“Rinascita”: nove le decisioni odierne del gip sulle misure cautelari
In sei lasciano i domiciliari, mentre per altra posizione gli atti sono stati trasmessi al Tribunale per i minorenni
Nove ulteriori decisioni del gip distrettuale di Catanzaro nell’ambito dell’operazione antimafia “Rinascita- Scott” della Dda di Catanzaro. Al termine dell’interrogatorio di garanzia ritornano in totale libertà e lasciano gli arresti domiciliari Tommaso Pugliese, 26 anni, e la madre Paola Rella, 57 anni, di Vibo, difesi dagli avvocati Giuseppe Arcuri e Pietro Proto. Atti invece già trasmessi al Tribunale per i minorenni per la posizione di Francesco Angelieri, 20 anni, di Ionadi, assistito dall’avvocato Giuseppe Di Renzo che ha fatto notare al gip come al momento della commissione del reato contestato il suo assistito era minorenne. Lascia invece gli arresti domiciliari per l’obbligo di firma giornaliero alla polizia giudiziaria, Salvatore Mandaradoni, 63 anni, di Vibo Valentia, difeso dall’avvocato Demetrio Procopio. Lascia gli arresti domiciliari e ritorna totalmente libero l’imprenditore di San Calogero Francesco Valenti, 80 anni, difeso dall’avvocato Marco Talarico, così come Vittoria Artusa, detta “Mirella”, difesa dall’avvocato Giuseppe Bagnato. Dal carcere passa ai domiciliari Emilio Gentile di Vibo Valentia, assistito dall’avvocato Salvatore Sorbilli, mentre torna libera Ornella Galeano, difesa dall’avvocato Vincenza Curatolo. Manuele Baldo, 53 anni, di Ionadi, imprenditore nel settore delle pompe funebri, difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Toni Crudo, lascia il carcere per i domiciliari.
Tommaso Pugliese e la madre Paola Rella sono accusati di concorso in intestazione fittizia dell’esercizio commerciale “Latteria del Sole” di Vibo Valentia. Secondo gli inquirenti, l’attività commerciale sarebbe riconducibile al boss di Limbadi Luigi Mancuso. Fatto di reato accertato nel novembre 2013. Il Riesame per Michael Pugliese (titolare dell’attività commerciale) è invece fissato per il 7 gennaio.
Francesco Angelieri è invece accusato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Secondo l’accusa, in concorso con Giuseppe Palmisano, 21 anni, di Vibo (arrestato) avrebbe costretto il titolare del negozio di abbigliamento “Babilonia jeans” di Vibo Valentia a vendergli cinque paia di pantaloni, due felpe (di cui una destinata ad Alessio Patania, 21 anni, di Vibo, arrestato) ed un giubbotto “all’irrisorio prezzo di 30 euro”.
Salvatore Mandaradoni è invece accusato di ricettazione aggravata dalle finalità mafiose in concorso con Diana Pugliese, 52 anni, di San Gregorio d’Ippona, Benedetta Giamborino, 27 anni, di Piscopio, Rosa Giamborino, 33 anni, di Piscopio e Giuseppe Mandaradoni, 31 anni di Piscopio Pugliese ed i due Mandaradoni, secondo l’accusa, avrebbero ricevuto da Giovanni Giamborino (arrestato e padre di Rosa e Benedetta) la somma di dodicimila euro, denaro di illecita provenienza “a loro nota”. Dopo avere ottenuto, previo versamento della suddetta somma, tre assegni circolari dalle banche del valore di quattromila euro ciascuno, sono accusati di aver versato tali titoli – nell’interesse di Benedetta e Rosa Giamborino – nella società Gsrb srl con sede a Vibo, proprietario di un immobile sito nei pressi dell’ospedale.
Infine, l’imprenditore Francesco Valenti (parte lesa in altri capi di imputazione) è accusato di tre episodi di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
Revocata poi la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Ornella Galeano, 47 anni, di Longobardi, frazione di Vibo. La donna – che ritorna quindi libera – è accusata di concorso in intestazione fittizia di beni ed in particolare del bar “Jerry’s Bar” di Sant’Onofrio di cui sarebbe socio occulto Nicola Bonavota. Il reato è aggravato dalle finalità mafiose e copre un arco temporale che va dal 23 luglio 2007 al 9 febbraio 2010. Ornella Galeano è difesa dall’avvocato Vincenza Curatolo. Il provvedimento di scarcerazione è del gip Antonio Battaglia che ha sottolineato che nel caso di specie “immutato resta il profilo di gravità indiziaria, avendo l’indagata reso dichiarazioni che, allo stato, non si prestano ad immediato riscontro e si pongono in stridente contrasto con le risultanze di indagine acquisite. E’ stato invece rivisitato il giudizio prognostico in ordine alle esigenze cautelari, trattandosi di una sola contestazione riferita ad un periodo temporale non più attuale.
Dai domiciliari ritorna anche libera Vittoria Artusa, detta “Mirella”, 45 anni, di Vibo Valentia. E’ accusata di intestazione fittizia di un immobile sito nella zona Cancello rosso di Vibo che vede indagati anche gli imprenditori Mario e Maurizio Artusa (arrestati). La donna è difesa dall’avvocato Giuseppe Bagnato. Lascia infine il carcere per i domiciliari Emilio Gentile, 49 anni, alias “Toba”, di Vibo Valentia, difeso dall’avvocato Salvatore Sorbilli. E’ accusato di concorso in estorsione.
Lascia il carcere per i domiciliari anche Manuele Baldo, 53 anni, di Ionadi, difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Toni Crudo. Manuele Baldo è accusato di turbata libertà degli incanti, aggravata dal metodo mafioso, in concorso con Antonio Curello e Orazio Lo Bianco. In particolare,secondo l’accusa, avrebbero turbato la gara d’appalto indetta dal Comune di Vibo Valentia per la prestazione dei servizi funerari e di sepoltura di sedici salme di migranti. Orazio Lo Bianco, sfruttando la forza di intimidazione “derivante dalla propria appartenenza al “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia, avrebbe impedito ad un imprenditore funerario proveniente da Pizzo, non meglio identificato, la partecipazione alla gara. Quindi avrebbe promosso e concluso un accordo collusivo tra tutti i restanti imprenditori funerari intenzionati a parteciparvi – ovvero Curello e Baldo- finalizzato alla presentazione di offerte di uguale importo (duemila euro) da partedelle diverse imprese partecipanti, al fine di garantirsi la spartizione dei servizi appaltati e dei relativi introiti.
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