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Tentata estorsione: condanne definitive per una famiglia di Filandari

Avrebbero tentato di costringere un congiunto a lasciargli metà del grano da raccogliere in un fondo, pena gravi ritorsioni poi attuate con colpi di pistola, incendi e tagli di pneumatici

Tentata estorsione: condanne definitive per una famiglia di Filandari

Condanne definitive per tre componenti della famiglia Guerrera di Arzona di Filandari. A dichiarare inammissibili i ricorsi di Francesco Guerrera, 30 anni, Antonio Guerrera, 29 anni (fratello di Francesco) e Angelo Vittorio Guerrera, padre di Antonio e Francesco, è stata la seconda sezione penale della Cassazione che ha così respinto i loro ricorsi avverso la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro il 5 gennaio 2016. Per concorso in tentata estorsione divengono definitive le condanne di Antonio Guerrera a 2 anni e 8 mesi e di Angelo Vittorio Guerrera a 2 anni. Per Francesco Guerrera, invece, condannato in primo grado a 3 anni, in appello erano stati dichiarati prescritti i reati di danneggiamento e violazione della legge sulle armi e confermata la condanna per la tentata estorsione.

In primo grado la sentenza era stata emessa il 23 novembre 2010 dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia. 

I fatti al centro della vicenda giudiziaria coprono un arco temporale che va dal giugno 2006 al 26 novembre 2007. In particolare, Francesco Guerrera era accusato di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di una pistola. Arma che, secondo l’accusa, sarebbe stata usata per esplodere numerosi colpi in aria, a scopo intimidatorio, a poca distanza dallo zio Antonio Giuseppe Guerrera. Successivamente, Antonio Guerrera, fratello di Francesco, si sarebbe portato nell’abitazione dello zio intimandogli di lasciare al fratello Francesco metà del grano da raccogliere da un fondo. Da qui l’accusa di tentata estorsione in concorso contestata ai due fratelli.

Il solo Francesco Guerrera (in foto in basso) doveva poi rispondere di danneggiamento sui beni di proprietà dello zio Antonio Giuseppe Guerrera ed, in particolare, di aver dato alle fiamme mille metri quadri di reti destinate alla raccolta delle olive, di aver tagliato due pneumatici dell’automobile dello zio e poi dato alle fiamme altri dieci rotoli di reti del valore di tremila euro. Tentata estorsione anche l’accusa per Angelo Vittorio Guerrera (in foto in alto) padre di Francesco ed Antonio, il quale si sarebbe rivolto al proprio fratello Antonio Giuseppe dicendogli che il figlio Francesco gli avrebbe bruciato tutto e poi ammazzato gli zii. Parti offese figuravano Antonio Giuseppe Guerrera e Nicola Guerrera.

Per la Cassazione, nella sentenza di secondo grado non si registra alcuna manifesta illogicità, né alcuna contraddittorietà ed i motivi del ricorso sono palesemente generici, manifestamente infondati e caratterizzati da affermazioni apodittiche.

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