“Rinascita-Scott”: sei decisioni del Riesame ed una del gip
Attenuate le misure cautelari ed in un caso annullata l’ordinanza per il reato di associazione mafiosa
Arrivano le prima pronunce del Riesame per l’operazione antimafia “Rinascita-Scott”. Il Tdl di Catanzaro ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Antonino Lo Bianco, 60 anni, detto “Nino Caprina”, di Vibo Valentia, accusato del reato di associazione mafiosa e difeso dall’avvocato Ignazio Di Renzo. Dal carcere passa invece agli arresti domiciliari Alessio Patania, 22 anni, di Vibo Valentia, difeso dall’avvocato Michele Farina, su decisione del gip distrettuale. Patania è accusato di concorso in estorsione per aver costretto il titolare del negozio di abbigliamento “Babilonia jeans” a cedergli della merce ad un prezzo irrisorio.
Dal carcere ritorna in libertà Francesco Vonazzo, 25 anni, di Vibo Valentia (difeso dall’avvocato Francesco Muzzopappa). E’ accusato di una rissa avvenuta a Pizzo in via C. Colombo il 9 settembre 2018. Antonio Moscato, 22 anni, di Vibo Valentia (sempre difeso dall’avvocato Francesco Muzzopappa) lascia invece il carcere di Locri per l’obbligo di dimora a Vibo Valentia.
Il Tribunale del Riesame ha poi annullato la misura degli arresti domiciliari nei confronti di Cristian Vallone, 29 anni, di Pizzo, difeso dagli avvocati Brunella Chiarello e Pasquale Michele Contartese e di Domenico Aiello, 25 anni, di Vibo, difeso dall’avvocato Francesco Muzzopappa. Negli ultimi quattro casi sono venute meno le aggravanti mafiose.
Vallone e Aiello sono accusati di concorso in rissa. In via Salomone a Pizzo da un lato ci sarebbero stati Domenico Camillò, Luigi Federici, Giuseppe Suriano e Domenico Aiello, tutti di Vibo, dall’altro lato Cristian Vallone, Matteo Famà, Francesco Murmora, Vincenzo Millitari.
Lascia infine i domiciliari per l’obbligo di firma quotidiano Manuele Baldo, 53 anni, di Ionadi, difeso dagli avvocati Toni Crudo e Francesco Sabatino. Manuele Baldo è accusato di turbata libertà degli incanti, aggravata dal metodo mafioso, in concorso con Antonio Curello e Orazio Lo Bianco. In particolare,secondo l’accusa, avrebbero turbato la gara d’appalto indetta dal Comune di Vibo Valentia per la prestazione dei servizi funerari e di sepoltura di sedici salme di migranti. Orazio Lo Bianco, sfruttando la forza di intimidazione “derivante dalla propria appartenenza al “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia, avrebbe impedito ad un imprenditore funerario proveniente da Pizzo, non meglio identificato, la partecipazione alla gara. Quindi avrebbe promosso e concluso un accordo collusivo tra tutti i restanti imprenditori funerari intenzionati a parteciparvi – ovvero Curello e Baldo- finalizzato alla presentazione di offerte di uguale importo (duemila euro) da partedelle diverse imprese partecipanti, al fine di garantirsi la spartizione dei servizi appaltati e dei relativi introiti.
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