Violazione sorveglianza speciale: Riesame annulla misura per Giovanni Mancuso
La persona con la quale si è intrattenuto a parlare nel suo allevamento di suini non rientrava fra i soggetti di cui è vietata la frequentazione
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre volte a settimana disposto il 23 febbraio scorso dal Tribunale di Vibo Valentia nei confronti di Giovanni Mancuso, 76 anni, di Limbadi, che era stato arrestato il 21 febbraio (e posto ai “domiciliari”) dai carabinieri poiché sorpreso all’interno di uno stabile di sua proprietà adibito ad allevamento di suini in compagnia di un pregiudicato di Mileto, condannato per ricettazione e omesso versamento di ritenute previdenziali.
Il Tribunale del Riesame, accogliendo un ricorso degli avvocati Giuseppe Di Renzo e Francesco Stilo, ha evidenziato nella sua decisione che la persona con la quale Mancuso si è trovato ad intrattenersi è gravato da un unico precedente penale remoto nel tempo e per un reato depenalizzato che “non lo pone tra quei soggetti pregiudicati per i quali è vietata la frequentazione di un sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, potendo ritenersi plausibile che Giovanni Mancuso – evidenzia il Tribunale del Riesame – non fosse a conoscenza del precedente” penale della persona con la quale si stava intrattenendo. Persona in ogni caso, “estranea al contesto delinquenziale vibonese e alla tipologia di reati commessi dallo stesso Mancuso”. L’episodicità dell’incontro, quindi, per i giudici “non integra gli estremi del divieto di associarsi abitualmente a persone che hanno subito condanne” richiesti per la trasgressione delle prescrizioni della sorveglianza speciale”.
Per tali motivi, essendo emersa l’insussistenza della gravità indiziaria” nei confronti di Giovanni Mancuso, Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria revocando tale misura.
Giovanni Mancuso è stato condannato di recente dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia a 9 anni di reclusione per il reato di usura al termine del processo nato dall’operazione denominata “Black money”. Altri 6 anni di reclusione per associazione mafiosa li ha invece rimediati in primo grado a Vibo nel processo nato dall’operazione denominata “Genesi”. Il processo d’appello deve ancora essere celebrato.