martedì,Dicembre 24 2024

Pazienti ricoverati in barella allo “Jazzolino” di Vibo, la denuncia dei medici: «Prassi consolidata»

Cinque organizzazioni sindacali di categoria mettono a nudo una criticità che aumenta a dismisura il rischio clinico per il paziente e la responsabilità del personale medico: «È ora di porre un freno»

Pazienti ricoverati in barella allo “Jazzolino” di Vibo, la denuncia dei medici: «Prassi consolidata»

«Siamo costretti ad intervenire a tutela del personale medico ed infermieristico dell’ospedale di Vibo Valentia in quanto la prassi di ricoverare i pazienti nelle Unità operative, ricorrendo al soprannumero con mezzi di fortuna (barelle) è divenuta ormai consuetudine, senza alcun argine e senza alcun criterio di eccezionalità o di “stato di necessità”».

È una forte denuncia quella che arriva da ben cinque sindacati di categoria dei medici: il Fum-Smi, la Uil-Medici, l’Anaao-Assomed, la Fp-Cgil Medici e la Cimo-Asmd, che mettono a nudo una pratica a quanto pare diffusa oltre il dovuto nel presidio ospedaliero vibonese con tutte le relative conseguenze sul piano assistenziale del paziente e che ha ripercussioni anche sull’urgenza-emergenza.

«Detta prassi – rincarano i sindacati medici rivolgendosi ai vertici dell’Asp – presenta certamente profili di illegittimità in quanto viola numerosi diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini ed espone a responsabilità inaccettabili il personale: viola il diritto alla privacy del paziente, non garantito dall‘affollamento delle stanze o dall’allocazione in corridoio zone di passaggio; viola la normativa sulla sicurezza, in quanto la barella non risulta idonea per le manovre assistenziali (igiene, medicazioni, trattamenti anti decubito, ecc.) e terapeutiche di routine e soprattutto in caso di soccorso in urgenza; non consente – ancora – il rispetto dello standard minimo di dotazione dell’unità di ricovero, in quanto il paziente non dispone di un campanello per la chiamata, di presa di ossigeno, di luce, presa di corrente per l’utilizzo delle apparecchiature elettromedicali diagnostiche e di assistenza (elettro-cardiografo, ecografo, strumenti di monitoraggio, aspirazione, ventilazione polmonare, ecc.); viola gli standard relativi al carico di lavoro del personale in quanto in soprannumero; viola la normativa antincendio ed espone a pericoli aggiuntivi in caso di necessità di evacuazione dei locali per emergenze ambientali, ostruendo le vie di fuga; viola le norme relative alla prevenzione della trasmissione di infezioni, ai parametri minimi di soggiorno, aumenta la possibilità di errore terapeutico da parte del personale».

In una parola vi è, «oltre al disagio e alla scomodità», un «rilevante aumento del rischio clinico». Così i medici in servizio allo “Jazzolino” di Vibo, attraverso la denuncia, intendono «ribadire che l’eventuale perseverare in detta prassi, in assenza sinora di qualsivoglia misura per il suo contenimento e per la sua regolamentazione, costituisce piena responsabilità dell’Azienda, sinora inerte alle sollecitazioni ed alle segnalazioni più volte inviate da operatori singoli o collettivi ed organizzazioni sindacali».

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Come intervenire dunque. «Come misura minima proponiamo – spiegano i medici – che venga fatto ogni sforzo per aumentare la dotazione di posti letto dell’ospedale, gravemente sottodimensionato rispetto alle esigenze del bacino di utenza, istituendo nel contempo una funzione di “bed management” come presente in altre realtà (ultima l’esperienza del Cardarelli di Napoli), adottando comunque una regolamentazione dei ricoveri (ad esempio sulla base di quella dall’Asp di Catanzaro), istituendo dei posti letto di Medicina d’urgenza con relativa guardia medica ed infermieristica».

Per le organizzazioni sindacali di categoria: «E’ inoltre necessario consentire all’Uo di Pronto soccorso l’adozione di provvedimenti di ricovero diretto in strutture idonee di pazienti destinatari di sole cure palliative o di lungodegenza riabilitativa, anche fuori Asp, con l’eventuale attivazione diretta dell’assistenza domiciliare, con adeguato supporto del servizio sociale. I residui e limitati, eccezionali, ricoveri in letto aggiunto dovranno essere disposti ricorrendo a veri e propri letti, muniti di confort e sicurezze adeguate, da allocare in spazi predefiniti e identificati dalla Direzione sanitaria, anche in ubicazione temporanea, come già accaduto, con personale dedicato attivabile su richiesta in casi eccezionali, in regime di reperibilità. Inoltre riteniamo che debbano essere predisposti piani operativi specifici per le condizioni di eccezionale iper-afflusso e per eventuali, non augurabili, maxi-emergenze».

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