giovedì,Aprile 24 2025

Cannabis light, il Decreto sicurezza colpisce anche il Vibonese: «Non sappiamo cosa dire ai nostri dipendenti»

La nuova legge approvata il 4 aprile vieta la coltivazione della canapa, anche di quella senza effetti stupefacenti. Forte la preoccupazione tra le aziende, tra queste la Santacroce Srl di Pizzo: «Investimenti enormi che rischiano di essere vanificati»

Cannabis light, il Decreto sicurezza colpisce anche il Vibonese: «Non sappiamo cosa dire ai nostri dipendenti»

«Abbiamo 40 dipendenti che lavorano con la canapa e ad oggi non sappiamo cosa dire a queste persone». La voce è quella di Andrea Santacroce, della Santacroce Srl di Pizzo, azienda floricola vibonese che da anni investe nella coltivazione di cannabis light. La sua preoccupazione è diventata quella di centinaia di imprenditori italiani dopo l’approvazione del Decreto Sicurezza, entrato in vigore il 4 aprile 2025, che equipara le infiorescenze di canapa a sostanze stupefacenti, vietandone coltivazione e vendita, anche con contenuti di THC inferiori allo 0,2%.

Un provvedimento che ha colto di sorpresa un intero settore, e che rischia di cancellare oltre 2 miliardi di euro di indotto e più di 20mila posti di lavoro in tutta Italia, secondo un recente studio di MPG Consulting per Canapa Sativa Italia.

Un’intera filiera bloccata

«È un danno non indifferente perché ci ha portato a uno stop. La cosa assurda è che non riusciamo a capire quale sarà in prospettiva l’argomento canapa», spiega Santacroce. L’azienda di famiglia si è strutturata negli anni in modo professionale, acquistando attrezzature, macchinari e personale specializzato. Ad oggi però è tutto bloccato, con un provvedimento che pesa come un macigno e getta nello sconforto chi ha puntato su questo prodotto. «C’è un lavoro non indifferente portato avanti negli anni, perché si parte dall’acquisto di semi certificati per poi passare a lavorazioni come la semina, l’acquisto di plateau, di torbe, di macchinari importanti che ci permettono di selezionare all’interno della serra le piante per poi metterle a dimora».

La Calabria, come molte altre regioni italiane, ha visto negli ultimi anni nascere decine di attività legate alla cannabis light, oggi tutte a rischio. «Qui in Calabria sono diverse le realtà che hanno investito sulla cannabis light, con tutte le certificazioni del caso e nel pieno rispetto delle normative ma che oggi si trovano spiazzate davanti a questo provvedimento» sottolinea Santacroce.

Per mesi le associazioni di categoria del settore canapa, insieme a quelle agricole più in generale, alla politica hanno cercato un dialogo con il Governo per provare a tutelare un comparto che adesso si ritrova paralizzato. Richieste che non hanno trovato riscontro, con centinaia di imprese che si trovano davanti a una scelta drammatica: reinventarsi o chiudere.

L’appello al Governo

A subire in maniera devastante le conseguenze del Decreto Sicurezza sono poi soprattutto le aziende che si occupano prevalentemente della coltivazione e della vendita di questo tipo di prodotto. «Penso anche alle realtà che sono nate proprio per la coltivazione e la vendita di questo prodotto, che trattano esclusivamente quello e che oggi si trovano in una difficoltà enorme, di fronte alla possibilità di dover chiudere tutto» aggiunge Andrea Santacroce, che in conclusione lancia un appello alle istituzioni: «Il mio appello va al governo italiano, con la speranza che queste imprese, che sono numerosissime in tutto il Paese, possano continuare a lavorare come hanno sempre fatto e che questo settore sia tutelato come merita».

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