L’INCHIESTA | ‘Ndrangheta ed enti locali: ecco cosa troverà il nuovo prefetto di Vibo
Non pochi i Comuni dove il rapporto mafia-politica è stato documentato dalla Dda di Catanzaro e dalle forze dell’ordine e che passerà ora al vaglio pure del nuovo prefetto Longo
Comuni già commissariati per infiltrazioni mafiose ed altri che rischiano di esserlo. E’ l’allarmante quadro che trova il nuovo prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo, da tre giorni alla guida dell’Ufficio territoriale di Governo. Un legame, quello fra ‘ndrangheta ed enti locali, sul quale il nuovo prefetto è stato ieri – nel corso di una conferenza stampa – piuttosto chiaro: la legge varata dalla politica c’è e va applicata. Spetta alla classe politica, quindi, prevenire le infiltrazioni mafiose nei Comuni e nelle Province, presentando liste pulite alle elezioni ed allontanando i candidati discutibili. Parentele “scomode”, legami con pregiudicati e frequentazioni con ambienti controindicati, pur non avendo a volte un rilievo penale, finiscono infatti per avere uno specifico peso quando si va ad amministrare la “cosa pubblica” poiché si espone l’ente locale a possibili ingerenze della criminalità organizzata appannando quella credibilità e quel prestigio che un Comune deve, per legge, pur sempre mantenere.
L’eccezionalità della situazione del Vibonese non sfugge all’attenzione della Prefettura ed alcuni rapporti delle forze dell’ordine, datati e recenti, potrebbero presto essere riletti sotto una nuova “luce” dal prefetto Guido Longo che, prima ancora di essere nominato nuovo prefetto di Vibo, è stato un poliziotto in prima linea contro la criminalità organizzata e le sue infiltrazioni nelle istituzioni.
Situazione attuale. Alla data odierna nel Vibonese risultano commissariati per infiltrazioni mafiose i Comuni di Nicotera, Tropea e Nardodipace. Nicotera è stato sciolto per la terza volta e si aspetta ora che la Commissione straordinaria inizi a rimuovere tutti quei dirigenti ed impiegati comunali citati nella relazione della Prefettura e del Ministero dell’Interno per rapporti con ambienti criminali. Stesso discorso per il Comune di Tropea, al suo primo scioglimento per infiltrazioni mafiose, e per Nardodipace, al secondo scioglimento consecutivo.
Comune di Briatico e Provincia di Vibo Valentia. In tale Comune nel maggio 2014 è stata presentata una sola lista ed è stato eletto sindaco Andrea Niglia (che è anche l’attuale presidente della Provincia da settembre 2014), già primo cittadino dal 2005 al 2010, sul quale pende un ricorso del Ministero dell’Interno che ne chiede l’incandidabilità per mafia dopo un primo verdetto a lui favorevole ad opera del Tribunale civile di Vibo. Il Ministero dell’Interno ha però appellato tale verdetto e la Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte d’Appello per un esame nel merito delle contestazioni mosse nei confronti di Andrea Niglia ed altri ex amministratori. Nella lista unica di Andrea Niglia è stato inoltre eletto consigliere comunale Costantino Massara, ex sindaco di Briatico la cui amministrazione è stata sciolta nel 2003 per infiltrazioni mafiose. Successivamente, Costantino Massara è stato nominato assessore da Andrea Niglia, incarico che ricopre attualmente. Il primo cittadino di Briatico ed attuale presidente della Provincia è inoltre dall’aprile dello scorso anno indagato dalla Dda di Catanzaro per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose. La Procura distrettuale ha chiesto per Niglia ed altri 80 indagati il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Costa pulita” la cui udienza preliminare è fissata per il 10 marzo prossimo. Sia il Comune di Briatico che la Provincia di Vibo in tale procedimento penale sono state individuate quali parte offese. Quindi le amministrazioni dei due enti (guidate da Andrea Niglia) si ritroveranno a breve a dover decidere se costituirsi parti civili in un eventuale processo che vede fra gli indagati pure il sindaco e presidente della Provincia (cioè lo stesso Niglia). All’interno del Consiglio provinciale siede inoltre un consigliere provinciale segnalato per rapporti di cointeressenze economiche con il fratello, quest’ultimo con diversi precedenti e segnalato per rapporti con il clan Mancuso.
Comune di Mongiana. In tale ente locale nel maggio 2014 sono stati eletti consiglieri comunali tre amministratori uscenti – l’ex sindaco Rosamaria Rullo, l’ex vicesindaco Domenico Pisano e l’ex presidente del Consiglio comunale Giuseppe Campese – dichiarati “incandidabili” in primo grado dal Tribunale civile di Vibo poiché ritenuti responsabili dello scioglimento degli organi elettivi del Comune per infiltrazioni mafiose. In sede d’appello, dopo un annullamento con rinvio ad opera della Cassazione, si aspetta il nuovo verdetto che dovrà esaminare anche la richiesta del Ministero dell’Interno di dichiarare incandidabili pure altri amministratori fra i quali l’attuale sindaco, Bruno Iorfida (candidabile in primo grado), presente anche nella precedente amministrazione come consigliere comunale e sottoscrittore, unitamente ad altri amministratori, del ricorso in sede amministrativa contro lo scioglimento dell’ente per infiltrazioni mafiose. Scioglimento della precedente amministrazione invece divenuto definitivo.
Comune di San Calogero. Discorso analogo a Mongiana anche per il Comune di San Calogero dove il Tribunale di Vibo Valentia ha ritenuto candidabile l’attuale sindaco Nicola Brosio ed altri amministratori della precedente consiliatura sulla scorta di un’interpretazione della norma (turno di incandidabilità già scontato con le elezioni regionali del novembre 2014) “bocciata” dalla Cassazione che pure in questo caso ha annullato tutto con rinvio per un nuovo esame. In sede amministrativa, invece, il precedente scioglimento degli organi elettivi del Comune (anche in quel caso l’amministrazione era guidata dall’attuale sindaco) è stato confermato dal Tar del Lazio e dal Consiglio di Stato.
Comune di Joppolo. E’ la Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Rosy Bindi, in una recente relazione a sottolineare l’alto rischio che corre il Comune di Joppolo. “L’insieme degli elementi emersi – ha scritto la Commissione antimafia – sebbene inidonei a fondare un provvedimento dissolutorio” (tanto è vero che il Tar del Lazio ed il Consiglio di Stato hanno poi annullato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose) rappresentano “tuttavia una situazione ad alto rischio che, da anni, interessa Joppolo”. Un Comune dove una “diffusa illegalità – ha evidenziato ancora l’Antimafia – ha caratterizzato i settori dell’amministrazione comunale che hanno interessato la programmazione, lo sviluppo, la gestione del territorio e delle risorse, l’assunzione del personale, i contratti per l’esecuzione di opere e l’acquisizione di servizi”. Da sottolineare, inoltre, che il processo nato dall’operazione “Chopin” sulle ville nella frazione di Coccorino – che vedeva fra gli imputati anche Giuliano Sterza, padre dell’attuale assessore Dino Sterza e dove il Comune di Joppolo si era costituito parte civile -, si è concluso con la prescrizione dei reati contestati, mentre congiunti di consiglieri comunali di maggioranza vengono citati in recenti inchieste antimafia come quella denominata “Costa pulita”.
Comune di Ricadi. La precedente amministrazione comunale è stata sciolta per infiltrazioni mafiose e lo scioglimento è stato confermato nel maggio 2016 dal Consiglio di Stato. Sulla nuova amministrazione – appoggiata in campagna elettorale nel maggio-giugno dello scorso anno anche da esponenti del precedente Consiglio comunale che hanno perso dinanzi alla giustizia amministrativa il loro ricorso per il ripristino dei precedenti organi elettivi sciolti per infiltrazioni mafiose (come l’attuale consigliere regionale Michele Mirabello) – è la Commissione parlamentare antimafia ad accendere i “riflettori”. Tralasciando il fatto che uno dei presentatori della lista risultata vincente alle amministrative del giugno 2016 era anche il delegato di lista della precedente compagine poi sciolta per infiltrazioni mafiose, nella relazione del maggio 2016 la Commissione parlamentare antimafia ha segnalato che alcuni candidati alle ultime elezioni comunali di Ricadi, sulla base dei rapporti delle forze dell’ordine, si segnalano per “frequentazioni con soggetti gravati da precedenti penali e di polizia, nonché più specificatamente con personaggi – ha rimarcato la Commissione parlamentare antimafia – riconducibili alla storica famiglia di ‘ndrangheta dei Mancuso. Appare inoltre meritevole di segnalazione – ha evidenziato ancora la relazione della Commissione parlamentare antimafia – il fatto che risultano aver già ricoperto cariche amministrative in seno allo stesso Comune, o altri Comuni limitrofi, ben 6 candidati, pari al 35% circa”. Un “caso”, quello del Comune di Ricadi, per il quale nel luglio dello scorso anno è stata chiamata a fornire diverse spiegazioni alla Commissione parlamentare antimafia direttamente il nuovo sindaco Giulia Russo.
Comune di Sorianello e Comune di Spilinga. E’ l’inchiesta “Luce nei boschi” a raccontare di presunti legami a Sorianello fra rieletti politici locali di maggioranza e defunti boss delle Serre. A Spilinga, invece, fra i consiglieri comunali figura anche una persona legata da rapporti di parentela acquisita con due fra i principali indagati dell’operazione antimafia denominata “Costa pulita”.
Comune di San Gregorio d’Ippona. A San Gregorio d’Ippona potrebbero ritornare attuali gli atti della storica inchiesta “Rima” contro il clan Fiarè-Razionale che nel 2007 portò, fra l’altro, anche allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione allora guidata da Pasquale Farfaglia, candidato a sindaco uscito sconfitto nelle elezioni del 25 maggio 2014 e dimissionario dal Consiglio comunale dal giugno 2014. Il 27 maggio 2014, inoltre, la Dia ha notificato un provvedimento di sequestro di un immobile pure all’attuale sindaco, Michele Pannia, nell’ambito di un’inchiesta su presunte attività illecite del boss Saverio Razionale. Nell’ottobre 2015, la Dia di Roma e Catanzaro ha poi confiscato l’appartamento di San Gregorio d’Ippona dimora della famiglia Razionale, intestato fittiziamente, ad avviso degli investigatori, alla famiglia dell’attuale sindaco del Comune di San Gregorio, Michele Pannia.
Comune di Limbadi. E’ un rapporto dei carabinieri a “fotografare” sia i candidati di maggioranza, quanto quelli di opposizione ed entrambe le liste contendenti, ad avviso dei militari dell’Arma, hanno presentato alcuni candidati segnalati per rapporti di frequentazione ed altro con ambienti “contro-indicati”.
Comune di Zaccanopoli e Comune di Rombiolo. Nel primo caso sono un componente della giunta comunale ed uno del Consiglio comunale ad attirare l’attenzione. Si tratta di stretti congiunti di persone condannate in via definitiva per narcotraffico internazionale fra la Spagna e l’Italia, arrestate nel 2002 in un’operazione della Dda di Reggio Calabria denominata “Iberia 2”. Nel secondo caso è invece un’informativa dei carabinieri del Ros di Catanzaro, finita negli atti delle inchieste “Purgatorio” e “Black money”, a delineare le “cointeressenze economiche” di un consigliere comunale di opposizione con il fratello, quest’ultimo con diversi precedenti penali (stupefacenti ed altro) e ritenuto vicino ad un esponente di spicco della “famiglia” Mancuso di Limbadi.
Comune di Vibo Valentia e Provincia di Vibo Valentia. Non mancano infine i riferimenti contenuti in diverse inchieste antimafia per alcuni degli attuali consiglieri comunali – o loro stretti congiunti – della città capoluogo, tanto di maggioranza, quanto di minoranza. Ma anche a dipendenti comunali, come da ultimo contenuto pure negli atti dell’inchiesta denominata “Robin hood”.
Questo il “quadro” delle criticità più evidenti. Non è tuttavia escluso che l’attenzione degli organismi deputati al controllo sugli enti locali si sposti pure su altri Comuni del Vibonese.
Oltre a quelli citati, in passato in provincia di Vibo Valentia sono stati commissariati per infiltrazioni mafiose i Comuni di: Limbadi, Stefanaconi, San Gregorio d’Ippona, Sant’Onofrio, Parghelia, Nicotera, Fabrizia, Mileto, Soriano Calabro. Non è sfuggita al commissariamento per infiltrazioni mafiose neppure la locale Azienda sanitaria provinciale.