Processo a clan Soriano, manca patto corruttivo giudice-avvocato
Il Riesame di Salerno deposita le motivazioni con le quali ha annullato l’ordinanza ai domiciliari per Marzia Tassone. Fra le contestazioni, in concorso con il giudice Petrini, pure la mancata acquisizione del verbale del pentito Emanuele Mancuso
Finisce anche il processo nato dall’operazione “Ragno” contro il clan Soriano di Filandari nelle motivazioni con le quali il Tribunale del Riesame di Salerno delinea i rapporti fra l’avvocato del foro di Catanzaro, Marzia Tassone, 33 anni, di Davoli, con studio legale a Soverato (rimessa in libertà) ed il giudice Marco Petrini, ex presidente della Corte d’Appello di Catanzaro e presidente della commissione tributaria. Difesa dagli avvocati Valerio Murgano e Antonino Curatola, a Marzia Tassone vengono contestati quattro episodi di presunta corruzione in atti giudiziari in concorso con il giudice Marco Petrini, con il quale avrebbe avuto una relazione sentimentale. [Continua dopo la pubblicità]
Secondo l’accusa, Marco Petrini – quale presidente della Corte d’Appello di Catanzaro nel processo “Ragno” (celebrato in primo grado a Vibo) contro il clan Soriano di Filandari – dopo aver rigettato all’udienza del 14 gennaio dello scorso anno la richiesta della Procura generale (Pg Raffaella Sforza) di acquisire al processo i verbali del nuovo collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso (rampollo dell’omonimo clan di Limbadi), ritenendoli “irrilevanti ed inconferenti rispetto ai capi d’imputazione”, avrebbe ricevuto dall’avvocato Marzia Tassone (che difendeva e difende alcuni imputati del processo “Ragno”) prestazioni sessuali. Secondo l’accusa, il giudice non si sarebbe astenuto nel decidere sul processo “Ragno” contro i Soriano nonostante la Tassone fosse la sua “amante stabile”. Due delle prestazioni sessuali – secondo gli inquirenti ed il capo di imputazione – sarebbero state “documentate nel corso delle investigazioni” e sarebbero avvenute l’1 marzo dello scorso anno negli uffici della commissione tributaria provinciale di Catanzaro ed il 7 marzo 2019.
La decisione del Riesame. Durante l’interrogatorio reso davanti al gip e confermato dinanzi al Tribunale del Riesame, l’avvocato Tassone ha precisato che dal febbraio 2018 aveva “di fatto” abbandonato la difesa di Giuseppe Soriano, fra i principali imputati del processo nato dall’operazione “Ragno”. Sebbene ancora formalmente suo difensore, l’avvocato Marzia Tassone non si sarebbe più recata per i colloqui in carcere dichiarando di aver smesso in quel periodo ad interessarsi del processo contro il clan di Filandari poiché, in occasione della seconda ordinanza cautelare, Giuseppe Soriano non l’aveva nominata quale suo difensore di fiducia. “Dalla lettura dei verbali di udienza relativi a questo processo – scrive il Tribunale del Riesame – si evince che la Tassone il 14 gennaio era presente in udienza, ma la stessa non formalizzava un’opposizione all’acquisizione dei verbali e nelle successive udienze era assente”.
L’omicidio di Davoli. Altra accusa rivolta al giudice Petrini riguarda l’aiuto promesso all’avvocato Marzia Tassone per la difesa di Giuseppe Gualtieri, imputato dinanzi al Tribunale di Catanzaro per duplice omicidio in danno di Francesca Petrolini e Rocco Bava, avvenuto a Davoli il 23 dicembre 2018. Su questo punto il Tribunale del Riesame di Salerno spiega che non appare chiaro quale genere di aiuto Petrini potesse averle offerto, visto che l’imputato è reo confesso, dal momento che il procedimento si trovava in una fase di inattività e le sue possibilità di intervento come difensore dell’imputato sarebbero state molto scarse.
La mancanza del patto corruttivo. Quanto alle altre contestazioni, per il Riesame di tratta di pareri che il giudice avrebbe dato all’avvocato Tassone i quali “non integrano certamente una condotta corruttiva, non avendo Petrini promesso di intervenire sulla decisione”. Al limite, ad avviso del Tribunale del Riesame, possono nel caso di specie configurarsi ipotesi di reato relative all’abuso d’ufficio. Per il Tribunale del Riesame di Salerno (presidente Elisabetta Boccassini, a latere Dolores Zarone ed Enrichetta Cioffi) manca quindi fra l’avvocato Tassone e il giudice Petrini “il patto finalizzato ad ottenere l’aiuto sull’atto giudiziario dietro compenso di una prestazione sessuale”.
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