“Eco-distretto” a Sant’Onofrio, il sindaco Maragò respinge le accuse e rilancia il progetto
Il primo cittadino sviscera tutti i dettagli della sua proposta e “smonta” gli argomenti di chi si oppone, svelando particolari inediti sui lavori dell’Ato. Infine mette una “pietra tombale” sulla discarica privata: «Sarà superata dalla nuova progettazione e quei terreni verranno espropriati»
«Al netto delle polemiche e delle strumentalizzazioni politiche riteniamo di dover fornire ai cittadini di Sant’Onofrio e a quelli dell’intera provincia, tutti gli elementi utili a chiarire i termini della proposta di realizzazione di un “Eco-distretto” nel nostro territorio comunale».
Il sindaco di Sant’Onofrio, Onofrio Maragò, esordisce così nella conferenza stampa convocata per dirimere i dubbi che aleggiano sulla sua “offerta”, formulata ai colleghi sindaci dell’Ato n.4 di Vibo Valentia, di collocare in località “Palombara” del suo comune l’impianto previsto dal Piano regionale dei rifiuti consistente in una piattaforma di recupero spinto, finanziata dalla Regione, e di un’annessa discarica di servizio.
«Mai parlato di una discarica» ha precisato il primo cittadino, ricostruendo passo passo il percorso procedurale fin qui seguito, citando date, numeri e circostanze e ammettendo che «se qualche difetto di comunicazione c’è stato, e se qualche passaggio politico è stato sottovalutato, questo è accaduto in virtù di una repentina evoluzione degli eventi».
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Non è mancato, da parte di Maragò, un chiarimento su un suo presunto conflitto d’interessi. «Il 26 gennaio scorso – ha sostenuto – ho assunto un incarico, di cui non ho fatto mai mistero, alla Regione Calabria quale componente di un gruppo di lavoro a supporto dell’assessorato all’Ambiente per promuovere il piano regionale per la gestione dei rifiuti». Una questione che, il sindaco, non ritiene configurai alcun conflitto d’interesse. «A decidere sarà l’Ato – ha aggiunto – e mi dispiace che il consigliere Bulzomì, da me informato sull’incarico, abbia sollevato dubbi scivolando maldestramente su questo tema e innescando anche una vicenda di natura personale per la quale mi riservo di verificare se tutelare la mia immagine e quella dell’istituzione che rappresento».
Quindi le ragioni dell’opportunità di un progetto che per Maragò si configura come un’occasione per il territorio e i cittadini vibonesi. «Intanto – ha spiegato – l’utilizzo del termine “discarica” è forviante. L’idea sul tavolo è quella di un “Eco-distretto” che si fonda sostanzialmente su due impianti: una “motrice” (la piattaforma di recupero, ndr) e un “rimorchio” (la discarica, ndr) che, se viaggiano insieme, riescono a trasportare meglio e di più e a costi minori. Localizzarli a distanza significa aumentare i costi a discapito dei cittadini».
Da qui la proposta del sito di località “Palombara” in sede Ato, quando già quella di Vibo Valentia era all’ordine del giorno. «Una decisione, supportata da elementi concreti e documentati, – ha aggiunto Maragò – che non è frutto di nessuna contrapposizione con altri comuni ma è indirizzata ad individuare la migliore collocazione possibile in relazione ai costi e all’incidenza sui tributi comunali».
Ancora, Maragò ha ricostruito i passaggi di natura politica, quindi le convocazioni dei gruppi di minoranza e dei sindaci dei comuni limitrofi, fino al comizio che lo ha portato in piazza di fronte ai cittadini, non mancando di rilevare le «battute dei colleghi sindaci, molto fuori luogo sia in riunione che sui giornali» e le accuse da parte delle opposizioni di «aver fornito informazioni divergenti a seconda delle circostanze».
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Nel cuore dell’incontro con i giornalisti, la questione maggiormente discussa, quella legata cioè alla parte di progetto che prevede la realizzazione di una discarica su un sito che già ospitava, in passato, un’area di stoccaggio di rifiuti. «Bisogna stare attenti a quando si parla di discarica – ha ammonito Maragò -, perché ormai dal 2014, sulla base di una legge regionale votata anche dall’allora consigliere regionale Bulzomì, non è più possibile conferire il rifiuto “tal quale”. Questo andrà, come già avviene oggi, comunque trattato in un impianto di recupero».
Nessun rischio, per il sindaco, come paventato da più parti, che un’eventuale attivazione della discarica antecedentemente alla piattaforma di recupero possa configurare un deposito incontrollato di rifiuti indifferenziati. Anche perché, poco più avanti, Maragò ha addirittura posto una “pietra tombale” sul progetto privato di realizzazione di un impianto di 400mila metri cubi portato avanti dalla Ecolux di Filandari nella medesima località.
«Questo – ha spiegato – verrà superato nei fatti dal progetto portato avanti dall’Ato (o più realisticamente in regime di sussidiarietà dalla stessa Regione) che prevede l’avvio dei lavori nel 2018 e la conclusione nel 2020, sulla base di un bando europeo finalizzato all’individuazione di un soggetto privato al quale verrà chiesto di realizzare l’Eco-distretto in maniera compiuta, avvalendosi del finanziamento di 45 milioni di euro destinato alla piattaforma e offrendo la disponibilità a realizzare l’opera complementare (la discarica, ndr) nonché valutando la minor tariffa offerta per la successiva gestione degli impianti».
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Nell’idea del sindaco, il progetto portato avanti dalla Ecolux sarebbe superato a piè pari dalla nuova iniziativa e quei terreni privati andranno espropriati risarcendo l’azienda anche dei costi di progettazione con «il vantaggio di non partire da zero visto che già località “Palombara” gode di un parere di fattibilità ambientale incassato proprio dal progetto originario».
«La nostra proposta è sul tavolo, ben venga se ce ne sono altre – ha chiosato Maragò -, sta di fatto che il sito di Vibo Valentia allo stato non ha alcuna relazione di fattibilità né autorizzazioni di sorta. Solo un verbale di ispezione da parte di tecnici che, peraltro, sancisce l’inidoneità del sito. Verbale che, a differenza della nostra relazione, non è circolato. La nostra proposta, al contrario, sulla base della disamina dei criteri del Piano, risponde a tutti i requisiti richiesti».
Infine l’ulteriore rassicurazione: «non siamo per contrapposizioni ideologiche né politiche su una vicenda così delicata. S’individui la sede più idonea nell’interesse di tutti i Comuni e dei cittadini vibonesi perché il rischio che si profila all’orizzonte è quello di non fare nulla. E non ce lo possiamo più permettere».
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