Sorveglianza speciale revocata per esponente del clan Mancuso
Per i giudici, dopo un rinvio disposto dalla Corte di Cassazione, manca l’attualità della pericolosità sociale
La Corte d’Appello di Catanzaro giudicando a seguito di un rinvio disposto dalla Cassazione ha revocato il decreto con il quale il Tribunale di Vibo Valentia, sezione Misure di Prevenzione, aveva imposto ad Antonio Prenesti di Nicotera, ritenuto elemento di spicco del clan Mancuso, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per la durata di cinque anni.
Prenesti, difeso dall’avvocato Francesco Sabatino, aveva chiesto la revoca della misura al Tribunale di Vibo Valentia che aveva rigettato la richiesta. I giudici della Corte d’Appello hanno però accolto il gravame alla luce di recenti pronunce (Corte di Cassazione, Corte Costituzionale e Cedu) allegate dalla difesa che ha puntato a escludere l’attualità della pericolosità di Antonio Prenesti, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa al termine dei processi nati dalla storica operazione “Dinasty” scattata nell’ottobre del 2003.
Antonio Prenesti, alias “Yo-Yo” o “Mussu tagliatu” in passato si era reso anche latitante venendo arrestato poi nel 2007 in Lombardia. Da ultimo, la Dda di Catanzaro (pm Giuseppe Borrelli e Simona Rossi) aveva chiesto la condanna di Prenesti a 13 anni di reclusione nel processo nato dalla maxioperazione antimafia denominata “Genesi” scattata nell’agosto del 2000. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Antonio Di Marco, giudici a latere Alessandro Piscitelli e Manuela Gallo) il 3 maggio 2013 ha però assolto Prenesti ed altri imputati. L’assoluzione è divenuta poi definitiva non avendo la Dda presentato appello avverso tale verdetto assolutorio.