Bancarotta, chiesta a Vibo condanna per imprenditore
E’ accusato di aver provocato un danno di rilevante gravità alla propria ditta dichiarata fallita con un passivo di oltre un milione e 300 mila euro. Le considerazioni del suo legale
Quattro anni di reclusione per bancarotta. Questa la richiesta di pena della Procura di Vibo Valentia nel processo che vede imputato – dinanzi al Tribunale collegiale – l’imprenditore Francesco Scullari, 65 anni, titolare ed amministratore unico della ditta individuale “Edil Service di Scullari Francesco” avente sede legale a Vibo, dichiarata fallita con sentenza del 30 ottobre 2015.
Bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta i reati contestati. Francesco Scullari, ad avviso della pubblica accusa, avrebbe dissipato, distratto, occultato e dissimulato attività della società prelevando dai conti correnti intestati alla ditta “somme di denaro per un importo di 140 mila euro per finalità estranee alla società”.
L’imprenditore è inoltre accusato di aver concorso ad aggravare il dissesto della società astenendosi dal richiedere tempestivamente la dichiarazione di fallimento, nonostante già nel biennio 2009-2012 vi fosse stata una drastica riduzione dei ricavi. Il passivo accertato dagli inquirenti ammonta a 1.375.799,44 euro. La contestazione è aggravata dal danno di “rilevante gravità”.
In relazione all’articolo di cui sopra, dall’avvocato Salvatore Mangialavori, difensore di Francesco Scullari, e la cui discussione dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia inizierà il 9 marzo prossimo, riceviamo e pubblichiamo:
“Il sig. Francesco Scullari non è stato mai amministratore unico di una società, bensì titolare di una ditta individuale che è equiparabile – non solo per quanto attiene all’esercizio dell’impresa – ad una persona fisica, tant’è che risponde con il proprio patrimonio personale di ogni debito contratto. La ditta individuale non prevede l’obbligo della tenuta dei registri iva e contabili ed il passivo fallimentare non è stato certo accertato dagli organi inquirenti, ma dal tribunale fallimentare di Vibo Valentia.
Il Sig. Scullari ha legittimamente usato il proprio unico conto corrente oltre che per il pagamento dei fornitori – tutti sempre soddisfatti di ogni pretesa – anche per esigenze di vita familiari così come chiarito e provato nel processo – si tratta di una famiglia composta da ben sei persone – e la somma che si presume essere stata distratta (circa 140.000 euro nell’arco temporale circoscritto a tre anni) è stata destinata proprio a tali esigenze familiari, talvolta straordinarie. Non dimentichiamo che l’esercizio di un’impresa – a meno che non si tratti di simulare attività inesistenti per riciclare danaro sporco – è certamente destinato a far fronte ai bisogni della famiglia, specialmente in un nucleo familiare, come quello del sig. Scullari, nel quale l’impresa costituisce l’unica fonte di reddito.
Il sig. Scullari è una persona per bene (e forse questa è questa la sua pecca) che dal 2005 ha dovuto combattere con richieste estorsive provenienti da ambienti criminali alle quali non si è mai piegato (e ciò forma oggetto di altro processo in cui il Sig. Scullari riveste la qualità di persona offesa), continuando a subire, in tempi anche più recenti, atti intimidatori come ad esempio incendi dolosi ai mezzi dell’azienda e il solo presunto aggravio della situazione debitoria non fu causato certo da sua “grave colpa” non presunta dalla norma e non provata dall’accusa.
In ogni caso, non v’è ancora decisione del Tribunale di Vibo Valentia ed in ogni caso il Sig. Scullari combatterà fino a quando gli sarà possibile per far emergere la verità”.
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