‘Ndrangheta: “Damiano Vallelunga e Luigi Mancuso allo stesso livello”
Le nuove dichiarazioni del pentito Raffaele Moscato svelano particolari inediti pure sulla giornata passata da Francesco Scrugli prima del suo omicidio
Boss di prima grandezza una spanna sopra tutti gli altri. Capi fra i capi e come tali riconosciuti dall’esercito di soldati, picciotti, camorristi, sgarristi e vertici delle singole ‘ndrine. Contengono particolari del tutto inediti i recenti verbali del collaboratore di giustizia di Vibo Marina, Raffaele Moscato, ritenuto elemento di spicco del clan dei Piscopisani, acquisiti nell’ambito dell’inchiesta “Robin Hood”, giunta all’esame del Tribunale della Libertà di Catanzaro e che nei giorni scorsi ha lasciato in carcere l’ex assessore regionale al Lavoro Nazzareno Salerno.
Moscato svela infatti le gerarchie criminali della provincia di Vibo Valentia nel corso di un interrogatorio dinanzi al pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, indicando quelli che venivano considerati dagli ‘ndranghetisti del Vibonese – Piscopisani in primis – come i vertici assoluti sino al 2009. “Era Damiano Vallelunga – fa mettere a verbale Moscato – quello che si poteva considerare il capo di tutta la provincia di Vibo”. “Di tutta la provincia? – chiede l’ufficiale di polizia giudiziaria che assiste all’interrogatorio”. Risposta di Moscato: “Sì, sì, di tutta la provincia. Vallelunga era in sintonia con Luigi Mancuso, erano diciamo allo stesso livello. Però lui, Vallelunga, se voleva poteva dichiararsi il capo di tutta la provincia di Vibo Valentia tranquillamente”. [Continua dopo la pubblicità]
Lo stesso Damiano Vallelunga a capo dell’omonimo clan di Serra San Bruno (ucciso nel settembre 2009 a Riace su mandato dei clan Gallace di Guardavalle, Ruga di Monasterace e Leuzzi di Stignano) che, secondo Raffaele Moscato, avrebbe mantenuto stretti rapporti con Gianfranco Ferrante del Cin-cin bar di Vibo (finito ai “domiciliari” nell’inchiesta “Robin Hood” dopo il Riesame a Catanzaro). “Anche dopo la morte di Damiano Vallelunga i suoi figli continuano ad avere un forte legame con Gianfranco del Cin-Cin Bar e con suo nipote Vincenzo, col nipote di Damiano – spiega il collaboratore di giustizia – sono in buoni rapporti”. Raffaele Moscato svela inoltre che Gianfranco Ferrante sarebbe “molto vicino a Diego Bulzomì, in quanto è socio dello stesso Bulzomì nella realizzazione di un palazzo a Vibo Valentia, quello a Vena di Jonadi, situato a 150 metri dopo il gommista Fiorillo sulla destra. Diego Bulzomì difendeva sempre Gianfranco Ferrante perché loro facevano affari insieme”. Ferrante, a detta di Moscato, si sarebbe infine messo a disposizione pure “con zio Melo, che sarebbe uno di San Gregorio, il nipote di Saverio Razionale, detto “Ruzzu u Gattu”.
Scrugli il giorno del suo omicidio. E’ il 21 marzo del 2012 e la sera si registra l’omicidio a Vibo Marina, in una palazzina del quartiere “Pennello”, di Francesco Scrugli ed il tentato omicidio di Rosario Battaglia e Raffaele Moscato. Ed è proprio quest’ultimo a raccontare agli inquirenti i particolari della mattinata passata da Scrugli prima del suo omicidio. “Francesco Scrugli – fa mettere a verbale Moscato – ci teneva a Gianfranco Ferrante e nel giorno che è morto, il 21 marzo, noi siamo stati dal gommista Michele Fiorillo, il figlio di Nazzareno Fiorillo, e Francesco Scrugli si è bisticciato con lui, dicendogli di portare immediatamente i soldi a Gianfranco del Cin Cin, che gli aveva fatto un favore per un assegno e l’assegno era protestato.
E Scrugli gli ha detto: “Ste figure di merda a me non me le fai fare, è già dieci volte che ti dico di portargli i soldi che quello è un amico, portaci i sordi e basta…” . Moscato ricorda che tale episodio si è verificato il 21 marzo 2012 perché dopo “Scrugli ha avuto un appuntamento con uno di Stefanaconi e poi è successo il fatto dell’omicidio di Francesco Scrugli, quel giorno”. Un omicidio che doveva essere in realtà una strage, visto che a restare feriti nell’occasione sono stati pure lo stesso Moscato e Rosario Battaglia che si trovavano in compagnia di Scrugli. La vendetta dei Patania di Stefanaconi per l’omicidio di Fortunato Patania (freddato a settembre 2011 nel suo distributore di carburante nella Valle del Mesima) era arrivata sino a Vibo Marina.
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