‘Ndrangheta: clan Tripodi di Vibo Marina e Porto Salvo, riuniti i due procedimenti
Si tratta delle misure di prevenzione personali e di quelle patrimoniali per 37 milioni di euro al centro dell’operazione “Lybra”. Corte d’Appello di Catanzaro respinge la ricusazione del giudice Commodaro
Un unico processo di secondo grado per le misure di prevenzione personali della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e quelle patrimoniali contro il clan Tripodi di Vibo Marina e Porto Salvo colpito con le operazioni “Lybra” del maggio 2013 e “Lybra money” del dicembre 2015.
E’ quanto deciso oggi dalla Corte d’Appello di Catanzaro che ha riunito i due procedimenti che sinora portavano numeri di ruoli differenti ed erano quindi trattati separatamente. La Corte d’Appello ha poi respinto la ricusazione del giudice consigliere, Domenico Commodaro, avanzata dalle difese nella precedente udienza in quanto lo stesso giudice, quale gup distrettuale, ha in precedenza condannato alcuni degli esponenti del clan Tripodi giudicati con rito abbreviato. Il quesito giuridico sollevato dalle difese è stato risolto dal presidente della Corte d’Appello che ha deciso per la prosecuzione del procedimento con i medesimi togati.
In Appello si è giunti sia per l’impugnazione da parte dei difensori, sia per quella della Procura distrettuale che non ha condiviso la mancata applicazione, da parte del Tribunale di Vibo Valentia, della misura di prevenzione avanzata anche nei confronti di: Orlando e Marika Tripodi, di 31 e 32 anni, figli di Nicola Tripodi; Simon Schito, 32 anni, di Milano; Cristian Sicari, 32 anni, di Porto Salvo. Francesco La Tesse, 32 anni, di Vibo Marina.
I difensori, dal canto loro, hanno invece impugnato la decisione del Tribunale di Vibo Valentia che nel dicembre 2015 ha disposto: 5 anni di sorveglianza speciale per il presunto boss Nicola Tripodi; 4 anni e 6 mesi di sorveglianza per Antonio Mario Tripodi; 4 anni per Sante Tripodi; 4 anni per Salvatore Vita e Francesco Comerci, il primo di Vibo Marina, il secondo di Nicotera; 3 anni per Massimo Murano di Busto Arsizio.
I beni sequestrati. Fra i beni sequestrati di cui si discute in Appello la confisca vi sono 13 aziende, tra cui alcuni bar e ristoranti nel centro di Roma (Il “Ritrovo la Dolce Vita” e il bar “Effeci Global Services Group srl”) e in provincia di Milano, e imprese edili operanti a Milano, Padova, Roma (Edil Sud Costruzioni srl) e Vibo Valentia, quote di società operanti in provincia di Bologna, Roma e Vibo Valentia, 31 immobili, di cui 10 fabbricati di pregio in Milano e Roma e 21 terreni ubicati in parte in provincia di Roma ed in parte in quella di Vibo Valentia, 13 tra automezzi industriali ed autoveicoli. Il valore complessivo dei beni confiscati ammonta a circa 37 milioni di euro.
Il processo penale. Il 26 aprile 2016 la Corte di appello di Catanzaro, presieduta dal giudice Maria Vittoria Marchianò, ha condannato: Nicola Tripodi (di 69 anni, in foto sopra) ad 8 anni di carcere; Salvatore Vita, (di 42 anni), di Vibo Marina, 9 anni; Massimo Murano (44 anni, di Busto Arsizio), a 3 anni di reclusione. Sette anni e 6 mesi di carcere, invece, per Antonio Tripodi (di 53 anni, fratello di Nicola, in foto in alto), mentre Sante Tripodi (di 44 anni, altro fratello di Nicola, in foto in basso) è stato condannato a 6 anni e 8 mesi.
Con rito ordinario, invece, il 5 luglio 2016 la Corte d’Appello di Catanzaro, presieduta dal giudice Giancarlo Bianchi, ha assolto Francesco Comerci, di 42 anni, ritenuto il “braccio-destro” del presunto boss Nicola Tripodi, dall’accusa di associazione mafiosa e da due episodi di usura. Esclusa l’aggravante della modalità mafiose, Comerci è così passato dalla condanna a 9 anni rimediata in primo grado, alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione. Escluse le aggravanti mafiose, la Corte d’Appello ha quindi dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Cristian Sicari, 32 anni, di Porto Salvo (difeso dall’avvocato Vincenzo Gennaro e Pierpaolo Emanuele). In primo grado Sicari era stato condannato a 4 anni di reclusione.
Nel collegio di difesa sono impegnati gli avvocati Antonio Porcelli, Sergio Rotundo, Guido Contestabile, Vincenzo Gennaro, Domenico Anania, Anselmo Torchia e Salvatore Staiano.