Carcere di Vibo, detenuto nasconde un microcellulare negli “orifizi intimi”
A riferirlo Salvatore Paradiso, segretario generale della UilPa Polizia Penitenziaria per la Calabria. Il dispositivo trovato addosso ad un campano recluso nell’“alta sicurezza”
La Polizia penitenziaria di Vibo Valentia, al comando del commissario coordinatore Domenico Montauro, ha rinvenuto un micro-telefono cellulare «abilmente occultato negli orifizi intimi da un detenuto di origine campana del circuito ad “alta sicurezza”». Lo riferisce Salvatore Paradiso, segretario generale della UilPa Polizia Penitenziaria per la Calabria, che osserva: «dopo il contributo fornito a “Rinascita-Scott” piace evidenziare un’altra brillante operazione del reparto di Polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Vibo Valentia che dimostra come con l’impegno costante e la coesione interna, favorita particolarmente dal Comandante, si possa sopperire a carenze che vanno dall’inadeguatezza degli organici alla carenza di dotazioni tecnologiche e strumentali, passando per un’organizzazione del lavoro attuata dal Direttore dell’istituto che lascia spesso a desiderare, tanto che per una questione a essa direttamente connessa è tuttora pendente un ricorso proposto ad un apposita commissione presso il Prap di Catanzaro».
«Peraltro – prosegue il leader della UilPa regionale – il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria centrale ha comunicato già in data 7 gennaio 2020 di aver distribuito in Calabria 15 apparati utili alla rilevazione di telefoni cellulari, ma allo stato non si hanno notizie della formazione degli operatori al loro impiego né dell’avvenuta distribuzione di tale apparecchiatura presso le sedi penitenziarie ad opera del Provveditorato Regionale; ragione per cui è sempre e solo grazie alla perspicacia delle donne e degli uomini del Corpo se si riescono a garantire nelle carceri della regione i richiesti livelli di sicurezza, anche per non mandare in fumo le importanti operazioni condotte dalle varie Dda, prime fra tutte quella di Catanzaro. A quelle donne e a quegli uomini – conclude Paradiso – va il plauso e l’apprezzamento di tutta la UilPa Polizia Penitenziaria».