venerdì,Novembre 22 2024

Zungri e le sue grotte al centro di un “campo-studio” speleologico

Il sito rupestre di Zungri si prepara per accogliere nelle giornate del 12, 13 e 14 maggio, la campagna realizzata dal gruppo speleologico “Cudinipuli” di Cosenza, in collaborazione con il Museo della civiltà rupestre e contadina e con l’amministrazione comunale

Zungri e le sue grotte al centro di un “campo-studio” speleologico

Censire, rilevare, descrivere e studiare le cavità artificiali presenti nel territorio per raccoglie il maggior numero possibile di dati, indagarne la funzione e l’evoluzione delle grotte in relazione con i modi  vita e con l’organizzazione socio- economica della comunità che le scavò e le abitò nei secoli passati. Il sito rupestre di Zungri si prepara per accogliere nelle giornate del 12, 13 e 14 maggio, il campo-studio speleologico. La campagna sarà realizzata dal gruppo speleologico “Cudinipuli” di Cosenza, in collaborazione con il Museo della civiltà rupestre e contadina, diretto da Maria Caterina Pietropaolo, e con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Galati. A questo viaggio nella storia e nell’arte locale potranno aderire le associazioni, studiosi, semplici cittadini (inviare email al gruppo.speleo.cudinipuli@gmail.com).

La Valle degli Sbariati. La ricerca si svolgerà sul territorio circostante l’abitato di Zungri, l’Insediamento rupestre con le sue 100 grotte e tutto il Monte Poro al fine di scoprire ed esplorare nuove cavità artificiali e naturali. L’Altopiano del Poro, infatti, è ricco di cavità ancora poco studiate. Tra queste la “grotta di Trisulina”, probabilmente una cisterna di epoca romana, pregevole dal punto di vista architettonico e ben conservata- con pareti ancora intonacate – nonostante i secoli di abbandono. Molte grotte, inoltre, sono legate alla migrazione dei monaci italo-greci tra Medioevo e Rinascimento. In questi casi rimaneva forte il legame con la fede. Un esempio la grotta “Santu Liu” a Caria di Drapia, dove nonostante l’usura e distaccamenti, sono conservati affreschi di natura religiosa di grande interesse storico. Altre segnalazioni giungono da Vibo Valentia, Pizzo, Tropea, Drapia, Filadelfia, Spilinga e Briatico.

Il Campo speleologico. «Le nostre ricerche serviranno ancora una volta a confutare la tesi del trogloditismo come sinonimo di arretratezza e povertà. Il trogloditismo nei paesi mediterranei – evidenziano i promotori – ha un’antica storia e dignità. Gli insediamenti   rupestri   rappresentano   un   esempio   perfetto   di   adattamento   di   una   comunità   alle caratteristiche del proprio territorio per soddisfare delle precise necessità storiche, economiche e climatiche».  La tre giorni si carica di attese: «Forse in qualche cavità si sarà conservato un elemento determinante che possa dare riposta ai vari interrogativi che rendono questo sito misterioso. Un altare, una croce, un graffito, un affresco. Quanto era esteso, chi scavò questo sito e perché a Zungri? Era un semplice villaggio qualcosa di più? Sicuramente questo campo – aggiungono in conclusione – segnerà l’inizio di una nuova era per Zungri».

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