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Agguato nelle Preserre vibonesi: a Sorianello 27enne ferito a colpi di pistola

Il giovane si trovava in auto quando è stato attinto da colpi d’arma da fuoco. In passato era stato arrestato su ordine della magistratura di Ivrea

Agguato nelle Preserre vibonesi: a Sorianello 27enne ferito a colpi di pistola

Agguato ad un giovane di Sorianello ieri sera lungo la strada statale. Giovanni Nesci, 27 anni, noto alle forze dell’ordine, disoccupato, mentre viaggiava a bordo della sua auto è stato attinto da alcuni colpi pistola che l’hanno ferito in modo non grave. Lo stesso si è recato in ospedale a Vibo Valentia per farsi medicare. Sull’agguato indagano la polizia del commissariato di Serra San Bruno, gli agenti della Questura di Vibo Valentia ed i carabinieri della Stazione di Soriano Calabro diretti dal maresciallo Barbaro Sciacca.  

Nel novembre 2015 Giovanni Nesci era stato raggiunto, unitamente a Pasquale De Masi, 28 anni, pure lui di Sorianello, da un ordine di carcerazione emesso dalla magistratura di Ivrea con l’accusa di tentata estorsione ai danni di un piccolo imprenditore del Vercellese al quale i due vibonesi avrebbero chiesto delle somme di denaro dopo averlo picchiato. Per indurre l’imprenditore a cedere alle richieste, i due giovani si sarebbero spacciati per sedicenti carabinieri. 

Il 19 maggio 2016 il gup del Tribunale di Ivrea ha poi condannato Giovanni Nesci e Pasquale De Masi, a 2 anni e 8 mesi di reclusione a testa al termine del processo celebrato con rito abbreviato. Condannata a 2 anni ed 8 mesi nello stesso procedimento pure Djeri Suela, ragazza albanese di 30 anni che, secondo l’accusa, sarebbe stata malmenata in precedenza dall’imprenditore. Per vendicarsi la ragazza avrebbe informato il fidanzato Pasquale De Masi il quale in compagnia di Giovanni Nesci avrebbe poi tentato un’estorsione ai danni dello stesso imprenditore.

Rientrato a Sorianello, Nesci era stato raggiunto dal provvedimento di carcerazione e posto agli arresti domiciliari. Stessa misura anche per De Masi. Tuttavia il gup dopo la condanna ha revocato per entrambi l’obbligo di dimora e i due vibonesi sono così ritornati in libertà.

 

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