‘Ndrangheta: nessuna revoca della sentenza di condanna per il capo del “locale” di Ariola
La Cassazione respinge il ricorso del boss indiscusso delle Preserre vibonesi, giudicato in due distinte operazioni delle Dda di Catanzaro e Reggio Calabria


Nessuna revoca della sentenza di condanna per associazione mafiosa nei confronti di Antonio Altamura, 79 anni, di Ariola di Gerocarne, che ha rimediato in via definitiva 16 anni di reclusione nel processo nato dall’operazione della Dda di Catanzaro denominata “Luce nei boschi”. Altamura resta, pertanto, detenuto. E’ quanto stabilito dalla Cassazione che ha respinto il ricorso di Antonio Altamura finalizzato ad ottenere l’annullamento dell’ordinanza resa il 7 ottobre 2024 dal Tribunale di Vibo Valentia – in funzione di giudice dell’esecuzione – in quanto ritenuto inammissibile. Per la Suprema Corte, nel caso di Antonio Altamura non si è in presenza di alcun bis in idem (giudicato due volte per gli stessi fatti) in quanto la condanna per associazione mafiosa a 16 anni rimediata nel procedimento nato dall’’operazione “Luce nei boschi” copre un arco temporale ben diverso dalla condanna – 4 anni e 6 mesi – rimediata per l’operazione “Crimine” della Dda di Reggio Calabria divenuta definitiva nel 2016. “Nessuna violazione del divieto di bis in idem”, ad avviso della Cassazione, in quanto “le due sentenze non sono sovrapponibili dal punto di vista temporale”. Nella sentenza “Luce nei boschi”, Antonio Altamura è stato riconosciuto quale capo indiscusso del “locale” di ‘ndrangheta di Ariola di Gerocarne, mentre nella sentenza “Crimine” è stato ritenuto colpevole del reato di associazione mafiosa (sino 21 marzo 2011) in quanto in contatto con la “Società di ‘ndrangheta” di Rosarno. In tale doppia veste, Antonio Altamura è stato riconosciuto quale capo storico del “locale” di ‘ndrangheta di Ariola di Gerocarne, in grado di dialogare sia con i più blasonati boss di Rosarno (Domenico Oppedisano su tutti), sia con quelli di San Luca. Al suo fianco, senza mai metterne in discussione il ruolo, avrebbero alternativamente operato – quale braccio-armato – prima il clan dei Loielo e poi quello degli Emanuele.