giovanni, 19 anni, caduti sotto una pioggia di piombo nelle campagne di Scaliti, frazione del comune di Filandari, nel Vibonese.

In particolare, la Suprema Corte ha ritenuto “privi di fondamento” i motivi del ricorso proposto dall’avvocato Valerio Mangone per tutti gli imputati, rigettando anche i ricorsi dell’avvocato Nicola Riso per Pietro Vangeli e Giancarlo Pittelli per Ercole Vangeli.

Dinanzi al pascolo abusivo dei Fontana nei terreni dei Vangeli, la reazione di questi ultimi sarebbe stata quella di assegnare ad ogni componente della famiglia un ruolo attivo per arrivare ad un programma delittuoso che sin dall’origine avrebbe contemplato “l’indiscriminato massacro dell’intera famiglia Fontana, senza distinzione di età, ruoli e responsabilità” e senza che “giammai si tentasse di esperire mezzi di tutela legale, trincerandosi comodamente i Vangeli nelle denunce contro ignoti e nella sfiducia nelle istituzioni che, in realtà, mai vennero seriamente poste in condizione di intervenire, neanche quando finalmente avevano colto in flagrante” i Fontana.

Per la Cassazione, i giudici di Catanzaro – dopo un precedente annullamento con rinvio – hanno compiuto “un’esaustiva analisi del compendio probatorio in riferimento ai punti demandati dalla sentenza di annullamento, fornendo adeguata e logica motivazione a sostegno del giudizio di penale responsabilità degli imputati” ed anche sulla contestata aggravante della premeditazione della strage.

Secondo la Suprema Corte è corretta l’affermazione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro che ha parlato di “proposito criminoso ben preciso e maturato nel tempo” da parte degli imputati, con l’acquisto di un’arma da parte di Ercole Vangeli ritenuta “temporalmente e logicamente correlata alla maturazione della volontà omicida”.

La presenza di Pietro Vangeli e Gianni Mazzitello sul luogo del delitto, appostati con un veicolo all’ingresso del fondo “in modo idoneo ad ostacolare reazioni e tentativi di fuga delle vittime”, ad avviso della Cassazione “non sono stati smentiti oggettivamente dalla difesa dei ricorrenti che si è limitata, con generici richiami alle dichiarazioni testimoniali, a sostenere l’incertezza del riconoscimento dell’imputato, superata dal giudice di merito nella valutazione del compendio probatorio complessivamente emerso a carico di tutti gli imputati, dei quali è stato dimostrato validamente l’elemento psicologico del reato che coinvolge l’azione omicidiaria nelle sue modalità”.

Tutti colpevoli. Per la Suprema Corte, la sentenza dei giudici di secondo grado appare quindi del tutto adeguata a fornire idonea spiegazione in ordine all’effettiva partecipazione di tutti gli imputati all’azione omicidiaria, realizzata con il contributo di tutti, confluiti sul luogo designato dopo essersi preventivamente incontrati ed essendo consapevoli della disponibilità di armi”.

Alla luce di tali rilievi sono state ritenute infondate tutte le censure avanzate dai ricorrenti e per tali motivi i ricorsi sono stati rigettati e gli imputati condannati pure al pagamento delle spese processuali.

Le parti civili erano rappresentate dagli avvocati Giuseppe Bagnato e Nicola Cantafora. Nel giudizio di merito a difendere Pietro Vangeli e Gianni Mazzitello figurava pure l’avvocato Domenico Talotta.

Importante ai fini della ricostruzione della strage si è rivelato il testimone oculare del fatto di sangue: il romeno Ion Sorin Gherman, il cui racconto, secondo i giudici di merito, ha permesso di assistere “quasi in diretta all’efferata esecuzione”.

In foto in alto, da sinistra verso destra: Gianni Mazzitello, Pietro Vangeli, Ercole Vangeli e Francesco Vangeli

In foto in basso Domenico Fontana ed i suoi quattro figli uccisi

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