Bottiglia incendiaria a Tropea anche per la ditta impegnata nei lavori delle case popolari, indagano i carabinieri
Cinque gli episodi criminali nell’ultimo mese tra la città di Vibo – con tre “avvertimenti” – e la Perla del Tirreno. Tutta da decifrare la matrice dei singoli ritrovamenti, mentre per la città capoluogo potrebbe trattarsi non solo di tentativi di estorsione


Si indaga anche su un terzo “avvertimento” criminale avvenuto nel Vibonese nelle ultime settimane. Se il primo in ordine di tempo ha interessato una ditta di San Costantino Calabro (Europa Sud srl di Raffaele Galati) impegnata nei lavori di ristrutturazione del mercato coperto di via Clarisse a Vibo Valentia, mentre il secondo in ordine di tempo ha interessato la medesima impresa impegnata in questo caso nel rifacimento di una facciata di una palazzina a Tropea, il terzo episodio criminale vede quale luogo di commissione sempre la “Perla del Tirreno”. In tale caso ad essere presa di mira è stata un’impresa impegnata in alcuni lavori nelle case di edilizia popolare. Sul cantiere di Tropea è stata infatti ritrovata una bottiglia di plastica contenente liquido infiammabile. Stesse modalità di “avvertimento” (bottiglie con benzina) utilizzate a Vibo per i lavori al mercato di via Clarisse e in via Piave a Tropea per i lavori di rifacimento della facciata di un palazzo di proprietà privata. Per tutti gli episodi hanno avviato le indagini i carabinieri. I tre “avvertimenti” vanno a sommarsi a quelli nei confronti della “Latteria del Sole” di viale Affaccio a Vibo Valentia e al bar Giurgola (sempre a Vibo) su corso Vittorio Emanuele III, destinatari di alcune cartucce inesplose di fucile lasciate nei pressi delle due attività commerciali. In quest’ultimo caso le indagini vengono condotte anche dalla polizia e i due episodi (Latteria del Sole e bar Giurgola) potrebbero essere collegati e non riconducibili necessariamente al racket delle estorsioni (o meglio, non soltanto a tentativi estorsivi).
In tal senso, utili alle indagini potrebbero rivelarsi alcuni legami e precedenti rapporti degli stessi titolari delle attività commerciali prese di mira e, da ultimo, le dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena sin dal novembre 2019 (confluite nell’operazione Rinascita Scott) che ha indicato uno per uno sia i componenti della “società di ‘ndrangheta” di Vibo Valentia, sia gli stessi membri del suo gruppo “scissionista” che hanno messo a ferro e fuoco la città dal 2017 al 2019, molti dei quali tuttora liberi e non raggiunti da alcuna misura nell’ambito della maxinchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro. In tal senso, gli inquirenti non si sbilanciano ma sono impegnati in queste ore a rileggere attentamente tutti gli avvenimenti e a capire il riassestamento degli equilibri criminali nella città di Vibo dove lo stesso gruppo potrebbe aver colpito le due attività commerciali (per motivazioni in parte diverse) facendo ritrovare le cartucce inesplose.
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