«Nessuno verrà da Marte per sconfiggere la mafia, dobbiamo essere noi a farlo»: intervista al fratello di Maria Chindamo
In vista del 6 maggio, nono anniversario della scomparsa della giovane imprenditrice uccisa dalla ‘ndrangheta, Vincenzo Chindamo rimarca il significato della drammatica vicenda che ha segnato la sua famiglia e l’intera comunità calabrese

Ci sono storie che non passano. E poco importa se gli anni si sommano fino a diventare decenni o qualcosa in più. Alcune esistenze battono il tempo, sono più forti di lui. Mettono al tappeto la sua vocazione a sbiadire i contorni, a tradurre in polvere i dettagli, a manomettere i ricordi. La vicenda di Maria Chindamo, donna libera ed imprenditrice uccisa nel 2016 a Limbadi per la scelta di non piegarsi alla cultura patriarcale e ‘ndranghetista, non è destinata alla dimenticanza, al nascondimento dalla quotidianità. È storia che appartiene al passato tanto quanto al presente e al futuro.
In occasione del nono anniversario dalla sua scomparsa, l’evento commemorativo in programma il 6 maggio, organizzato ogni anno dai familiari della vittima e dal comitato “Controlliamo noi le terre di Maria” a cui aderiscono diverse organizzazioni, tra cui il Centro Comunitario Agape, Libera, GOEL Gruppo Cooperativo, Comunità Progetto Sud, Penelope Italia, CCO Crisi Come Opportunità, Fondazione Una Nessuna Centomila e il Centro di Women’s Studies “Milly Villa” dell’Università della Calabria, con il patrocinio dei Comuni di Limbadi e Rombiolo, si arricchirà questa volta dell’espressione artistica come strumento di cambiamento.
Nel punto in cui fu ritrovata l’auto di Maria, verranno infatti inaugurati uno spazio giardino progettato dagli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore Itg, Iti e Ite di Vibo Valentia ed inoltre una scultura commemorativa a cura dell’artista Luigi Camarilla, illuminata grazie al sostegno dell’azienda Artemide in collaborazione con l’associazione CCO – Crisi Come Opportunità, nell’ambito del progetto “Illuminiamo le terre di Maria”. Nell’occasione, si susseguiranno gli interventi di rappresentanti del mondo istituzionale e si terrà un estratto dello spettacolo teatrale “Se dicessimo la verità” di Giulia Minoli ed Emanuela Giordano, per raccontare la storia di Maria Chindamo.
Per Nancy Cassalia del Comitato “Controlliamo noi le terre di Maria”: «Il 6 maggio, giorno in cui è scomparsa Maria, è ormai una data simbolo per la Calabria: parla di libertà, di diritti, di vita. Proprio come desideravamo quando abbiamo fondato il comitato, da questo luogo riusciamo a raggiungere le coscienze di tanta gente creando una memoria collettiva volta al cambiamento».
In attesa dell’evento commemorativo, abbiamo voluto confrontarci con Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, per parlare dell’iniziativa e della storia di coraggio e di libertà dell’indimenticata sorella.
“Ricordare” è un verbo prezioso, sa essere punto di congiunzione tra passato e futuro. Chi ricorda rovista tra gli avvenimenti già accaduti ma al contempo fa tesoro di insegnamenti da portare con sé e sperimentare nell’avvenire. Il 6 maggio ci fermeremo tutti per ricordare Maria, la sua storia, il suo coraggio, la sua schiena dritta. Qual è l’insegnamento più importante, più urgente da apprendere, che possiamo ancora trarre dalla sua tragica vicenda?
«È non guardare solo al passato, ma costruire presente e futuro affondando radici nella memoria di quel che è accaduto, e costruendo insieme il riscatto vero della nostra vita, della nostra terra e della nostra comunità».
La ‘ndrangheta e la cultura patriarcale non sono mali debellati dalla Calabria. La nostra regione continua a soffrire e a manifestare i sintomi di un malessere diffuso. Le istituzioni e la società civile stanno facendo abbastanza nella lotta alla sopraffazione, alla prevaricazione, al sopruso? Si può fare qualcosa in più?
«Si deve fare molto di più a partire da noi stessi e dai luoghi che frequentiamo. Non verrà nessuno da Marte a dirci come e quando dobbiamo farlo. Peppe Valarioti ogni giorno ci ricorda: “Se non lo facciamo NOI, chi deve farlo?”».
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