“Rinascita”: arrestato anche il testimone vibonese Giuseppe Scriva
Il boss Razionale e i Mancuso si servivano del commerciante, già nel programma di protezione, per riciclare denaro sporco. Le accuse di Mantella e gli affari a Roma
Si sarebbero serviti anche di un testimine di giustizia, i clan del Vibonese per riciclare denaro sporco sino a venti, trenta milioni di vecchie lire al giorno. Cifre importanti che costano l’arresto, nell’operazione antimafia “Rinascita – Scott”, anche per Giuseppe Scriva, 59 anni, detto “Pepè”, commerciante di Vibo Valentia e già testimone di giustizia con dichiarazioni confluite nel 2007 nell’operazione “Nuova Alba” contro il clan Lo Bianco.
Giuseppe Scriva è accusato del reato di associazione mafiosa. Per il gip distrettuale di Catanzaro, pur non risultando formalmente affiliato quale “uomo d’onore” della ‘ndrangheta vibonese, avrebbe operato per conto di essa, a sostegno di esponenti della cosca Fiarè-Gasparro-Razionale di San Gregorio d’Ippona e della cosca Mancuso di Limbadi e Nicotera, “riciclando sistematicamente il denaro provento delle attività illecite di tali clan, , anche attraverso il cambio di assegni post datati, giungendo a riciclare (per sua stessa ammissione, nel corso delle conversazioni intercettate) fino a venti/trenta milioni si vecchie lire al giorno – rimarca il gip – e fino a seicento milioni di lire al mese dal 1990 all’attualità, al punto che Razionale ne tesseva le lodi sottolineando come Giuseppe Scriva fosse divenuto un vero e proprio punto di riferimento nel panorama criminale vibonese poiché riciclava per tutti”. [Continua dopo la pubblicità]
Divenuto “testimione di giustizia”, secondo l’accusa avrebbe omesso di riferire alla magistratura quanto a sua conoscenza in ordine alle famiglie Mancuso e Fiarè, nonché in ordine allo stesso Saverio Razionale, boss di San Gregorio d’Ippona, utilizzando anzi Giuseppe Scriva la propria posizione giuridica ed il proprio status di testimone di giustizia come “schermo” per sottrarre alle indagini i beni acquistati da Saverio Razionale con i proventi delle attività delittuose, contando sulla circostanza che le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria non avrebbero mai aggredito il compendio patrimoniale e reddituale di un soggetto che rivestiva la predetta qualità ed era stato in passato sottoposto a programma di protezione.
Per il gip e la Dda, proprio perché totalmente asservito agli interessi economici di Saverio Razionale e da questi considerato uomo di estrema fiducia, Giuseppe Scriva “poteva permettersi di frequentare Vibo Valentia in tutta tranquillità, pur essendo stato testimone di giustizia di giustizia. A tal proposito, il gip riporta delle intercettazioni significative di Giuseppe Scriva: “Quando arrivo a Vibo mi fanno festa ringraziando Dio…i figli miei, mia figlia Alessandra dove va..va a Vibo…”.
Anche il collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, ha reso dichiarazioni importanti sul conto di Giuseppe Scriva. “So che Razionale aveva nelle mani Giuseppe Scriva, divenuto testimone di giustizia, cosa che mi confermò lo stesso Scriva in ospedale a Vibo una volta che lo incontrai al Jazzolino, quando mi disse che Razionale gli aveva detto di non dire nulla sul mio conto e su quello di Scrugli. A questo proposito – ha dichiarato Mantella – dissi a Razionale che a Vibo lo criticavano perché dicevano che a Roma i suoi figli e i figli di Scriva, testimone di giustizia, se la facevano assieme. Lui mi disse di lasciar perdere quello che si diceva a Vibo, tanto è vero che poi ho scoperto che era nelle sue mani. Razionale mi disse anche che Scriva, definendolo scemo, aveva anche dei beni suoi intestati a suo nome e che, pertanto, non sarebbero mai stati individuati dalle forze dell’ordine proprio perché intestati ad un testimone di giustizia I figli di Scriva – ha aggiunto Mantella – formavano con Razionale quasi un unico nucleo familiare a Roma, andavano spesso insieme a pranzo e a cena. Che la famiglia di Razionale si frequentava con i figli di Scriva me lo disse anche Pasquale Bonavota. Le dichiarazioni, anche sul mio conto, rese da Giuseppe Scriva erano vere, ma ha riferito molto meno di quello che sapeva, quasi nulla, anche perché lui riciclava soldi per molti mafiosi ed era compromesso. Non ha detto tutto quanto sapeva e in particolare – conclude Mantella – sui Mancuso, su Razionale, su Campisi Domenico e sui Fiarè”.
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