Maltrattamenti a bimbo disabile nell’asilo di Mileto, nel processo d’appello spariscono i cd-video con la prova principale
Sono stati gli stessi giudici ad accorgersi che dal fascicolo del dibattimento mancano i compact disc contenenti le riprese dei fatti al centro della vicenda giudiziaria. Chiesta l’acquisizione dei filmati direttamente ai carabinieri


Mancano dal fascicolo del dibattimento i Cd-video contenenti la prova principale nel processo nato dall’operazione denominata “Don Rodrigo” che vede imputate in appello alcune maestre dell’asilo di Mileto per presunti maltrattamenti ad un bimbo disabile. Sono stati oggi gli stessi giudici della Corte d’Appello di Catanzaro a scoprire che i cd contenenti i filmati con le riprese di quanto avveniva nell’asilo di Mileto – effettuate dai carabinieri nascondendo alcune telecamere – sono scomparsi e non si trovano più nel fascicolo del dibattimento. Una circostanza a dir poco anomala che ha indotto la Corte d’Appello a rinviare il processo ed al tempo stesso a richiedere l’acquisizione di una copia di tali riprese video direttamente ai carabinieri della Stazione di Mileto che hanno condotto le indagini.
Per il processo se ne riparlerà, quindi, il 23 giugno prossimo. Da ricordare, invece, che nella penultima udienza – quella del 9 dicembre scorso – la Procura Generale di Catanzaro aveva chiesto alla Corte di dichiarare il non doversi procedere per tutti gli imputati essendo il reato contestato ormai estinto per intervenuta prescrizione. Sul banco degli imputati si trovano alcune maestre di un asilo di Mileto, accusate di maltrattamenti ai danni di un bimbo disabile. Queste le singole condanne rimediate in primo grado dal Tribunale di Vibo Valentia il 24 gennaio 2019: 3 anni e 6 mesi per Adriana Mangone, di 61 anni; 3 anni e 6 mesi per Francesca De Liguori Cimino, di 56 anni; 3 anni e 6 mesi Elena Magliaro, di 49 anni; 3 anni e 6 mesi per Maria Teresa Spina, di 69 anni; 3 anni per Maria Rosa Riso, di 49 anni; 3 anni per Anna Maria Veneziani, di 60 anni. Per tutte loro la Procura generale di Catanzaro ha chiesto a dicembre alla Corte d’Appello di dichiarare la prescrizione delle contestazioni. In primo grado le imputate sono state tutte condannate anche a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, al pagamento delle spese processuali e ad una provvisionale nei confronti della parte civile. L’inchiesta dei carabinieri, denominata “Don Rodrigo”, risale al 2011 e si avvale di riprese video e audio effettuate dai militari dell’Arma dopo la segnalazione di presunti maltrattamenti nell’asilo ai danni di un bimbo disabile i cui genitori si sono costituiti parte civile nel processo con l’avvocato Giuseppe Di Renzo. I difensori delle maestre sono invece gli avvocati Antonio Crudo, Vincenzo Gennaro, Giuseppe Rombolà, Nicola Riso, Salvatore Giordano e Giovanni Marafioti.
L’operazione “Don Rodrigo”
Nel luglio del 2011 a far scattare l’operazione “Don Rodrigo” era stata un’informazione confidenziale raccolta dai carabinieri della Stazione di Mileto su presunti maltrattamenti all’asilo comunale ai danni di un bambino – all’epoca di 5 anni – con sindrome Adhd (ipervivacità). Ai militari dell’Arma venne recapitato, in forma anonima, un Dvd contenente alcune immagini riprese con il telefonino. Da qui l’avvio delle indagini e il posizionamento, nei locali dell’asilo, di alcune telecamere che hanno filmato quanto avveniva nell’asilo. Le maestre, alcune delle quali finite all’epoca agli arresti domiciliari, secondo l’accusa avrebbero vessato il bimbo colpendolo ripetutamente con schiaffi in diverse parti del corpo o tenendo nei suoi confronti comportamenti, definiti dagli inquirenti, “prevaricatori e psicologicamente violenti”. Il bambino sarebbe stato bloccato con forza allo scopo di togliergli la tuta e impedirgli di prendere parte alla lezione di calcio, nonché sarebbe stato costretto a sedersi su una sedia che era stata poco prima bagnata oppure sarebbe stato rinchiuso in un ripostiglio al buio e spaventato con l’arrivo di “Don Rodrigo” (da qui il nome dato all’operazione) che l’avrebbe punito per il suo comportamento indisciplinato.