mercoledì,Aprile 16 2025

Il Vibonese non dimentica le vittime della Moby Prince: Parghelia ricorda la più grande tragedia della marineria avvenuta 34 anni fa

Il disastro in cui perirono 140 persone avvenne il 10 aprile del 1991 al largo del porto di Livorno. Sei i marinai della provincia di Vibo che persero la vita. Tanti ancora i misteri, a cominciare da una terza nave mai identificata

Il Vibonese non dimentica le vittime della Moby Prince: Parghelia ricorda la più grande tragedia della marineria avvenuta 34 anni fa

Sono trascorsi 34 anni da quella notte tragica, il 10 aprile 1991, quando il traghetto Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo al largo del porto di Livorno, causando la morte di 140 persone. Una ferita ancora aperta nella storia della marineria civile italiana, un disastro i cui contorni, come sottolineato dalla stessa amministrazione comunale di Parghelia, rimangono «ancora avvolti da misteri». Questa mattina, alle ore 11, la comunità di Parghelia si è stretta nel ricordo delle vittime in quella tragedia, due delle quali, Francesco Mazzitelli e Francesco Tumeo erano appunto del luogo. Come annunciato dall’Amministrazione comunale, un omaggio floreale è stato deposto sotto la lapide commemorativa situata sulla scalinata cittadina. «Questa lapide – hanno fatto sapere dal Comune – serve come monito perenne e luogo di memoria per i concittadini che persero la vita in quel terribile incidente».

Il gesto, semplice ma carico di significato, ha voluto ribadire la volontà della comunità di non dimenticare. «Trentaquattro anni sono passati da quella triste sera» ricorda poi il messaggio del Comune sui social, evidenziando come «il tempo non abbia scalfito né il dolore né la necessità di mantenere viva la memoria di chi non c’è più».

La tragedia del Moby Prince

Intorno alle 22:25 del 10 aprile 1991 il traghetto, partito poco prima e diretto ad Olbia, entrò in collisione con l’Agip Abruzzo, petroliera della Snam, a 2,7 miglia dalla costa. L’impatto scatenò l’inferno: morirono 140 tra passeggeri ed equipaggio del Moby Prince. Undici le vittime calabresi: Rocco Averta (36 anni), Antonio Avolio (45), Francesco Esposito (43) e Giulio Timpano (21) di Pizzo, Nicodemo Baffa (52) di Santa Sofia d’Epiro, Luciano Barbaro (24) di Locri, Francesco Crupi (34) e Antonio Rodi (41) di Siderno, Francesco Tumeo (58) e il cognato Francesco Mazzitelli (56) di Parghelia, Carlo Vigliani (31) di Taurianova. Salvi il mozzo del traghetto, Alessio Bertrande e le persone a bordo della nave Agip. In base alle ricostruzioni, la prua del Moby penetrò la cisterna numero 7 della petroliera: il greggio si riversò sul traghetto che si trasformò in un’immensa torcia con l’innesco delle fiamme, provocato forse dall’attrito delle lamiere.

Per la Commissione d’inchiesta c’era una terza nave

Secondo la Commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro Moby Prince, che ha presentato le sue conclusioni nel 2022, la collisione è stata causata da una terza nave, sinora rimasta sconosciuta: «La Moby Prince è andata a collidere con la petroliera Agip Abruzzo per colpa della presenza di una terza nave comparsa improvvisamente davanti al traghetto che provocò una virata a sinistra che ha poi determinato l’incidente». «Eni forse sapeva che Agip Abruzzo si trovava dove non doveva essere – ha affermato Andrea Romano (Pd), all’epoca presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro -, forse sapeva anche del black out o del vapore e perfino che forse era coinvolta in attività di bunkeraggio clandestino: noi abbiamo chiesto i materiali delle inchieste interne ma non li abbiamo avuti. Spero che chi lo farà in futuro sia più fortunato di noi. Quei documenti per i quali rinnovo l’appello a renderli pubblici: possono contribuire a scrivere un altro pezzo importante di verità di quella tragica notte».

La Commissione, inoltre, era giunta alla conclusione che le condizioni di visibilità la sera della collisione fossero «buone, se non ottime, con vento di brezza e mare calmo». «Abbiamo anche accertato senza ombra di dubbio, grazie a studi scientifici eseguiti in modo approfondito – aveva aggiunto Romano – che la petrioliera Agip Abruzzo, contro la quale andrò a collidere il traghetto Moby Prince, si trovava ancorata in rada in una zona dove invece c’era il divieto di ancoraggio».

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