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‘Ndrangheta: lo scontro nel “locale” di Piscopio e l’agguato premeditato

Preziose le intercettazioni nella stanza dell’ospedale dove era ricoverato il ferito Giovanni Zuliani che si ritiene “graziato” dal sicario

‘Ndrangheta: lo scontro nel “locale” di Piscopio e l’agguato premeditato
Giovanni Zuliani, ferito e indagato

Sono state le immagini estrapolate da un impianto di video sorveglianza diretto su via Mesima a Piscopio a permettere agli investigatori di avere i primi utili elementi per ricostruire la sparatoria in cui ha perso la vita il 21enne Salvatore Battaglia ed è rimasto ferito Giovanni Zuliani. Ad attirare l’attenzione dei carabinieri è stata la manovra scomposta di un’Audi A3 Sportback di colore nero proveniente da Vibo che, giunta nella notte del 28 settembre scorso intorno all’una all’altezza di via Regina Margherita a Piscopio, ha effettuato una repentina inversione ad “U” con lo sportellone anteriore destro non chiuso correttamente. Dentro l’auto vi erano almeno due persone.

Michele Fiorillo, finito agli arresti domiciliari

Tale auto è risultata in uso a Michele Fiorillo, 32 anni, (indagato), di Piscopio, ed il 28 settembre scorso alle 12.30 del mattino è stata rinvenuta parcheggiata sotto casa della madre di Fiorillo a Piscopio in via Gulello dove il giovane risulta domiciliato. All’arrivo dei carabinieri, Michele Fiorillo si sarebbe mostrato sin da subito consapevole del motivo della presenza dei militari dell’Arma, facendo riferimento alla “sparatoria” avvenuta nella notte ed ammettendo spontaneamente di essere stato presente a Piscopio in quella via all’una di notte precisando che all’interno dell’autovettura erano presenti “Viviano Andrea e sul sedile passeggero Francesco La Bella” (tali due non indagati).

Michele Ripepi (carcere)

La ricostruzione degli inquirenti. Dopo aver identificato in Salvatore Battaglia e Giovanni Zuliani le vittime della sparatoria, i carabinieri hanno escusso a sommarie informazioni Michele Ripepi, 19 anni, di Piscopio (indagato), che aveva trascorso la sera precedente in compagnia di Battaglia e Zuliani. Il giovane ha aggiunto ai carabinieri che insieme a loro c’era anche “Michele D’Angelo e che poco prima della sparatoria si trovavano insieme alle loro fidanzate”, le quali sentite a loro volta dai militari dell’Arma, confermavano di essere state in compagnia dei loro fidanzati sino alle 00.15 del 28 settembre scorso. Per gli inquirenti, quindi, dalle ore 00.15 in poi Giovanni Zuliani, Salvatore Battaglia, Michele Ripepi e Michele D’Angelo, avrebbero proseguito la serata a bordo dell’autovettura di Giovanni Zuliani.  

Salvatore Battaglia, ucciso

I fratelli Francolino al circolo di Piscopio. Il circolo “San Michele” di Piscopio dinanzi al quale è avvenuta la sparatoria è invece gestito da Antonio Francolino, 25 anni, indagato con l’accusa di favoreggiamento personale e quella sera presente insieme al fratello Giuseppe (pure lui indagato per favoreggiamento personale) nel locale, essendo fra l’altro in corso nel paese la festa del santo patrono. Sull’auto dei Francolino, i  carabinieri hanno trovato un proiettile occultato in modo grossolano da un nastro adesivo, circostanza che non lasciava dubbi agli investigatori sul fatto che l’auto dei Francolino la notte della sparatoria fosse parcheggiata a poca distanza dalla Fiat Punto su cui viaggiavano Salvatore Battaglia, Giovanni Zuliani e Michele Ripepi nel momento in cui sono stati attinti dai colpi d’arma da fuoco, confermando ulteriormente la presenza quella sera dei germani Francolino nel circolo “San Michele”.

Intrcettazioni all’ospedale. Importanti si sono poi rivelate anche le intercettazioni ambientali nella stanza dell’ospedale di Catanzaro dove si trovava ricoverato Giovanni Zuliani e poi altre intercettazioni telefoniche nei confronti di uno degli indagati. Proprio dalle intercettazioni è emerso che non era stata una precedente lite la causa della sparatoria, bensì una “bomba che avrebbe causato l’ira di Antonio Felice, evocando eventi passati e – sottolinea la Dda – ben distanti nel tempo, rifiutando di aderire all’idea che la reazione omicidiaria di Felice possa essere ricondotta al litigio avvenuto poco prima”. Da tenere inoltre presente che sia lo zio di Giovanni Zuliani, ovvero Michele Giamborino e sia la madre del ferito Zuliani, cioè Antonia Giamborino, “facevano espresso riferimento ad Antonio Felice, interrogandosi – sottolinea la Dda – sul luogo in cui si era rifugiato dopo aver commesso il delitto”, cioè la sparatoria contro lo stesso Zuliani e Salvatore Battaglia.

Antonio Felice, arrestato

Giovanni Zuliani “graziato” da Antonio Felice. Altra intercettazione di rilievo è poi quella captata il 30 settembre scorso sempre nell’ospedale di Catanzaro. E’ Giovanni Zuliani a spiegare allo zio Michele Giamborino che colui il quale aveva aperto il fuoco contro di lui l’aveva “graziato”. “Io ero a terra e mi poteva finire…” avrebbe detto Zuliani allo zio Giamborino. Emerge poi che Salvatore Battaglia, Giovanni Zuliani, Michele D’Angelo e Michele Ripepi avevano avuto uno scontro con Antonio Felice e quest’ultimo aveva avuto la peggio”, ma l’agguato sarebbe stato preparato da tempo e, secondo gli inquirenti, non direttamente collegato alla lite.

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