sabato,Novembre 23 2024

I vibonesi rimasti in Lombardia: «Tornare? Da incoscienti egoisti»

Le testimonianze di chi vive e lavora nella zona arancione, dal maestro di Pero al portalettere di Milano: «Dobbiamo pensare alle nostre comunità»

I vibonesi rimasti in Lombardia: «Tornare? Da incoscienti egoisti»

Sono centinaia i vibonesi nella zona rossa della Lombardia. Studenti, ma soprattutto lavoratori che da settimane stanno fronteggiando un’emergenza che solo negli ultimi giorni è stata percepita nella sua vastità anche in Calabria. Tra le migliaia di persone che hanno preso d’assalto la stazione di Milano ieri sera, ed altre stazioni nel resto d’Italia, non ci sono coloro che – per buon senso, per dovere e senso di responsabilità – hanno deciso di restare dove sono.

È il caso di Antonio Famà, 37enne insegnante di scuola elementare, da ormai sei anni nel Milanese. «Vivo a Pero da qualche anno – spiega Antonio, residente a Spilinga, nel Vibonese – e qui in Lombardia, oggi, la situazione non è semplice. Tanti di noi hanno pensato che fosse giusto tornare giù dalla propria famiglia. La mia coscienza mi impone di non farlo, proprio perché penso alla mia famiglia, al loro bene: non posso metterli a rischio, insieme a chissà quante altre persone. Si tratta di un gesto coscienzioso, di tutela, rispetto e protezione quello di non tornare in Calabria. Non dobbiamo essere egoisti di fronte ad una emergenza di questa portata».

Particolarmente arrabbiato è Francesco Mangialavori, di Ricadi, a Milano dal settembre 2019 impiegato in Poste italiane. «Io dico: se decine di milioni di persone in Cina erano bloccate per qualcosa di invisibile come un virus, era ovvio che sarebbe arrivato anche da noi. Detto questo, noi abbiamo lavorato normalmente in queste settimane, pur con le minime precauzioni previste. Di certo, però, partire sarebbe stato un gesto irresponsabile». L’idea di tornare, per marzo o aprile, c’era: «Ma ho desistito – spiega Francesco – proprio perché non poteva che peggiorare la situazione, anche se non credevo fosse così grave! Non so se sono un portatore del virus senza sapere perché e senza avere sintomi, non so nulla. Quindi, perché rischiare di contagiare involontariamente la mia comunità, i miei familiari, qualcuno con situazione di salute al limite della sicurezza? Perché, per un puro gesto di egoismo, nell’incertezza, devo tornare giù? Eppure ci sono incoscienti che non ci hanno pensato molto a fare le valigie e imbarcarsi su un treno…».

Non solo in Lombardia, sono tanti i calabresi in giro per la Penisola. E sono tanti coloro che non accettano la superficialità di chi ha deciso di fare rientro nottetempo. «Se il contagio non rallenterà, ma si diffonderà al sud e i vostri cari e i vostri conterranei si ammaleranno e in parte moriranno, – scrive su Facebook Roberta, catanzarese che vive a Roma – l’economia italiana non si riprenderà più, torneremo tutti più tardi alla vita normale, molta della colpa sarà vostra maledetti incoscienti! Voi non amate il vostro paese, la vostra terra e i vostri cari, siete solo dei piagnoni egoisti!».

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