Vibo, 4 cartucce tra le piante dell’inaugurazione del bar: «Non molleremo. Questa gente dovrebbe andare a zappare» – VIDEO
Parla la famiglia titolare della pasticceria Giurgola aperta da meno di una settimana sul corso e già nel mirino del racket: «Abbiamo fatto tanti sacrifici, non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci»
Sono le 5:30 di mercoledì mattina quando Francesco, accompagnato da suo figlio, va ad aprire il suo locale nuovo di zecca. Fuori ci sono ancora le piante ricevute in regalo sabato, il giorno dell’inaugurazione della pasticceria gelateria “Giurgola”, situata lungo corso Vittorio Emanuele III, a due passi da piazza Municipio. È l’alba, in giro non c’è quasi nessuno. Davanti alla porta d’ingresso del locale c’è qualcosa: qualcuno ha lasciato 4 cartucce di fucile calibro 12 inesplose avvolte in maniera approssimativa nel nastro bianco e rosso, segno che chi ha lasciato quell’infame messaggio l’ha fatto in fretta, lasciando cadere il pacchetto forse mentre camminava, senza fermarsi. Sul posto ci sono le telecamere di videosorveglianza delle vicine attività commerciali, i cui filmati sono al vaglio della Squadra mobile di Vibo Valentia che ha avviato le indagini.
«Stavo rassettando il locale quando mio figlio mi ha mostrato l’involucro con i bossoli. Gli ho chiesto se stesse scherzando. Poi è scoppiato a piangere e allora ho realizzato che si trattava di un messaggio intimidatorio». È ancora incredulo Francesco Giurgola, 48 anni, di Vibo Valentia: «Abbiamo aperto da appena quattro giorni e dopo i sacrifici che abbiamo fatto già ci ritroviamo a fare i conti con cose come queste, messe in atto da persone che invece di delinquere dovrebbero prendere una zappa e andare a lavorare la terra», dice stizzito. La rabbia è tanta. Dietro al bancone la moglie di Francesco accoglie i clienti. La vicenda l’ha scossa. I suoi occhi non riescono a nascondere il dolore. «Sono lacrime di rabbia», dice, mentre il marito la consola.
Un messaggio sinistro che ha suscitato sdegno e allarme in tutta la città: «È da ieri che riceviamo telefonate di incoraggiamento. Tante le persone che ci invitano ad andare avanti. E noi lo faremo», aggiunge Debora, sorella di Francesco. Suo marito è il pasticcere. «A mio cognato dobbiamo tutto», dice commosso Francesco che ricorda i sacrifici ma anche il desiderio di suo padre e di suo nonno di proseguire la tradizione dolciaria. «Noi siamo cresciuti nella pasticceria di famiglia che si trovava proprio su questo corso, a pochi metri da qui. Siamo figli d’arte e qui, nella nostra Vibo, abbiamo deciso di restare». Sulla parete del locale la foto del padre. «A lui ci siamo ispirati. Era il suo sogno che ora è il nostro sogno», dice Debora che ammette: «In un primo momento questo vile gesto ci ha destabilizzato, ma non abbiamo pensato neanche per un momento di lasciarci intimidire. Arrendersi non è una parola contemplata nel nostro vocabolario. Andiamo avanti».